Welcome to Wrexham, la recensione: l'odore del calcio come appartenenza culturale

La recensione di Welcome to Wrexham: una storia vera, l'epica, il romanticismo e i mattoni rossi della provincia inglese. L'epopea di Rob McElhenney e Ryan Reynolds come proprietari del Wrexham A.F.C. è diventata una docu-serie da non perdere. In streaming su Disney+.

Welcome to Wrexham, la recensione: l'odore del calcio come appartenenza culturale

Il paradigma cinema-sport non è mai stato tanto forte. Sì, anche se l'opera in questione è una serie. Anzi, una docu-serie. Perché? Presto detto: la splendida ed emozionante Welcome to Wrexham racconta dell'acquisizione, da parte di Rob McElhenney e Ryan Reynolds, dello storico Wrexham A.F.C., club gallese che fa parte - dal 2020 - della National League inglese. Una fusione, appunto, cinematografica e sportiva, che ci trasporta in un microcosmo ideale per chi ama il calcio (o il football, vista la terra di provenienza); quel calcio ancorato alla passione, all'amore, al supporto generale di una comunità che vive e pensa parallelamente alle gesta sportive di un club - scopriamo e scoprirete - davvero unico. A cominciare dalla cornice, il Racecourse Ground, scricchiolante e nobile stadio (lo stadio di calcio più antico del mondo, inaugurato nel 1807) che, vediamo nei primi istanti del pilot, lascia di stucco i nuovi e hollywoodiani proprietari del club.

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Welcome to Wrexham: un'immagine della docuserie

"Wow", esclamano Rob McElhenney e Ryan Reynolds, prima che il Deadpool dei Marvel Studios si sdrai sul prato verde, quasi a concedersi un attimo di pace, lontano dal trambusto di Los Angeles. Del resto, quello che respiriamo nella serie targata FX (e disponibile in streaming su Disney+), è una misura sportiva molto diversa da quella che conosciamo, e anche per questo lo show (sottolineiamo: da non perdere) diventa una sorta di comfort zone in cui possiamo (ri)trovare le ragioni che ci spingono a sostenere una squadra di calcio. Dietro l'ardore, dietro il tifo, dietro tutto, infatti, ci sono le nostre radici avvinghiate all'identità e agli ideali.

Calcio e working-class-hero

Welcome To Wrexham
Welcome to Wrexham: Ryan Reynolds e Rob McElhenney in una scena

Un concetto sposato in pieno da Rob McElhenney e Ryan Reynolds che, valutando i rischi e i benefici dell'investimento, nel novembre 2020 hanno creato la società RR McReynolds completando l'accordo di acquisizione nel febbraio 2021. Un'acquisizione salvifica, vista la situazione "difficoltosa" che viveva il club dopo lo stop dovuto per il Covid. Non solo, il fondo precedente, attivo dal 2011, non stava gestendo al meglio il club, creando una sorta di disaffezione da parte dei fan. Essenzialmente, Welcome to Wrexham, dal sapore forte, si concentra nel delineare la personalità del club in relazione al suo blasone storico (è la terza squadra professionistica più antica del mondo) e in relazione alla nuova proprietà che, ovviamente, non ha nessuna esperienza nella gestione sportiva.

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Welcome to Wrexham: un momento della docuserie

Un percorso complicato, enfaticamente riportato nelle diciotto puntate della serie (sì, sono tante, ma la durata aiuta: circa trenta minuti), mentre si alternano le voci dei protagonisti, miscelati in un sistema che riflette il panorama circostante: i mattoni rossi delle case, il fumo delle fabbriche, la cultura del working class hero. Il campo si alterna al concetto di vittoria e di sconfitta, illumina lo status quo del calcio (promozione e retrocessione, altro che Super Lega!) e si allarga fino alla comunità locale, prima diffidente e poi accogliente verso le due star del cinema.

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The Times The Are a-Changing

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Welcome to Wrexham: Ryan Reynolds e Rob McElhenney nella docuserie

Un insieme che, per volere della scrittura, insiste sulle regole artistiche relative che si rifanno all'emotività e al trasporto, in un viaggio commovente e divertente che dimostra quanto le scommesse più assurde possano ripagarci in modi che non pensavamo fossero possibili. Sincerità ed entusiasmo, legati ai concetti più puri dello sport (e quindi l'epica), degli outsider e degli underdog, formano un quadro narrativo di impatto assicurato, in perfetto equilibrio tra dipendenza, amore e cambiamento (la tradizione che apre le porte al nuovo). E le parole di Ryan Reynolds, che seguono il suo appassionato coinvolgimento (e non solo come osservatore), spiegano al meglio il significato di Welcome to Wrexham: "Gli sport per me hanno significato quando c'è qualcosa in gioco per qualcuno. Cosa significa un club per una comunità. L'Uomo dei Sogni è un film sul baseball? Non proprio. È un film su un padre e un figlio che cercano di connettersi. È il contesto che ti coinvolge".

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Welcome to Wrexham: una scena della docuserie

Ecco, il contesto della serie è il vero motore del racconto, a metà tra documentario, reportage, narrativa e reality. Un'opera, come la squadra di Wrexham, che si divincola da qualsiasi classificazione affidando il tutto ad una calda, commovente e accattivante dimensione umana. Ah, dimenticavamo: ad aprire gli episodi due splendidi intro che si alternano. Uno accompagnato dalla folgorante cover di The Times The Are a-Changing eseguita da Keb' Mo', e un altro accompagnata dalla mitica Everyday di Buddy Holly.

Ryan Reynolds e Rob McElhenney arrivano in Galles nel trailer di Welcome to Wrexham

Conclusioni

La provincia inglese, il calcio come tradizione, l'enfatizzazione degli underdog e una storia vera da Libro Cuore. Concludiamo la recensione di Welcome to Wrexham consigliando la serie sia a chi è appassionato di football, sia a chi non ha dimestichezza con lo sport più amato in Europa. Dietro la dimensione sportiva c'è infatti una calda e coinvolgente epopea umana.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • Il linguaggio, tra reportage e reality.
  • Il trasporto sincero di Rob McElhenney e Ryan Reynolds.
  • La soundtrack.
  • Ogni episodio è funzionale...

Cosa non va

  • ... nonostante siano 18. Forse un po' troppi.