Up Here, La recensione: La storia d’amore musical scritta dall’autore di Tick Tick… Boom convince a metà

La recensione di Up Here: con i brani dei premi Oscar di Frozen e Coco, la serie musical in 8 episodi di Disney+ con Mae Whitman e Carlos Valdes coinvolge più per i percorsi individuali dei suoi protagonisti che per la storia d'amore.

Up Here, La recensione: La storia d’amore musical scritta dall’autore di Tick Tick… Boom convince a metà

Una storia d'amore, specialmente tra giovanissimi o poco più che adulti, è sempre tra le scelte favorite da serie TV e cinema. Sul grande e piccolo schermo però, come del resto nella vita, le storie individuali ed i percorsi di crescita personali possono essere a volte inibiti o rallentati da un coinvolgimento amoroso troppo forte, facendo distogliere l'attenzione dagli obiettivi importanti di realizzazione personale nel lungo periodo. È un po' quello che accade nella nuova serie musical Star Original targata Hulu negli Usa, e Disney+ in Italia, a Miguel e Lindsay, Mae Whitman e Carlos Valdes, ventenni nella New York del 1999 alla ricerca di se stessi e il lavoro della vita. In questa recensione di Up Here, titolo appunto dello show creato e scritto da Steven Levenson, Danielle Sanchez-Witzel, Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez, questi ultimi anche autori dei brani originali, discuteremo su come due elementi di successo come il musical e la storia d'amore non sempre siano la ciliegina sulla torta.

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Up Here: Mae Whitman in una scena della serie

Arrivato in ritardo sul nostro Disney+ rispetto all'uscita su Hulu negli Usa, il 24 marzo, Up Here è una serie in 8 episodi da 30 minuti che ha bisogno decisamente del suo tempo per ingranare, per creare il suo seguito nello spettatore. Se la si giudica dal primo episodio, è ben poco chiaro su dove vuole andare a parare. Il primo personaggio che incontriamo, dei due protagonisti, è Lindsay (Mae Whitman) e con lei veniamo subito inondati da un modo chiassoso e un po' invadente di raccontarla. La ragazza infatti, nelle sue velleità di scrittrice si trasferisce a New York ma è letteralmente tormentata da una coscienza fatta di presenze fisiche: sua madre, suo padre e un'amica di infanzia, per cominciare. Sono lì costantemente a giudicarla, spingerla o bloccarla. Per dare sfogo ai suoi desideri e ai suoi pensieri, Lindsay canta e la vita prende la forma di un musical. Lo stesso succede nel secondo episodio che ci presenta Miguel. Anche lui, che arriva nello show grazie all'incontro con la ragazza, è tormentato dagli stessi demoni del passato e del presente. Up Here prova a farli avvicinare, li fa innamorare mostrando allo spettatore da subito quello che i due capiranno forse solo alla fine: la cosa più grande che hanno in comune è il fatto che non hanno mai puntato del tutto su loro stessi e si sono affidati ad una versione di sé che fosse accettabile per tutti gli interlocutori nella loro vita e nella loro testa. Questa lezione finale, seppur scontata, è il punto a favore di Up Here che viene però sporcato dal desiderio dei suoi creatori di musicare e riempire d'amore il tutto, sempre, come un piatto troppo condito.

Il musical come voce interiore

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Up Here: una scena tratta dalla serie

Up Here, lo abbiamo detto, ha fin da subito un disegno molto preciso e uno stile netto. Il musical è il modo con cui i protagonisti portano fuori, buttano fuori, i loro dubbi, i loro desideri e le loro paure. Come in tutte le commedie musicali e in questa ancor di più, questa voce interiore musicata ha bisogno del suo tempo per carburare. Sarà che i brani, seppur magistralmente scritti da Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez, i premi Oscar dietro successi Disney come Let it go da Frozen - Il regno di ghiaccio e Remember Me da Coco , travalicano i personaggi che li interpretano e rallentano l'interiorizzazione della storia da parte di chi guarda, invece di velocizzarla. Una volta però compreso il modus narrandi di Up Here, dal secondo episodio in poi, che presenta Miguel e approfondisce la complessità sua, di Lindsay e degli ambienti dentro cui si muovono, ci si può finalmente rilassare e godere di quella musica. Chi non ama il musical, ovviamente, può anche smettere ai primi 30 minuti.

