Yellowstone 5, la recensione: La questione ambientale fra progresso e tradizione

Scopriamo insieme tematiche, messaggi e personaggi della prima parte della stagione 5 di Yellowstone, al debutto in Italia su Sky. Il ranch Dutton è di nuovo al centro di una guerra, stavolta fra il cosiddetto progresso e la tradizione.

Yellowstone 5, la recensione: La questione ambientale fra progresso e tradizione

Un funerale, un arresto, due risse, un incidente, una vedova, un Presidente, una scena che fa star male e almeno tre che fanno piangere. La prima parte della stagione 5 di Yellowstone (la seconda parte della serie andrà in onda negli USA in estate), al debutto italiano su Sky dal 1° marzo, come di consueto non ci risparmia emozioni, ma oggi assume anche un significato diverso.
La tematica ambientalista, le leggi - severe, con pene altrettanto severe - per la preservazione delle specie, uno stile di vita a contatto con la natura e il tentativo di resistere a quel "progresso" che fa abbattere alberi e asfaltare prati sono al centro di questa stagione, mai come prima.

Ep1
Yellowstone 5: una scena della serie

La vita all'aria aperta, i rituali, la condivisione e le stelle senza luci artificiali a offuscarle sono cose che la maggior parte delle persone ha dimenticato. E per questo commuovono, ma fanno anche riflettere: non è forse questo il vero ambientalismo? Preservare la terra, rifiutare gli aeroporti, i centri commerciali, il traffico, l'inquinamento... lasciare che gli alberi crescano, che il vento soffi, che il fuoco e la pioggia si alternino. Far vivere la stessa popolazione della provincia di Bergamo, il cui territorio non arriva a 1.800 mq, in uno Stato vasto come il Montana, di quasi 400.000 mq. E lasciare che le cose continuino così. La saga dei Dutton e gli ideali di John (Kevin Costner, fresco di Golden Globe per il ruolo), disposto a tutto pur di proteggere il suo ranch, ci fa riflettere sul modo in cui la natura andrebbe rispettata davvero.

Qualcosa di sbagliato

Ep5
Yellowstone 5: una scena della serie

Perché c'è qualcosa di sbagliato, in questo mondo. Ci sono i favori che mandano avanti la politica, gli affaristi e gli assassini, gli speculatori e i corruttori. C'è un popolo che reclama la terra che gli è stata sottratta nel sangue e trasformata in una riserva. Per Beth (Kelly Reilly) c'è una maledizione, la peggiore per una donna afflitta da un trauma ingombrante chiamato "madre". La maledizione di non poter diventare madre, di non poter essere la migliore madre del mondo: quella che avrebbe voluto avere. C'è l'icona di un femminismo fra il realista e l'autoconsapevole (la situazione è questa, ti piaccia o no: puoi subirla o sfruttarla) costretta a confrontarsi con un mondo fatto dagli uomini per gli uomini.
C'è l'inizio della storia. "La" storia. Non solo quella dei Dutton, raccontata un po' da John durante gli episodi e molto dai prequel 1883 e 1923, ma anche "la" storia. "La" storia d'amore, quella di Beth e Rip (Cole Hauser).

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Yellowstone 5: una scena della serie

Come i protagonisti, saremo costretti ad affrontare il passato che tormenta, divora, uccide. E guarderemo con incertezza a un futuro fatto di compromessi che il nuovo Governatore del Montana, John Dutton, non vuole accettare. In un perverso gioco di ruoli, Yellowstone torna alle origini. La famiglia, nel bene e nel male, è riunita. Le dinamiche interne riprendono da dove si erano interrotte, ma il gioco di potere fra Beth e Jamie (Wes Bentley) - il solito pusillanime manipolabile che scarica ogni colpa dei propri fallimenti sugli altri - stavolta rischia di travolgere tutto. Tutto e tutti. Ricordandoci che la vendetta, come diceva Confucio, ci costringe spesso a scavare due fosse. Ma anche che il rispetto si ottiene con le cattive, se necessario. Fra cowboy o fra signore. Senza mai dimenticare che c'è qualcosa di profondamente sbagliato, in questo mondo dal perfetto ciclo naturale: noi.

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Il progresso: un'arma a doppio taglio

Mentre la lotta contro i nemici si fa sempre più difficile e pericolosa da gestire, Yellowstone ci regala una grande verità. Ai nostri tempi, ai tempi in cui stiamo distruggendo consapevolmente il pianeta e ai più la cosa non interessa affatto, il progresso è speculazione, inquinamento, devastazione, malattia, morte. Mentre la tradizione è la volontà di preservare ambienti, luoghi, animali, mestieri, mentalità... rappresenta quindi l'unica occasione di sfuggire a quel che, nell'epoca della cancel culture, non rappresenta più qualcosa di auspicabile. Cancellerebbe la storia di un popolo, la riscriverebbe.

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Yellowstone 5: una scena della serie

Il progresso è un'arma a doppio taglio. Il progresso è un radiocollare che aiuta a seguire i movimenti di una specie a rischio, ma è anche un rischio enorme per chi pensa di avere il diritto di proteggersi da quella specie. Il progresso è un aereo in grado di trasportare un'enorme quantità d'acqua per contrastare gli incendi, ma è anche ciò che impedisce alla pioggia di scendere in abbondanza per spegnerlo. Il progresso, oggi, dovrebbe essere un ritorno ai valori di una volta, emendati da quell'ingordigia che ha sempre caratterizzato la nostra specie. Perché, adesso, la specie a rischio siamo noi. La specie a rischio sono coloro che alla terra assegnano ancora un valore. La specie a rischio sono i Dutton. Il progresso è Jamie Dutton e la tradizione è John Dutton: scegliere è fin troppo facile...

