Ultraman 3, la recensione: l'ultima sfida di Ultraman

Si conclude su Netflix la serie dedicata all'iconico eroe giapponese con un'ultima stagione che metterà gli Ultraman della Terra di fronte a una nuova e terribile minaccia dallo spazio. Eccovi la nostra recensione, spoiler free, di questa terza e conclusiva stagione, che mette la parola fine a un progetto interessante quanto imperfetto.

Ultraman 3, la recensione: l'ultima sfida di Ultraman

In Occidente abbiamo avuto solo un vago accenno della popolarità che l'eroe venuto dallo spazio, Ultraman, conosce in Giappone.
Creato nel 1966 da Eiji Tsuburaya come sequel "non ufficiale" della serie Ultra Q, Ultraman può essere considerato, assieme a Godzilla, uno dei capostipiti di un nuovo genere, definito tokusatsu, cioè "effetti speciali", per l'uso massiccio degli FX all'interno della storia.

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Nella serie originale un alieno della Nebulosa M78 appartenente a un corpo di polizia spaziale, chiamati Ultra, è costretto a fondersi con un terrestre, Shin Hayata, per poter contrastare la minaccia di terrificanti mostri giganti.
Fin dalla sua prima trasmissione sull'emittente TBS Ultraman ottiene un successo strepitoso, diventando un vero e proprio fenomeno di culto, con decine di serie successive a un impatto sulla cultura popolare nipponica difficile da quantificare.
A distanza di più di cinquant'anni, lo studio Production IG ha deciso di proporre un remake che è anche un sequel della leggendaria serie originale, interamente in CGI 3D, puntando a nuovi spettatori e a un palcoscenico internazionale. Dopo una lunga attesa, dovuta anche a un rallentamento della produzione a causa del Covid, Ultraman stagione 3, è adesso disponibile in streaming su Netflix.

Scontro finale

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Ultraman 3: un momento della terza stagione

Proprio quando sembrava che Shinjiro Hayata si fosse ormai abituato al suo ruolo di erede di Ultraman nella divisione giapponese della SSSP, appare una nuova minaccia a mettere in discussione la sua vita. Ma non si tratta di mostri o nuovi alieni, bensì di... sé stesso! Lentamente ma inesorabilmente qualcosa sembra minare la mente e il fisico del ragazzo, che inizia ad avere strane visioni e a scatenare ondate di energia incontrollabile. In questi sogni spaventosi gli appare il kaiju Zetton, l'ultimo nemico sconfitto dall'Ultraman originale, il Gigante di Luce con cui il padre di Shinjiro era entrato in simbiosi anni prima. A nulla sembrano valere gli sforzi della Pattuglia Scientifica nel tentare di controllare i nuovi poteri di Shinjiro, anche usando una nuova Ultraman Suit appositamente studiata per lui.

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Ultraman 3: una scena

Peggio ancora, quando si trasforma in Ultraman Shinjiro sembra perdere completamente il controllo e inizia a provocare danni catastrofici e vittime tra i civili.
Mentre i suoi compagni cercano di arginare i danni, il resto della popolazione inizia ad essere sempre più spaventata e, in breve, quello che era considerato un eroe diventa una minaccia. Nonostante gli sforzi di Rena, ormai diventata un'affermata idol, di difendere pubblicamente l'eroe in armatura, Shinjiro perde fiducia in sé stesso e nella propria missione, ed è costretto a lasciare la SSSP e darsi alla macchia. Intanto, nell'ombra, un potente alieno sta tirando le fila di un piano che porterà, nelle sue intenzioni, alla completa distruzione di tutti gli Ultraman della Terra...

