Locarno, giorno 2: Le conseguenze della pioggia

Piazza Grande bagnata Piazza Grande fortunata? Non proprio, anche se i film i protagonisti della seconda giornata sono di qualità, da Toni Servillo e il suo Le conseguenze dell'amore al drammatico La custode di mia sorella.

Una tempesta si abbatte su Locarno sconvolgendo i programmi del festival. Quella che doveva essere la serata trionfale di Toni Servillo, al quale è stato tributato l'Excellence Award, si è trasformata in un fuggi fuggi generale quando, pochi pochi minuti prima della consegna del premio, un violentissimo temporale, accompagnato da un vero e proprio nubifragio, ha costretto il direttore Frederic Maire e le giurie appena presentate a precipitarsi giù dal palco. Risultato: cerimonie spostate al chiuso, una Piazza Grande gremita all'inverosimile svuotatasi in pochi secondi, pochi aficionados abbarbicati alle sedie grondanti d'acqua capaci di resistere stoicamente alla proiezioni all'aperto anche sotto tuoni e fulmini. Il bel Le conseguenze dell'amore, proiettato come omaggio a Servillo e alla Svizzera, visto che ambientato in parte a Lugano, è stato preceduto da una delle pellicole più attese del festival, il drammatico La custode di mia sorella di Nick Cassavetes. Il regista, che non ha potuto essere presente a Locarno per impegni precedenti, ha però inviato un videomessaggio di saluti di cui la pioggia ha impedito la proiezione. Il film, che vede tra gli interpreti una volitiva Cameron Diaz e la giovanissima Abigail Breslin, è un adattamento dell'omonimo romanzo di Jodi Picoult incentrato sul tema della malattia e sul labile confine tra la volgia di combattere il male e il momento in cui occorre capire che la resa è vicina e la fine inevitabile. Un dramma familiare dove non viene mai calcata la mano sul facile pietismo, ma si fotografa un solido legame affettivo che va oltre la vita e la morte con uno stile che tradisce la mano registica di Nick Cassavetes, cineasta che ha attraversato alterne fasi qualitative, ma che si distingue per un'impronta originale riconoscibile in molti suoi lavori.

Prosegue a gonfie vele anche la competizione internazionale. Oggi è toccato a Russia e Canada sfoderare i propri assi nella manica. La donation, firmato dal regista canadese Bernard Émond, è il terzo capitolo di una trilogia dedicata alle virtù. Stavolta tocca alla carità, carità laica naturalmente, quella cioè della dottoressa Rainville, originaria di Montreal, che si traferisce temporaneamente nella regione mineraria di Abitibi per sostituire il medico locale. La donna entrerà in stretto contatto con i pazienti, uomini e donne che spesso vivono in condizioni disperate in una zona isolata ed economicamente depressa. Il film, piuttosto debole nella struttura, è però supportato dalla presenza della protagonista, la magnetica Elise Guilbault. Ancora una donna forte protagonista del russo Buben, Baraban, fredda e dolorosa pellicola che vede protagonista la bibliotecaria quarantacinquenne Katya alla disperata ricerca di una felicità che le è negata per sempre. Immersa in una regione mineraria nella brumosa Russia degli anni '90 la protagonista, interpretata dalla talentuosa Natalya Negoda, rede di aver trovato un po' di serenità quando un uomo forte e affascinante si interessa a lei. La relazione sarà,
però, di breve durata. Con il ruolo di Katya la Negoda potrebbe seriamente ipotecare il premio per la miglior interprete femminile, ma il concorso è lungo e sl momento è veramente troppo prematuro fare delle ipotesi sull'esito finale.

Anche la sezione Cineasti del Presente ha riservato una sorpresa non da poco con una pellicola italiana decisamente fuori dagli schemi, il curioso Sogno il mondo il venerdì di Pasquale Marrazzo, atipico melting pot culturale, razziale e stilistico che unisce dramma, cinéma vérité, docufiction e musical. Il regista si è personalmente dedicato a firmare i testi delle canzoni che, inserite in un contesto altamente drammatico, creano un effetto distonico completamente nuovo e straniante. Protagonisti del lungometraggio sono un pugno di disperati alle prese con i problemi del quotidiano immersi nella periferia di Milano.

La stessa metropoli funge non da solo da collante, ma da protagonista altra della vicenda, da 'teatro di guerra' in cui i personaggi si muovono, si incrociano e si scontrano nel loro peregrinare quotidiano alla disperatar ricerca di un posto nel mondo.