Meglio soli che in coppia

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Up Here: Mae Whitman e Carlos Valdes in una scena della serie

Chi lo ha detto che una storia d'amore sul piccolo e grande schermo è sempre la cosa più bella che si possa vedere? Una passione dichiarata ma non dimostrata, ha la stessa valenza? Miguel e Lindsay toccano l'uno le corde più profonde dell'altro, mentalmente e sessualmente ma, man mano che ci addentriamo dentro gli episodi, il coinvolgimento verso questa serie e questa storia risulta maggiore quando i suoi protagonisti sono da soli e si confrontano con i loro demoni e le loro personali battaglie. Un effetto del tempo individualista in cui viviamo? può darsi, ma, a questo contribuisce la scarsa chimica che c'è tra Mae Whitman e Carlos Valdes, due attori che hanno il perfetto piglio e physique du role per interpretare degli affascinanti outsider, incompresi della società, tutte le carte in regola per trovarsi eppure è difficile percepire veramente la loro attrazione reciproca. Vogliamo crederci con tutte le nostre forze perché, per citare il Guadagnino di Bones and All, due persone che si riconoscono l'una negli occhi dell'altra fanno bene al cuore e all'anima, ma l'unico effetto che ottiene Up Here è generare affetto e tenerezza nei confronti di questi personaggi che vorremmo vedere realizzati. Da soli però. In coppia, forse.

Definire se stessi, oltre gli stereotipi

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Up Here: Mae Whitman e Carlos Valdes in un momento romantico della serie

È ambientato nel 1999, prima degli anni 2000: crisi economiche, revival anni '80 e rivoluzioni per l'inclusione e la parità di genere, ma Up Here in quegli anni ci sta solo per convenzione narrativa, rimanendo estremamente moderno nel suo costruire i personaggi e mostrarne struggimenti, difetti e idiosincrasie. Quando nasciamo, il contesto in cui cresciamo ci regala, nostro malgrado, una bella valigia di condizionamenti culturali, familiari, di genere. Spogliarci di tutte queste indotte convinzioni per capire cosa ci appartiene e cosa no è un lavoro costante ed arduo che inizia in adolescenza e forse non si conclude mai veramente. Il modo in cui Miguel e Lindsay devono combattere contro il mondo da cui vengono è molto reale e poco stereotipato.

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Up Here: una scena della serie

Non è scontato che Miguel voglia essere orientato alla carriera, anzi la ragione per cui ha rinunciato al sogno di disegnare e ideare videogiochi è la collega fidanzata che lo ha tradito. Una situazione che un tempo ci saremmo aspettati di vedere accadere ad un personaggio femminile. Lindsay invece è in conflitto con se stessa perché ha preso tutte decisioni poco "femminili", in primis quella di lasciare un fidanzato quasi all'altare per perseguire l'aspirazione di scrittrice e di vita a New York. Né Miguel né Lindsay sono prevedibili e riconducibili a qualcuno di già visto e questo aspetto, unito ad un esilarante episodio, il sesto, tra droga e videogiochi, fa perdonare tutte quelle falle sopra elencate nonostante lo show sia riuscito solo a metà.

Conclusioni

A fine recensione della prima stagione di Up Here, commedia musical Star Original, disponibile su Disney+, ricordiamo che la serie va vista solo dai veri amanti del musical poiché fatica ad ingranare. Funziona più quando si concentra sul percorso personale dei due protagonisti, Mae Whitman e Carlos Valdes, che sulla loro storia d’amore. Per l’originalità dei personaggi e il lavoro di affrancamento dai condizionamenti che devono intraprendere, Up Here si guadagna qualche punto in più che ne vale la visione, in attesa di una migliore stagione.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • È libera da stereotipi di genere.
  • Racconta la difficoltà di trovare la propria strada.
  • Le musiche sono accattivanti.

Cosa non va

  • Il musical sovrasta spesso i desiderati momenti di scambio tra i due.
  • Seppur molto bravi, Mae Whitman e Carlos Valdes non hanno chimica.
  • Funzionano molto di più i percorsi individuali che la storia d’amore.