Wellmania, la recensione: rivendica oggi il tuo (ben)essere quotidiano

La recensione di Wellmania, commedia seriale australiana targata Netflix dove la ricerca della propria forma fisica rivelerà fantasmi del passato non ancora superati.

Wellmania, la recensione: rivendica oggi il tuo (ben)essere quotidiano

Siamo chiamati a essere gli eroi della nostra storia, perché così ci è stato detto, così ci è stato insegnato. Simpatici, imbattibili, realizzatori dei nostri sogni e promotori delle nostre speranze: investiamo talmente tanto tempo nella costruzione della maschera perfetta che vogliamo indossare, da non accorgerci che quello che compiamo è il soffocamento del nostro vero io, la nostra vera indole. Ci mostriamo per ciò che vogliono gli altri, auto-convincendoci che quella superficie è il perfetto rilesso dei nostri desideri e delle nostre attitudini. E così finiamo per soffocare i nostri dubbi, le nostre paure, i nostri traumi sotto cumuli di cibo, feste, bevute, lavoro... tanto lavoro.

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Wellmania: Celeste Barber in una scena della serie Netflix

Una rimozione del proprio sé che, come sottolineeremo in questa recensione di Wellmania, il fisico non è più capace di sopportare, tanto da ribellarsi a ogni battito, e a ogni respiro. Quello co-diretto da Erin White ed Helena Brooks, e interpretato da Celeste Barber (attrice nota e apprezzata soprattutto sui social per la sua campagna a favore della bellezza naturale) è molto più che una semplice serie per Netflix: è un memo scritto di suoni e immagini, raccolto in otto episodi con i quali rivolgersi direttamente allo strato più inconscio dello spettatore per spingerlo - tra gli spazi di sorrisi e risate - a scendere a patti con se stesso, con le proprie paure e insicurezze rimosse.

Wellmania: la trama

Liberamente ispirata al romanzo "Wellmania: Extreme Misadventures in the Search for Wellness" della giornalista australiana Brigid Delaney, Wellmania ha come protagonista Celeste Barber nei panni di Liv Healy, una scrittrice di cucina australiana trapiantata a New York che sa sicuramente come divertirsi, sebbene si ritrovi costretta a rivedere il suo stile di vita eccentrico fatto di vizi. E così, ritornata a casa, tra una seduta in palestra, e un articolo da scrivere, la donna capisce che dietro una dieta si ritrova molto più che il ritrovamento della propria forma fisica.

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Wellmania: una scena tratta dalla serie Netflix

È un patchwork tragi-comico, Wellmania: una commistione di momenti, eventi, passaggi, che rimandano ad altri mondi di natura televisiva, attraverso cui rivendicare paradossalmente la propria originalità. Nell'universo di Olivia Healy vive un po' dell'After Life di Ricky Gervais e del Fleabag di Phoebe Waller-Bridge, soprattutto per quello slancio sadico e agrodolce con cui affrontare la realtà; ma c'è anche un po' di Sex and the City per quella mondanità vissuta tra sensualità e giornalismo. Tutto viene suggerito, sussurrato, eppure quella mostrata sullo schermo è un'esistenza a parte, una vita talmente vicina a quella vissuta al di fuori della cornice televisiva, da credere all'essenza di ogni fotogramma. Sequenza dopo sequenza, ciò che si instaura tra spettatore e personaggi è un dialogo onesto, sincero, tra barlumi di esistenze verosimili e credibili; uno specchio liscio, luminoso pronto a riflettere sentimenti e umori, fragilità e (in)sicurezze universalmente condivisibili, e universalmente celati.

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Wellmania: una scena della serie Netflix

Celeste Barber nei panni di Olivia si fa perfetta portavoce di un'intera generazione, quella dei primi millennial chiamati a puntare in alto, a tradurre in realtà i propri sogni barattandoli con una stabilità fisica, mentale e psicologica sempre più instabile (interessante a tal proposito che la scelta del cognome della protagonista sia proprio Healy, ossia "sano"). Il ritorno a casa è una porta che si apre su quei traumi mai affrontati, ma solamente messi in pausa tra i grattacieli di New York. Basta mettere piedi su quella terra australiana che l'ha vista nascere, crescere, soffrire tra elaborazioni del lutto mai processate e responsabilità procrastinate, che il cuore perde battiti, e il corpo cede. Eppure, vige in questa struttura fisico-psicologica di un'anima in frantumi, una costruzione caratteriale del personaggio fortemente giocata su un'ironia capace di attrarre, coinvolgere e immedesimare i propri spettatori. La performance della Barber è una montagna russa lanciata a perdifiato tra slanci di caustica ironia, e commovente dolore, tenuta insieme da binari stabili e corsie costruite su basi solide perché fondate su una naturalezza interpretativa di rara sensibilità.

