Toby Whithouse: scrivere per 'essere umano'

Abbiamo incontrato a Roma lo sceneggiatore di una delle serie tv britanniche più innovative e di maggior successo degli ultimi anni, parliamo di Being Human, storia di una fantastica e bizzarra convivenza in appartamento tra un vampiro, un lupo mannaro e un fantasma.

Torna anche quest'anno la serie di incontri organizzati dal Roma Fiction Fest in collaborazione con il S.A.C.T. (Scrittori Associati di Cinema e Televisione) con i migliori sceneggiatori a livello internazionale. Primo illustre ospite di questa seconda edizione di Created By - La TV delle idee, la TV degli scrittori, che anticipa di qualche settimana l'inizio della kermesse dedicata interamente alla fiction del piccolo schermo, l'autore britannico Toby Whithouse, tra gli sceneggiatori di Torchwood e Doctor Who ma più conosciuto per essere l'ideatore e creatore di Being Human, avvincente e innovativa serie tv fantasy-horror trasmessa e prodotta dalla BBC che nel 2009 gli è valso il Writer's Guild Award, il premio per la Migliore Serie Televisiva britannica dell'anno.
Trasmessa per intero anche in Italia ad aprile su Steel, Being Human è giunta ormai alla terza stagione (le riprese sono iniziate qualche giorno fa in quel di Cardiff dopo che le prime due erano invece ambientate e girate a Bristol) e si appresta a tornare in replica in estate sullo stesso canale a partire dall'8 agosto, per la gioia di tutti quelli che l'hanno persa.
Ideati dal RFF insieme al S.A.C.T. per alimentare il confronto artistico/culturale tra autori televisivi in ambito internazionale e fungere da stimolo creativo per gli scrittori televisivi italiani che in questo modo possono avvicinarsi a processi creativi diversi, questi incontri con i creators, come vengono definiti gli sceneggiatori nei paesi anglosassoni, definiscono un ruolo nuovo, diverso dal solito, che va oltre la mera scrittura ma esula spaziando nella direzione creativa del prodotto televisivo arrivando a volte perfino alla produzione esecutiva.
E Toby Whithouse è uno dei massimi esponenti di questa 'diversità' soprattutto nella scrittura perchè ideatore di un prodotto sì di grande intrattenimento ma anche molto originale nei dialoghi e nella caratterizzazione di personaggi, creatore di uno show che è riuscito nella difficile impresa di portare una ventata di novità in plot e situazioni che sia il cinema che la tv hanno ormai usurato fino alla banalizzazione. Una carriera iniziata come attore nella serie tv The House of Elliot della BBC per poi comparire in film di successo come Il diario di Bridget Jones e in spettacoli teatrali importanti come Laughter on the 23rd Floor di Neil Simon accanto al grande Gene Wilder, Whithouse ha iniziato a scrivere per la tv, prevalentemente per la BBC e per Channel 4, dopo il successo della sua piece teatrale Jump Mr Mainoff Jump, ambientata in una tavola calda della sua piccola città natale, Southend, gestita da una famiglia di immigrati russi.
Definita da Whithouse stesso "un geniale mix tra commedia, dramma, horror e fantasy", Being Human racchiude tanti stili e generi diversi per un unico semplice motivo, che non è il citazionismo sfrenato o la voglia di realizzare un prodotto glamour per teenager affamati di horror commerciale, bensì perchè "la vita è fatta di tanti generi e toni diversi, a volte estremamente comica a volte estremamente drammatica, è piena di svolte e di sorprese e quando accade qualcosa di strano non stiamo lì a dirci 'oh guarda, ho appena cambiato genere!', le cose succedono e basta. Secondo me è responsabilità dello scrittore rappresentare la vita in questo modo".
Ecco cosa ci ha raccontato della sua carriera, del suo modo di concepire le storie e del suo metodo di lavoro durante questo interessantissimo e stimolante incontro.

