Johnny To: 'Per me i film sono come la vita vera'

Il nostro incontro con il Pardo alla carriera di quest'anno, la star di Hong Kong Johnny To.

Il più popolare tra i registi di Hong Kong non poteva che essere celebrato dal Festival di Locarno con il Pardo alla carriera. Il prolifico Johnny To ha realizzato e prodotto tanti di quei lungometraggi da radicarsi in profondità nella memoria collettiva del pubblico amante dell'action orientale e non. Il suo obiettivo è girare un film all'anno come Woody Allen, ma To ha anche il merito di essersi impegnato nella scoperta di giovani talenti fondando una casa di produzione, la Milkyway, attiva su vari fronti. La consegna del Pardo alla carriera in Piazza Grande verrà, infatti, accompagnata proprio da una delle pellicole prodotte da To, l'action poliziesco/automobilistico Motorway, diretto dalla scoperta Cheang Pou-Soi, suo ex aiuto regista. Oggi Johnny To riflette insieme a noi sulla direzione intrapresa dalla sua carriera e sulle nuove tendenze della cinematografia orientale.

Johnny, la tua casa di produzione, la Milkyway, è una sorta di famiglia. Quale è la tua filosofia produttiva?
Johnny To: La mia società è nata come idea di un gruppo di amici. La sua filosofia è davvero unica. Noi siamo indipendenti e ci occupiamo di tanto cinema di Hong Kong. Dal 1996 al 2006 abbiamo lavorato per dare stabilità alla società e dal 2006 abbiamo deciso di lanciare nuovi talenti.

Avere una casa di produzione con un modus operandi così particolare è una peculiarità orientale. Tempo fa ci dicevi che iniziavi a girare senza avere una sceneggiatura completa, ma la scrivevi man mano.
Io ho due modi di lavorare nella mia società, da un lato ho un approccio commerciale per i film di cassetta e dall'altro ci sono i film indipendenti. Oggi con la crisi economica cerco di fare gruppo e collaborare con altri cineasti. Film come Sparrow li ho girati da solo. Una volta che ho conquistato la fiducia degli investitori non dico mai quando finirò il lavoro. A volte ci metto degli anni perché mentre giro un film ne realizzo altri sette. Nella Milkyway c'è un team creativo di cui io faccio parte, ma vi sono anche alcuni miei collaboratori perciò preferiamo usare una firma collettiva.

Cosa ti ha lasciato l'esperienza ventennale nel mondo della televisione?
Ho iniziato a lavorare in tv a 17 anni, dopo al fine della scuola. Non avevo una formazione specifica nel cinema, perciò ho imparato molto dalle produzioni televisive. Oggi la situazione è diversa, perchè non c'è più la possibilità di farsi le ossa in televisione prima di approdare al cinema, ci vuole maggior preparazione teorica, ma io ho avuto un'ottima palestra.

Tutta la generazione dei grandi cineasti apparsi negli anni '80 aveva una peculiarità che la distingueva dagli autori precedenti: una tendenza documentaria, un tentativo di cogliere alcuni aspetti della realtà che si ritrovano anche in Life Without Principle.
Hong Kong è sicuramente una realtà unica al mondo. Per un regista parlare della città è un modo per affrontare la realtà, i cambiamenti temporali e l'incertezza che la domina. Nel 1997 Hong Kong e tornata alla Cina e la mia società ha seguito di vicino i cambiamenti.

I personaggi dei tuoi film sono dei duri. Ti somigliano in qualche modo?
Io lavoro ogni giorno dell'anno quindi non sono così consapevole di ciò che faccio. Di solito non mi sento un eroe come i personaggi dei miei film. Sono una persona normalissima.

Negli anni '80 e '90 molti registi di Hollwood hanno attinto alle tue opere come fonte di ispirazione. Noti anche tu le somiglianze?
Noi abbiamo imparato tanto dai registi americani degli anni '60 - '70 e probabilmente in seguito è successo l'opposto, ma trovo le contaminazioni molto positive.

Oggi la cinematografia di Hong Kong è più isolata rispetto al passato. Tu ti senti un cineasta isolato?
Hong Kong è molto diversa dalla Cina, cerchiamo di difendere strenuamente la nostra libertà culturale. Spero che in futuro anche le nuove generazioni mantengano la stessa libertà. Comunque io non mi sento isolato perché nella Milyway ci sono molti giovani.

Che cosa scatena in te il desiderio di fare un film? Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Oggi Hong Kong sta vivendo un periodo molto delicato a causa della crisi economica e molti giovani cercano di approdare a Hollywood perché in patria non riescono a lavorare. E' stato un periodo difficile anche per il mio cinema e per la Milkyway perché le commedie e il cinema action non attira più il pubblico come nel passato. Però è importante che i cineasti facciano qualcosa per uscire dalla crisi. Per quanto riguarda l'ispirazione io seguo il mio cuore.

in ogni tuo film co-diretto con Wai Ka-Fai c'è sempre un trapianto, orecchio finto, muscoli finti. Sembra esserci una cifra stilistica moltro strana, l'idea della deformità, dell'innesto artificiale.
I film che abbiamo realizzato insieme sono film di impronta più commerciale. Nei film realizzati a Hong Kong concentriamo l'attenzione su determinati aspetti e il tema del trapianto non è così fondamentale. Quello che abbiamo cercato di fare è aggiungere qualcosa di diverso rispetto agli stereotipi del cinema hongkonghese. Nel 2000 abbimo avuto un grande successo al box office di Hong Kong e noi abbiamo deciso di continuare a utilizzare questo spunto nei film successivi. Credo che il pubblico ami vedere qualcosa di forte a livello di impatto visivo.

In un film come Exiled la macchina da presa riprende il set dall'alto e rivela una dimensione artificiale. In tutti i film è presente quest'idea del gioco. Perché ti interessa svelare l'arcano e mostrare cosa sta dietro alla finzione?
Questa è un'idea personale. Per me il film è come la vita reale e gli esseri umani sono tutti buoni, anche se a volte sono sciocchi nel ripetere gli stessi errori. A volte quando faccio un film cerco di leggere la realtà attraverso il filtro della commedia perché credo che ognuno di noi sia inconsciamente dentro a un gioco.

Qualche giorno fa Alain Delon è stato ospite a Locarno e ha detto che gli piacerebbe lavorare con te se ci fosse il progetto giusto.
Ancora? Tempo fa ho incontrato Alain Delon, l'ho invitato a una conferenza stampa e lui ha detto che gli sarebbe piaciuto lavorare con me perché stimava il mio cinema. Ho scritto Vendicami apposta per lui, ma ha letto la sceneggiatura e non ha più voluto farne niente. Non mi ha nemmeno spiegato il perché. Nonostante ciò resta il mio idolo, è il mio eroe e spero di riuscire a lavorare con lui.

Quali registi contemporanei ti piacciono?
Ai festival vedo molti bei film, ma non ricordo i nomi dei registi. A me interessa godermi il film. Però uno dei miei autori preferiti resta Akira Kurosawa, il più grande autore della mia vita.

Una curiosità: perché i personaggi dei tuoi film mangiano sempre?
Ci sono molti film in cui non si vedono mai personaggi impegnati a mangiare, però nella vita tutti mangiamo, è una cosa che mi piace molto e non vedo perché non inserire questa cosa nei film. Anche i cattivi hanno bisogno di mangiare.