Ornella Muti, eternamente giovane a Locarno

La bellissima attrice italiana ha ripercorso la sua lunga e ricca carriera insieme al pubblico di Locarno.

Si presenta all'incontro puntualissima nonostante la pioggia battente e con i bellissimi occhi protetti da occhialoni da sole. Proprio come una vera diva. Nonostante la sua proverbiale timidezza, Ornella Muti si dimostra spigliata e disponibile e ricorda volentieri la sua carriera piena di opere importanti. In un festival internazionale come quello di Locarno l'attrice, icona della bellezza italiana, passa tranquillamente dall'inglese al francese incantando il pubblico con la sua grazia e con la sua simpatia.

Per parlare della tua carriera possiamo cominciare da La moglie più bella, quando tutto ha avuto inizio.
Ornella Muti: E' nato tutto per caso. Mia sorella doveva fare un provino, io l'ho accompagnata e il regista ha scelto me, non perché fossi meglio di lei, ma perché avevo l'età della vera protagonista della storia. Io avevo quattordici anni, non avevo mai recitato e non avevo intenzione di farlo. Studiavo danza, andavo a scuola, è nato tutto per gioco.

Damiano Damiani è stato il tuo primo maestro.
Esatto, A lui devo tutto. Ho lavorato molto anche con Monicelli e Ferreri. Non ho mai studiato recitazione, sono stata gettata nel lavoro giovanissima e ho imparato dai grandi. Sono stati tutti incontri diversi, Monicelli, Ferreri e gli altri con cui ho lavorato avevano caratteri profondamente diversi.

Puoi raccontarci l'origine del tuo nome d'arte, Ornella Muti?
Mai avrei pensato di fare l'attrice. A scuola avevo chiesto un permesso di due mesi per malattia, ma in realtà ero impegnata su un set. Per questo motivo ero felice di avere un cognome diverso, in più c'era già Luisa Rivelli, due Rivelli avrebbero creato confusione, non andava bene. Sul set ero irriconoscibile, avevo un parruccone nero e Damiani ha scelto anche il mio nome d'arte. Io credevo che, finite le riprese, sarei tornata a scuola e avrei ripreso il mio vero nome. Penso sempre in piccolo e davvero non credevo che le cose sarebbero andate avanti.

Quando hai pensato di diventare davvero attrice?
Molto più tardi. Non avendo avuto preparazione accadevano delle cose senza che io me ne preoccupassi realmente. Per me è stato un gioco, ho fatto alcune cose con amici, poi ho capito che stava diventando una professione e ho cominciato a prendere le cose sul serio.

Hai conosciuto il cinema d'autore e i film commerciali, i grandi incassi, le pellicole con Adriano Celentano. Hai attraversato tutta la produzione italiana. Ti sei mai posta il problema della qualità dei film che interpretavi?
Un attore è un attore. Io non indentifico il mio lavoro in ideologie o correnti politiche. Ragiono da spettatrice, per esempio non mi piace guardare i melodrammi e anche a interpretarli faccio un po' fatica. Le commedie mi divertono molto e anche ridendo si possono trasmettere dei messaggi, non tutto deve essere sempre disperato.

Uno dei ruoli che ricordo con piacere è quello di Matilde Scrosati in Berlusconi ne La stanza del vescovo. Puoi parlarci del tuo rapporto con Piero Chiara?
In realtà con Piero Chiara non ho avuto un rapporto stretto perché sono sempre stata molto timida e riservata. Poi il mio privato è sempre stato molto intenso, mentre giravo avevo una bambina a casa perciò ogni sera, invece di andare a cena con i colleghi, tornavo a casa di corsa. Ho sempre fatto così perché ho tre figli perciò ho sempre legato poco coi compagni di lavoro. Mi dispiace un po', ma per me la famiglia è sempre stata essenziale.

Cosa ci racconti della tua esperienza con Woody Allen
Sono onorata di aver lavorato con lui, anche se in Italia sono fioccate critiche per il numero di minuti in cui ogni attore italiano appare. In America è pieno di star che appaiono per un secondo in un film, ma non per questo vengono attaccate per aver accettato il lavoro.

In America hai girato Oscar - un fidanzato per due figlie, di John Landis, con Sylvester Stallone. Com'è stata l'esperienza americana?
Molto bella. Sono ancora amica dei Landis, di John e della moglie che ha fatto i costumi del film. Lavorare con John è stato uno spasso, è una persona molto divertente, una fucina di idee. Anche con Stallone mi sono trovata molto bene.

Ci tieni a rappresentare l'italianità o ti piace lavorare all'estero confondendoti con le star internazionali?
Non faccio distinzione, anzi questa cosa mi diverte molto. Per me è normale fare l'italiana, però quando capita una sfida come interpretare uno straniero è bello. Studi gli altri, ti arricchisci, osservi mondi e culture diverse dalla tua.