La forma dell'essere umano

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Wellmania: Celeste Barber in una foto di scena della serie Netflix

Sebbene strutturata su situazioni iperboliche, e momenti talmente esilaranti da sembrare a tratti inverosimili, Wellmania vive su una verità di fondo che non può far altro che avvicinare il proprio spettatore agli eventi che racconta; con intelligenza e un realismo ingabbiato tra le morse di un umorismo tipicamente British, ogni puntata imprigiona nella propria tela la simpatia e l'attenzione del proprio pubblico, instaurando con esso un rapporto di fiducia e fidelizzazione. Non ha bisogno di grandi virtuosismi registici, o cambi repentini a livello fotografico, Wellmania: basandosi su un costrutto di impatto sociale e dal forte interesse verso l'animo umano, è la componente attoriale a farla da padrona, lasciando che tutto il resto viva su una semplicità di racconto e ricezione da parte dello spettatore. E così, se la natura degli eventi narrati vertono verso il dramma, o la commedia, tutto nel mondo di Olivia si colora di tonalità adesso più scure, adesso più accese: niente deve ostacolare l'interpretazione spettatoriale circa gli umori che in quel momento abitano lo schermo, lasciando così che ogni più piccolo frammento di emozione venga accolto e interiorizzato, in una condivisione continua di vittorie e cadute, perdite e rivincite personali.

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Puzzle di corpi

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Wellmania: Mirando Otto in una scena della serie Netflix

Al centro di Wellmania vi è dunque il corpo: quello palestrato, quello in forma, o quello in stato di deterioramento. Una scelta perfettamente evidenziata da ogni inquadratura - ampia o stretta che sia - attraverso cui enfatizzare quella parte del corpo attraverso cui sottolineare un pensiero, o evidenziare un sentimento. I campi lunghi che immortalano Olivia e i suoi tentativi di rimettersi in forma, o di perseverare in uno stile di vita auto-distruttivo, lasciano così spazio a primi piani pronti a esacerbare la potenza di un'emozione celata, o un pensiero rimasto bloccato tra i denti. Un gioco di scarti tra l'emotività e una fisicità messa a dura prova che non sussisterebbe senza la potenza di performance solide e talmente reali da sembrare improvvisate, proprio come improvvisato è il nostro passaggio in questa vita. Dalla già citata Celeste Barber nei panni di Olivia, a JJ Fong in quelli della migliore amica Amy, fino a guest-star di eccezione come Miranda Otto (la Éowyn de Il signore degli anelli) a Yael Stone (Lorna di Orange Is the New Black) tutti entrano in scena per contribuire alla redazione di un saggio onesto, brillante e causticamente vero sul mondo di oggi; ogni personaggio è un tassello in più di questo puzzle umano dove dietro a ogni luce, lustrino, o sorriso forzato, si nasconde una voragine pronta a richiamare a sé l'anima che l'ha forgiata.

Non è un tapis roulant lanciato a folle velocità, Wellmania, bensì una camminata lungo la costa attraverso la quale poter ammirare il paesaggio, e in ogni sua bellezza ritrovare l'ombra che ci insegue, così da affrontarla e aspirare a quel benessere tanto agognato, ma mai ricercato.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Wellmania sottolineando come dietro ogni sorriso o caustica battuta lanciata a folle velocità da questa serie australiana disponibile su Netflix si nasconda un saggio profondo sull'essere umano. Seguendo le lezioni impartite da Ricky Gervais (Afterlife) e Phoebe Waller-Bridge (Fleabag) quello portato avanti da una Celeste Barber è una montagna russa di cambi repentini di umore in cui la ricerca della forma fisica nasconde lo scendere a patti con i fantasmi di un passato mai affrontati e ora pronti a richiedere il conto, proprio come il proprio corpo.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • La profondità di sentimenti nascosti dietro ogni gag o momento imbarazzante.
  • La performance di Celeste Barber.
  • La scelta mai casuale dei piani di ripresa.
  • Il cliffhanger finale.

Cosa non va

  • Non aver dato troppo spazio al trauma primordiale di Olivia.
  • Dato il minutaggio degli episodi, uno in più non avrebbe fatto male.