Ci racconta com'è nato il progetto?
Toby Whithouse: Per fortuna non ho mai dovuto lanciare o sponsorizzare da solo quest'idea, mi sono limitato a proporre quasi per scherzo questa pazzesca novità e sono stato appoggiato al 100%. In verità ero stato chiamato per scrivere una serie che raccontava le vicende stressanti di tre laureati che decidevano di andare a vivere insieme, sicuramente una delle idee più noiose che avessi mai sentito. Così ho iniziato a scrivere di questi tre personaggi e mi è venuta di getto l'ispirazione: Mitchell (quello che poi è diventato il vampiro ndr) era un sessuomane in via di guarigione, George (il lupo mannaro ndr) un represso insoddisfatto e Annie (il fantasma ndr) un'agorafobica. Sono venute fuori pagine e pagine di storie ed alla società di produzione, la Touchpaper, sono da subito piaciute molto, tanto che venne immediamente deciso di sviluppare una serie su di loro. Dopo riunioni su riunioni però il succo non veniva a galla, zero idee per l'episodio pilota. Durante l'ultimo tentativo prima di mollare, la buttai lì dicendo "beh, per vivacizzare potremmo fare di George un lupo mannaro!". Folgorazione: avevamo l'idea per il pilot e da una progressione naturale tirammo fuori qualcosa di completamente diverso, una convivenza tra un licantropo, un vampiro e un fantasma. Mi resi conto che era effettivamente ridicola perchè all'inizio la concepii come una sitcom ma quello che era importante era che improvvisamente avevamo non una storia, ma un'infinità di storie.

Come si è trasformata in una serie horror-fantasy?
Toby Whithouse: Lo script era veramente debole, me ne rendevo conto di giorno in giorno, forse la trasformazione in commedia era il mio modo di scusarmi per l'assurdità del plot (ride). Il problema era che il tutto era troppo comico e non aveva alcun elemento drammatico, i personaggi erano troppo deboli, non c'era tensione. Così decisi di mollare, anche alla luce del fatto che i personaggi delineati erano troppo semplici, le loro vite troppo assimilate nella società umana, non c'era pericolo nè lotta per la sopravvivenza, quindi ho ricominciato da capo fingendo di star scrivendo un film low budget americano che nessuno avrebbe mai visto. E da quel momento tutto è stato più semplice, la storia di Being Human ha preso vita e il pilot è venuto fuori brillantemente. La sensazione che ricordo meglio di quel periodo era una sorta di 'liberazione': lavoravo da 28 mesi su questa serie e improvvisamente avevo scritto quello che volevo, ero riuscito a esprimermi con la mia voce e la mia mente, ero certo che nessuno avrebbe mai realizzato o scritto una cosa del genere e questo ha permesso alla mia creatività di uscire completamente fuori senza inibizioni, nè condizionamenti. Una volta entrato nell'ordine di idee che nessuno avrebbe mai preso in considerazione questa storia è diventata automaticamente la sceneggiatura più facile che io abbia mai scritto. Questo è il consiglio che voglio dare agli sceneggiatori qui presenti oggi: date per scontato che quello che state scrivendo sarà un fallimento completo, la cosa vi aiuterà (ride).

Come l'ha presentato alla BBC? Com'è il tuo rapporto con la rete?
Toby Whithouse: La BBC aveva commissionato la storia originale, quella dei tre laureati, quindi immaginerete il loro stupore quando sono andato a parlare di questa 'roba'. Sorprendentemente la risposta fu molto positiva, ma come non poteva esserlo, la mia idea era geniale (ride). Inizialmente doveva andare sul primo o sul secondo canale, ma poi relegarono il pilot per la terza rete, la BBC 3, quella che di solito programmava i pilot. Provai ad oppormi ma la questione fu "o così, o niente", e allora dissi di si. Prima della messa in onda di questo pilot la BBC aveva già fatto la sua scelta ma il grande successo di Being Human costrinse la società a cambiare piani. Commissionarono 6 puntate per il terzo canale e alla fine fu la scelta giusta perchè andare sul primo o sul secondo canale avrebbe significato avere troppe responsabilità e pressioni, così invece ci hanno lasciati lavorare in tranquillità.