Non fai sempre l'italiana. Francesco Rosi in Cronaca di una morte annunciata ti ha fatto diventare Colombiana.
E' vero, lì ho interpretato una colombiana e mi sono divertita moltissimo. Quando scopro un ostacolo mi piace misurarmi e superare il mio limite. Accetto sempre sfide nuove.

Sei un'attrice istintiva o ti piace prepararti a lungo per i ruoli che ti vengono affidati?
Dipende dal tipo di ruolo. Se si lavora su un testo occorre studiarlo, capire cosa ne esce fuori. Io comunque non faccio la regista, è il regista che decide cosa devi fare, che ti dà le indicazioni giuste per il tuo ruolo. Il teatro, per esempio, richiede una preparazione maggiore rispetto al cinema.

C'è un ruolo che ti piacerebbe interpretare nel futuro?
Mi piacerebbe fare una commedia cinica. Un attore non è mai soddisfatto, è sempre inquieto, sempre alla ricerca di qualcosa. Vive con la paura di non aver fatto bene o di non essere più chiamato. O forse questo è un problema mio. Per me un attore, nel lavoro, deve dare la luce dell'anima altrimenti si sente che è finto. Le qualità principali in questo mestiere sono la pazienza, l'umiltà e il saper ascoltare.

Tra i tuoi film più importanti vi è L'ultima donna di Ferreri con Depardieu. Che tipo di esperienza hai vissuto su quel set?
E' un film molto speciale, ma è stata durissima. A metà film Ferreri ha smesso di parlarmi perché non ce la facevo più a sopportare i suoi comportamenti. Lui mi strattonava l'anima per ottenere ciò che voleva e io non capivo. Ferreri era famoso perché non amava seguire le regole, mi soffocava, non riuscivo a sopportare il punzecchiamento intellettuale. Dopo però lui ha capito il mio carattere e abbiamo fatto altri due film insieme. Gli ho voluto molto bene e conoscendolo meglio ho capito ciò che voleva da me. Ha piantato i semi e poi sono gemogliati.

Codice privato è stata un'altra prova d'attrice faticosissima.
Se tu hai una troupe tutta a tua disposizione è una situazione pazzesca. Io che sono un'insicura ho vissuto un'esperienza incredibile. Poi Maselli non è burbero, è un uomo molto dolce perciò mi sono trovata molto bene con lui.

Hai fatto grande cinema e teatro, ma hai accettato anche di fare fiction. La fiction italiana spesso qualitativamente non è eccelsa.
Le fiction dipende come vengono fatte, per me sono tutti film. Il lavoro dell'attore è lo stesso. Se una cosa viene fatta bene colpisce sempre. La televisione è un medium capillare mentre cinema e teatro li scegli, solo selettivi, soprattutto il teatro. La tv è un grande mezzo e gli americani ce lo insegnano producendo opere di grandissimo livello. E' il pubblico che domanda e decide di guardare cose. Se un prodotto di scarsa qualità ha successo i produttori ne mettono in cantiere altri tre senza preoccuparsi del lato artistico. Per evitare che questo accada il pubblico deve essere educato a scegliere il bello.

Tre domande al volo: quali sono stati il giorno più bello della tua vita e quello più brutto? Cosa cambieresti del mondo?
Il più bel giorno della mia vita è difficile da scegliere perché ho tre figli, c'è un po' di confusione. Il più brutto è quando ho perso mio padre. Cosa cambierei nel mondo? Gli uomini e le donne, che spesso si dimostrano crudeli in molti modi diversi.

Hai lavorato con un grande attore che ora, a seguito di vicissitudini personali, è stato un po' dimenticato. Parlo di Francesco Nuti
Purtroppo si dimenticano tante cose, si dimenticano anche i dolori e dopo qualche anno che una persona sparisce dalle scene non ce ne occupiamo più.

Cosa c'è nel tuo futuro?
Ho tantissime proposte per il teatro, mi piacerebbe portare L'ebreo, e con esso il teatro italiano, a Mosca e Parigi. Purtroppo ho un po' di problemi a fare il teatro il italia. E' difficile organizzarlo, non ci sono soldi, è diventato molto faticoso e poi ti impegna tantissimo. Lo scorso anno sono stata otto mesi in tournee con L'ebreo questo mi impedisce di fare cinema. Sulla televisione ho una proposta, ma in genere sono molto cauta proprio per il problema della qualità di cui parlavamo prima. Quando un attore si vergogna di aver fatto una cosa non è una bella sensazione. Per il cinema ho un progetto che vorrei produrre io. Vedremo cosa si realizzerà prima.

Quale è il segreto della tua bellezza?
Tanto sacrificio perché se ti lasci andare è difficile tornare indietro. Non mi piace invecchiare perciò faccio ginnastica, sono a dieta, cerco di meditare molto e di mantenere l'armonia.