Two men in Town: Bouchareb e Whitaker presentano il film a Berlino

'Ho imparato molto sulla cultura e sul metodo di recitazione anglosassone sia da Brenda che da Forest', dice Rachid Bouchareb rispondendo alle domande durante la conferenza di presentazione del suo film in concorso a Berlino.

Torna per la terza volta in competizione al Festival Internazionale di Berlino il regista franco algerino Rachid Bouchareb. con il remake di un film francese del 1973 Due contro la città con Alain Delon e Jean Gabin. Ritrova Brenda Blethyn, l'ultima volta con lui nel 2009 per London River, che affianca il protagonista Forest Whitaker: il regista e il cast ci hanno parlato del film spiegando tra l'altro come il film sia un remake solo per quanto riguarda l'idea di partenza.

Cominciamo con te Brenda. Hai visto il film originale? Brenda Blethyn: Conosco il film ma in realtà ho scelto volontariamente di non vederlo, per non esserne influenzata. Preferisco sempre un approccio che sia il meno contaminato possibile per cercare la mia versione della cosa.

Cosa ti ha spinto ad accettare questo ruolo così particolare?
L'esperienza di London River, naturalmente, per la quale avevo già lavorato con Rachid Bouchareb. Quando mi ha cercata sono stata molto felice di avere l'opportunità di lavorare di nuovo insieme. Il ruolo è totalmente diverso, non solo dal precedente, ma da tutto quello che ho fatto fino ad ora, e questa cosa mi ha motivato tantissimo.

In effetti interpreti un personaggio davvero insolito, un poliziotto, un agente di controllo che ha il compito di sorvegliare gli ex detenuti in libertà vigilata. Un ruolo molto difficile per te, non solo per l'accento, molto difficile per un'icona british come te.
Sì, non solo ho dovuto lavorare sul mio accento americano, ma addirittura su quello dell'Illinois, visto che il mio personaggio viene da lì, ed è stato ancora più difficile. Mi sono preparata al ruolo affiancando una poliziotta di Albuquerque con cui ho passato molto tempo: una donna pratica, essenziale, dai modi spicci, non l'ho vista mai una volta guardarsi in uno specchio. Una che definirei una vera dura, insomma; è a lei che mi sono ispirata per il ruolo.

E tu, Forest avevi visto il film originale? Forest Whitaker: Sì, ho visto l'originale una volta accettato di fare il film, ma solo per comprendere meglio la storia. Quello che mi ha convinto è stato il fatto di poter lavorare con Rachid, è stata un'eccellente occasione per me.

Il film è molto diverso dall'originale, non solo perché il primo si svolge in Francia mentre qui siamo nell'America di oggi: ci sono molte altre differenze, più che un remake è un adattamento molto libero. Perché questa scelta? Rachid Bouchareb: Quello che mi interessava del primo film era l'idea di partenza, non volevo realizzare la copia di un film già fatto, già riuscito, già interessante. Ecco il perché di questa libertà, di remake c'è solo l'idea originale. Deux hommes dans la ville esplorava le controversie del sistema giudiziario francese: qui abbiamo trasferito tutto in un contesto diverso che mi interessava ugualmente esplorare. Ho voluto ambientarlo al confine tra Stati Uniti e Messico non casualmente, era quello che volevo approfondire: la frontiera, l'immigrazione. Abbiamo fatto molte ricerche insieme a Forest, incontrando tanta gente diversa, volevamo costruire un contesto che fosse documentato rispetto ai personaggi che lo popolano. Forest ha fornito il suo punto di vista, non solo quello personale ma quello di americano.
Forest Whitaker: In realtà ci sono molti profili che volevamo fossero delineati, e dietro c'è molta ricerca. Il mio personaggio si converte all'Islam mentre è in carcere, abbiamo incontrato vari imam coi quali abbiamo discusso a fondo di conversione.

L'ambiguità dei posti di frontiera si rispecchia anche nei personaggi, come il poliziotto interpretato da Harvey Keitel.
Lo sceriffo nonostante il suo ruolo ha invece un'umanità profondissima, avevo voglia di esplorare un personaggio così complesso e pieno di sfumature, che non fosse solo bianco o nero. É un personaggio che esiste anche nella realtà, perché nella nostra ricerca abbiamo incontrato gente così, e noi lo abbiamo inserito nel contesto che ci interessava: duro e inflessibile nell'applicazione della legge, ma allo stesso modo sensibile al dramma umano che giace dietro al fenomeno dell'immigrazione.

La scena finale è molto significativa.
Per i musulmani l'atto di lavarsi le mani è un rituale prima della preghiera. La conversione all'Islam del personaggio di Forest implicava una scelta di non violenza, una nuova strada da percorrere nella vita. Se questo è il senso, allora dopo quello che ha fatto semplicemente si rende conto che non può compiere questo rituale perché non avrebbe più senso.

E tu Dolores, cosa ci puoi dire del tuo personaggio? Dolores Herédia: Ho deciso di partecipare al film dopo aver letto la sceneggiatura, mi era sembrata molto diversa dal solito: molti silenzi, pochi dialoghi, un modo di raccontare molto diverso, ero interessata a sperimentare questa visione di Rachid.

E come è stato lavorare con Forest?
Ci siamo ritrovati dopo sette anni (Prospettive di un delitto, ndr), ma allora era molto diverso: qui abbiamo interagito molto, abbiamo avuto modo di discutere, prepararci insieme. Se dovessi usare due aggettivi per descriverlo direi magnanimo e generoso.

Bouchareb, come è stato avere Brenda e Forest come attori? Rachid Bouchareb: Posso dire che ho imparato molto sulla cultura di recitazione che definirei anglosassone, entrambi hanno un approccio molto preparatorio: ho scoperto giorno dopo giorno come gli attori cominciano veramente a recitare solo dopo aver fatto molta ricerca e molta preparazione, una cosa inedita per me, gli attori di altre scuole non hanno necessariamente tutti questo metodo, per dire.

Forest, permettici di chiederti infine se sei rimasto deluso dalla mancata nomination all'Oscar per The Butler: ti è dispiaciuto che il film sia stato così criticato? Forest Whitaker: Lavorare a The Butler - un maggiordomo alla Casa Bianca con Lee Daniels è stata un'esperienza veramente formidabile che mi ha lasciato tanto e di cui mi sono propriamente nutrito. Per quanto riguarda i premi, cosa vuoi che ti dica, penso che i film non vengano fatti necessariamente per vincere dei premi, molti film belli non vincono premi, l'importante è che piacciano al pubblico.
Brenda Blethyn: E difatti io l'ho adorato!