Quindi sono stati i fan a volerla fortemente, così come la terza stagione che è in produzione proprio in questi giorni. Che rapporto ha con i fan e come si è evoluto nel tempo?
Toby Whithouse: Dopo la messa in onda del pilot, la puntata zero, fu addirittura indetta una petizione online, i fan hanno letteralmente bombardato la BBC per far in modo che si realizzasse la serie. E' stato davvero fantastico a mio avviso, ma ha anche un rovescio della medaglia: da quel momento era come se tutti i fan avessero acquisito il potere di decidere cosa vogliono vedere e cosa no, si sono sentiti tutti un po' azionisti della serie, qualsiasi decisione che non piace loro protestano vivacemente. Lo sceneggiatore in questi casi non deve ascoltare nessuno, deve solo scrivere senza condizionamenti esterni anche se ignorare i fan significa rischiare molto perchè si rischia sempre di scontentare qualcuno. Io devo mantenere la 'mia' visione, devo scrivere solo quello che io voglio scrivere e che io voglio vedere.

Al momento del passaggio televisivo il suo pilot è stato presentato sulla BBC come un pilot vero e proprio o come un film? Il pubblico sapeva cosa stava vedendo?
Toby Whithouse: La parola 'episodio pilota' non fu mai e poi mai usata, erano stati tutti presentati come singoli film tv, ma il pubblico non è stupido è stato abbastanza furbo da capire che si trattava di un pilot. La reazione positiva del pubblico è arrivata dopo la messa in onda e la rete ha deciso di ascoltare le sue richieste, è stato per questo che alla fine è stato sviluppato anche il nostro progetto.

Com'è la situazione dei pilot ora in Gran Bretagna? C'è qualcosa di nuovo che viene prodotto in questo periodo?
Toby Whithouse: I pilot sono essenzialmente un rischio, per questo molto rari. Considerate che la BBC è finanziata con denaro pubblico quindi sono sempre molto cauti rispetto ai rischi finanziari. Ogni serie tv è rischiosa, i pilot sono considerati lo 'spreco finanziario' per eccellenza nella televisione. Per un'ora di film si usano soldi che potrebbero non venire mai recuperati, altra cosa è invece una serie completa che ti permette di spalmare gli investimenti in più puntate. Non proporrei mai un altro pilot per una serie perchè le società televisive puntano sempre a rimandare le decisioni e i pilot sono un ottimo sistema per rinviare scelte importanti. Ad un certo punto però arriva il momento della scelta, puoi dilatare la decisione di un anno o due ma una volta presa poi la devi sostenere.

A proposito di sostenere ci può parlare di budget, di costi e tempi di riprese? In quanto tempo girate un episodio?
Toby Whithouse: Considerate che per otto episodi ci hanno dato circa quattro milioni di sterline, più o meno 500 mila per ogni episodio, una cifra bassina per una produzione di questo genere, quindi abbiamo dovuto usare i soldi con molta cautela. Di solito si girano blocchi di tre episodi per volta circa, diciamo che ci vogliono più o meno sei settimane per girare tre puntate.

Avete fatto delle rinunce o delle modifiche sostanziali per via del budget?
Toby Whithouse: Avere un piccolo budget significa necessariamente che devi essere molto più creativo a livello di immaginazione, un esempio concreto è il nostro modo di rappresentare la Morte. In Being Human la morte non è altro che una porta con tutto quello che vi si può celare dietro. Può sembrare un'invenzione straordinaria ma la verità è che noi ci potevamo permettere quello, niente di più (ride). Le trasformazioni di George in lupo mannaro, altro esempio, sono state realizzate tutte attraverso i reparti di animatronic e prosthetic, con creature finte e animate elettronicamente. Se il budget fosse stato maggiore avremmo usato la CGI ma a mio avviso la serie ne ha guadagnato in veridicità, l'effetto è molto più ricco, ormai la CGI si vede in tante serie e in tanti film, questo metodo che abbiamo utilizzato invece mostra allo spettatore esattamente quello che c'era fisicamente in quella sala quando abbiamo girato, non c'è nulla di aggiunto.

