Willem Dafoe e Giada Colagrande raccontano la vita di Marina Abramovic

La coppia formata dalla regista e dall'interpete dello spettacolo teatrale sulla vita di Marina Abramovic presentano a Venezia il documentario dedicato alla genesi dello show.

Marito e moglie nella vita, partner artistici sul lavoro. Il popolare Willem Dafoe e la regista Giada Colagrande hanno già collaborato a molti dei progetti della cineasta, ma stavolta si trovano a far parte di un progetto molto più ampio. A Giada è stato affidato il compito di trasformare in un film le riprese delle prove dello spettacolo teatrale di Bob Wilson ispirato alla vita della perfomer slava Marina Abramovic. Il risultato è Bob Wilson's life & Death of Marina Abramovic, spaccato che mostra come nasce uno spettacolo denso e simbolico come quello di Wilson la cui genesi ci viene raccontata proprio da Giada Colagrande e dal compagno di vita Dafoe.

Giada, come è nato questo film?
Giada Colagrande: Marina ha avuto l'idea di realizzare il film perché era consapevole che l'occasione di uno spettacolo sulla sua vita che riunisse artisti come Bob, Willem e Antony era un'occasione unica. Sono quattro artisti unici e non sanno se lavoreranno ancora insieme, così Marina mi ha chiesto di riprendere le prove e realizzare il film. Io e lei siamo amiche da anni, amo il suo lavoro e Bob Wilson è il mio regista teatrale preferito.

Dove è stato girato il film?
Giada Colagrande: Abbiamo girato un anno fa a Manchester e poi ad aprile a Madrid, infatti il film è una coproduzione inglese-spagnola.

Come hai concepito la struttura del documentario? Come mai hai scelto di intervistare gli attori in costume e in borghese?
Giada Colagrande: La mia idea era quella di creare un diario intimo perché ero molto vicina, anche a livello personale, ai protagonisti. Nel mio cinema io devo sempre avere un approccio intimo, personale. Per me questa è l'unica condizione per realizzare qualcosa di sentito. Esistono molti making of teatrali, ma io volevo raccontare l'intimità di un'artista dal punto di vista di un'osservatrice privilegiata. Con Marina questo è facilissimo perché lei è un'artista estremamente emotiva e generosa. Parlare con lei è come stare in un confessionale. Con i tre uomini ho cercato di fare la stessa cosa spingendoli ad aprirsi, ma è stato molto più complicato. Willem è mio marito e non ci sono problemi, ma Bob odia le interviste e Antony Hegarty è un perfezionista. Avevo pochissimo tempo perciò è stato molto complicato, ma alla fine anche Bob e Antony hanno imparato a fidarsi di me e si sono aperti.

Willem Dafoe: Nel mio caso sono sempre stato intervistato con il trucco addosso. Bob è molto preciso. Sta attento a tutto, non ama ciò che è naturale e rilassato perciò mi ha costretto a stare sempre in costume. Io apprezzo Bob, ma per fare un film è necessario inserire un punto di vista nuovo per non ripetersi sempre. Stavolta è subentrata la necessità di verità di Marina.

Willem, tu nella pièce interpreti il narratore. E' vero che tu e Marina avete discusso spesso durante la costruzione dello spettacolo?
Willem Dafoe: Marina è una persona molto intelligente. Io ho una conoscenza limitata della sua arte. Per lei la perfomance è una sorta di liberazione, è verità, perciò non capiva come io facessi a fingere. Io le spiegavo che nel teatro sono necessari degli artifici. Per creare un'opera d'arte occorre forzare le cose, dare una visione personale che non sia limitata dal naturalismo. Marina ha un problema con l'artificialità mentre io amo tutto, anche pellicole naturalistiche. Usare il suo corpo in modo estremo come lei ha fatto nelle sue perfomance è molto generoso, ma è anche pericoloso e masochistico.

Giada, come si sposa l'artificialità del teatro con la ricerca di verità perseguita da Marina?
Giada Colagrande: All'inizio delle prove Marina, sul palco, si sentiva a disagio perché percepiva che era tutto finto. Un giorno ha chiesto a Bob di avere un cubo di ghiaccio su cui sedersi. Il giorno dopo, durante la prova si siede e si accorge che è di plastica, così si lamenta con Bob, ma lui le spiega che utilizzare ghiaccio vero sarebbe stato impossibile perché il costume e il palco si sarebbero bagnati. Ci sono state numerose discussioni su questo tema. Durante le prove, però, gli attori sono diventati più vicini e Marina ha compreso il senso di artificialità di Bob, mentre lui ha capito la sua ricerca di verità. E' stato un venirsi incontro reciproco. Bob guardava Marina a distanza, come un oggetto da utilizzare nello spettacolo. Dopo tre/quattro settimane di prove ha cambiato punto di vista e nelle ultime interviste mi ha detto cose molto diverse dalle prime.

Perché hai scelto di concentrarti solo sui personaggi principali?
Giada Colagrande: Il cast dello spettacolo era composto da circa quindici attori che provenivano da differenti background. Molti erano ballerini, alcuni musicisti e altri cantanti. Esclusi i tre protagonisti, gli altri non avevano mai fatto teatro. Io ho iniziato a intervistare tutti, ma poi ho capito che sarebbe stato noioso inserirli nel film senza approfondirne la conoscenza. Avrei dovuto fare un film di sei ore, allora ho preferito concentrarmi sugli autori della pièce.

Come sono state scelto le scene dello spettacolo da includere del film?
Giada Colagrande: All'inizio ne volevo includere di più. Ho chiesto a Bob di sceglierle e lui ha detto che preferiva non farlo perché per lui erano tutti suoi figli. Allora ho fatto una selezione per argomenti. Non avevo visto lo spettacolo completo, ma il film segue l'ordine cronologico dello show partendo dall'infanzia, passando al background militare della famiglia di marina e così via. Lo spettacolo dura due ore e mezzo perciò spero di fare una versione più lunga del mio film perché ho dovuto eliminare molte cose.

Willem, a cosa stai lavorando in questo momento?
Willem Dafoe: Ora sto girando Whiskey Bar, un film in cui interpreto un agente di polizia che se la deve vedere con Matt Dillon e Tom Berenger. In questi giorni sono qui a Venezia perchè la lavorazione è stata interrotta a causa di un tornado che ha colpito la Louisiana.

Una volta finito tornerai a lavorare con Lars von Trier in The Nymphomaniac.
Willem Dafoe: Esatto. La lavorazione del film è già in corso.

Molti attori e attrici lo temono. E tu?.
Willem Dafoe: Io non ho paura di Lars. Io lo adoro perché lui ti spinge a fare sempre qualcosa di più, a migliorarti costantemente, ti porta a superare i tuoi limiti di attore.

Credi che il film andrà a Cannes? E il festival manterrà il divieto sulla sua partecipazione al festival?.
Willem Dafoe: Non so cosa succederà, ma ai festival vanno i suoi film, non lui. Spesso Lars dice cose che non pensa, le sue idee politiche sono confuse, ma a volte sembra che non si renda conto delle cose che dice. E' un provocatore che a volte esagera.