Tutto il peso del mondo

Le abilità strategiche di Beth - che ancora una volta emerge come personaggio dominante - e la determinazione di John a salvare la propria terra, con la storia pluricentenaria della sua famiglia (costellata di violenza, parte della quale riguarda John e ci viene mostrata per la prima volta), sono poca cosa in confronto alla necessità di fermare la distruzione del pianeta per cementificare, commercializzare, trasformare tutto in mete turistiche, a discapito di tutto. Il tutto del dio denaro contro il tutto della natura.

Ep8
Yellowstone 5: una scena della serie

Ecco quindi che, se per salvare il mondo dobbiamo aggrapparci all'idea di un ranch, con lo stile di vita che rappresenta, lo faremo. Anche se siamo dei vegani costretti a vivere in un ranch del Montana. Anche se non approviamo quella vita. Anche se per difenderla dovremo licenziare un intero staff e caricare sulle spalle di Clara (Lilli Kay), l'assistente di John, tutto il peso del mondo. Lo faremo, se sarà necessario. Salveremo il mondo salvando il ranch Dutton.
Non sarà certo un incidente - che risulterà fatale per qualcuno - a fermarci. Ci farà riflettere, cambiare idea sul lavoro da svolgere, riequilibrare le nostre priorità, ma di certo non ci fermerà. Kayce (Luke Grimes) rappresenta noi, la nostra stessa necessità di scegliere a cosa dedicarsi davvero anima e corpo, l'ineluttabilità di quella scelta fra lavoro e famiglia che affligge miliardi di persone su questo povero, ormai fragile pianeta. E come pochi, Kayce ha la fortuna di potersi permettere, alla fine, di non farlo. Perché l'amore trionfi.

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Amore, politica, moventi

Ep7
Yellowstone 5: una scena della serie

Se l'amore perfetto esiste, è quello fra Beth e Rip, e noi continueremo ad assistere alla più incredibile storia d'amore vista negli ultimi anni in TV. Fin dal suo inizio. Fin da quell'inferno in cui Rip è passato, scegliendo di non rinunciare a una donna imperfetta, difficile, complicata, ma certamente anche degna degli sforzi che richiede per essere amata.
Se la politica è un gioco di favori - come si trova a dover accettare il Governatore Dutton - gli affari sono un gioco in cui si gioca ancora più sporco. E la new entry Sarah Atwood (Dawn Olivieri) incarna quest'idea senza scrupoli per dirci che, alla fine, tutti lavorano, tramano, complottano, uccidono o ricattano per lo stesso motivo: i soldi. I soldi ora, subito, adesso: per loro e per le loro famiglie. Il cui futuro, a quanto pare, non importa. Conta solo vivere bene, alla faccia del pianeta stesso e dei propri figli e nipoti.
Nei delitti i moventi principali a cui gli investigatori riservano attenzione sono sempre gli stessi, e sono 3: passione, denaro, vendetta. Yellowstone 5 è una sorta di concentrato di questi tre elementi, sullo sfondo di un mondo che cambia ma non dovrebbe più farlo. Dovremmo fermarci. Eppure, vogliamo sempre di più. Siamo sempre di più. Siamo sempre più ottusi, spietati, avidi.

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Yellowstone 5: una scena della serie

Yellowstone ce lo dice senza girarci intorno, come ci dice che quando il nemico ti ci costringe, qualunque mezzo è lecito... se sei dalla parte giusta. Ma esiste davvero, una parte giusta? Nella gara fra due rivali che vogliono eliminarsi l'un l'altro, raramente tutte le ragioni si trovano da un solo lato. Ma in Yellowstone le troviamo. Tutte le ragioni sono sempre dallo stesso lato. Perché ci sono crimini che non si possono perdonare, affronti che non si possono dimenticare, sfide che non si possono perdere. Ne va della propria vita, metaforicamente parlando oppure no.
La serie di Taylor Sheridan - e i prequel che ha scritto - in fondo ce lo ripetono da anni. Lo fanno perché funziona, perché siamo dalla parte dei cattivi se i cattivi sono i nostri eroi. Nostri, e di nessun altro: è sufficiente. Sufficiente per farci assistere a una faida famigliare che ci parla di noi, del nostro futuro, di un mondo che rischia di far scomparire le cose sbagliate. Proprio come la cancel culture e quel progresso su cui dovremmo seriamente riflettere.

Conclusioni

Yellowstone continua a mantenere altissimi la tensione, il legame con l'attualità e l'evoluzione dei personaggi, che impariamo a conoscere sempre di più. Nuovi, emozionanti sorprese in questa quinta stagione preparano il terreno a uno scontro all'ultimo sangue, che vedremo dopo l'estate nella seconda parte...

Movieplayer.it
5.0/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • I paesaggi mozzafiato, le avventure in mezzo alla natura, una delle più appassionate e appassionanti storie d'amore viste in TV.
  • Il ritorno di personaggi temporaneamente messi da parte, gradite sorprese, e due new entry, Clara e Sarah, che si integrano perfettamente nell'ormai affiatato cast.

Cosa non va

  • La violenza sugli animali che non ci viene risparmiata, in particolare in una scena davvero difficile da sostenere.