La fine di un eroe, la nascita di un mito

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Ultraman 3: un'immagine della serie

L'attesa per la parte finale della trilogia è stata, per fortuna, meno lunga della precedente. Se per la seconda stagione abbiamo infatti dovuto aspettare anni, la terza e conclusiva (?) parte della storia di Shinjiro arriva su Netflix a pochi mesi dalla fine della precedente.
Il comparto tecnico rimane sostanzialmente invariato, con animazioni abbastanza legnose in alcuni momenti e un cell shading che, seppur efficace nelle scene d'azione, mostra limiti abbastanza evidenti soprattutto nell'espressività dei volti, decisamente limitata, tanto che paradossalmente i mostri alieni sembrano più intensi ed efficaci, dal punto di vista "attoriale", rispetto agli umani.
Anche la caratterizzazione psicologica ed emotiva dei personaggi principali non è altro che un pretesto per mettere in campo stereotipi funzionali alla trama e, a parte Shinjiro e Rena, nessuno mostra una minima evoluzione rispetto al proprio ruolo predefinito, con il freddo Dan Moroboshi/Ultraman Seven a vincere meritatamente la medaglia d'oro come "Miglior Personaggio Monocorde" del decennio.
Alcuni passaggi della sceneggiatura sono rozzamente abbozzati e, obiettivamente, il piano del villain (che non vi sveleremo nei dettagli) fa acqua da tutte le parti. A fargli da contraltare abbiamo un protagonista principale che fatica moltissimo a mantenere un ruolo credibile e attivo. Tormentato da dubbi interiori e insicurezze continue (e abbastanza ingenue), Shinjiro sembra spesso più in balìa degli eventi che capace di contrastarli, almeno fino a che, nel più classico dei topoi narrativi del genere, non sarà obbligato a venire a patti con le differenti parti della sua tormentata anima, dal codardo che vorrebbe solo fuggire al più responsabile e nobile eroe.

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Ultraman 3: una scena dell'anime

Discorso a parte per Rena, protagonista di un cambiamento che ha fatto storcere il naso a molti "puristi" del canon. Ma il problema non è tanto il suo nuovo ruolo o look, quanto piuttosto che anche nel suo caso assistiamo a una trasformazione che avrebbe meritato maggiore attenzione e approfondimento, oltre che una sequenza presa di petto dagli anime con le maghette.
Tutto da buttare, quindi? In realtà, no. Nonostante i suoi evidenti difetti, Ultraman 3 può contare su alcune sequenze d'azione ben realizzate, con ripetute strizzatine d'occhio a un design "alla Iron Man" che, per quanto straniante e scontato possa essere, tutto sommato ha un suo senso in questo contesto.
Inoltre cerca comunque di portare avanti alcuni discorsi potenzialmente interessanti, in particolare sulla funzione dell'eroe in una società, non solo in quanto "combattente" ma soprattutto come fonte d'ispirazione per gli altri. E lo fa scegliendo, per l'appunto, quello che per i Giapponesi è "l'eroe in costume" per antonomasia, il gigante rosso e argento che ha segnato l'immaginario di intere generazioni fino ad arrivare al regista di Evangelion, Hideaki Anno, che ha incluso Shin Ultraman nella sua personale rielaborazione del trittico pop per eccellenza dei cult nipponici, dopo Shin Godzilla e Shin Kamen Rider.
Ben lungi dal tentativo di destrutturazione post-moderna di Anno, questo Ultraman 3 si limita, per così dire, a un livello più semplice ed elementare, sia recuperando elementi dalla prima versione per accontentare i vecchi fan, sia introducendo una nuova generazione al mito di un eroe che conta mezzo secolo di storia.
Alla fine del viaggio dell'eroe di Shinjiro ci ritroviamo, quindi, con una nuova, moderna incarnazione di Ultraman, l'eroe che da più di mezzo secolo combatte mostri a colpi di judo e raggi Specium.

Conclusioni

La recensione di Ultraman 3, ultima parte del rilancio di uno dei fenomeni più rilevanti della cultura pop nipponica, si chiude con un sostanziale pareggio. Agli evidenti limiti tecnici e narrativi si contrappongono alcune sequenze d'azione ben realizzate, un tema musicale efficace e, soprattutto, l'ammirevole tentativo di portare il mito del Gigante di Luce a un nuovo pubblico.

Movieplayer.it
3.0/5

Perché ci piace

  • Buone sequenze d'azione.
  • Dichiaratamente rivolto a un nuovo target.
  • Il tema musicale durante la trasformazione.

Cosa non va

  • Tecnicamente lascia alquanto a desiderare.
  • Personaggi monodimensionali e poco espressivi.
  • La storia va presa con il beneficio dell'inventario.