Ci parla di questo nuovo ruolo chiamato 'show runner' che va tanto di moda ora nelle serie tv?
Toby Whithouse: Lo showrunning è nuovo in UK, è un termine inventato negli States e da noi l'ha portato per la prima volta Russell T. Davies quando ha deciso di far risorgere Doctor Who. Io personalmente sono il capo degli sceneggiatori e anche produttore esecutivo di Being Human, un termine un po' troppo lungo e complicato che in America si riassume in showrunner. Il mio lavoro consiste nello scrivere lo storyline di tutti gli episodi della serie, scrivo almeno la metà degli episodi per intero e sono coinvolto in tutte le decisioni principali sul cast, sul regista e, se necessario, aggiusto anche tutte le altre sceneggiature che vengono divise tra i miei collaboratori.

A proposito dei suoi collaboratori, come funziona la scelta? Li assegna la produzione come in America o li sceglie lei personalmente e liberamente? Avete delle scadenze precise?
Toby Whithouse: Li sceglie il creatore, cioè io, la BBC supervisiona e basta. Ho scelto tutto da solo, sia i registi che gli sceneggiatori, a memoria non ricordo che mi abbiano mai detto di no su qualcosa. Tutto ha una scadenza nella produzione cinema e tv, una serie di scadenze continue, ma sono convinto che senza di esse non si scriverebbe mai nulla.

Lei ha iniziato come attore, quanto questa sua esperienza e competenza specifica l'ha aiutata nella scelta dei tre splendidi attori protagonisti? Il talento dei tre è innegabile, evitano ogni stereotipo e ci offrono una rappresentazione nuova nonostante siamo abituati a figure di questo tipo...
Toby Whithouse: Uno dei vantaggi di essere anche attore è che le battute a volte sono impronunciabili, ma io mi prendo la responsabilità di verificare la credibilità dei dialoghi, vi assicuro che ogni linea di dialogo di Being Human è stata da me studiata e pronunciata per verificarne l'effetto ed evitare lo slogamento della mascella all'attore (ride). Se poi un attore ha una sola battuta mi assicuro che sia comica e che ogni personaggio abbia un nome anche se proferisce solo mezza parola. Nel curriculum un conto è mettere un appellativo generico tipo 'poliziotto' e un conto è mettere un nome e cognome, dà un altro tono!

Le prime due serie erano ambientate e girate a Bristol la terza invece a Cardiff, quanto ha influito secondo lei la location non troppo glamour sul successo della serie e su quello dei personaggi? E' stata una scelta di scrittura o interna dell'azienda per costi e esigenze varie?
Toby Whithouse: La scelta del posto in cui ambientare la serie è stata dettata da esigenze societarie prima di tutto. La BBC è divisa in regioni e nazioni e la serie mi fu commissionata dalla BBC del Galles quindi anche volendo non sarebbe stato possibile ambientarlo altrove. Cardiff all'epoca era troppo affollato e abbiamo optato per Bristol. I personaggi di Being Human vogliono vivere come esseri umani, immergersi ed essere assimilati, ho pensato che fosse normale ubicarli in una città, farli camminare per le strade anche se questo comporta il rischio di svelare la loro identità. Per recuperare l'umanità perduta, che poi è il loro obiettivo, c'è solo questo modo, devono immergersi nella comunità di persone cui vogliono assomigliare.

Secondo lei qual'è, se c'è, il target d'età cui Being Human è rivolto?
Toby Whithouse: Nel momento in cui inizi a scrivere qualcosa diventi tu il primo spettatore a fruire del prodotto, ovvio che maggiormente si indirizza ai giovani, ma se da sceneggiatore decidi a priori di scrivere per i giovani allora rischi di ritrovarti in mano qualcosa di artificioso. Spesso sbagliando si pensa che il pubblico giovane sia meno sofisticato. La BBC è convinta che il target sia 18-25 anni che è quello più ambito dai network, io personalmente penso che Being Human piaccia anche ai quindicenni e ai trentenni, e so per certo che anche i cinquantenni lo guardano. Dal canto mio, cerco sempre di evitare di scrivere per una sola fascia di età.

Quando ha iniziato a scrivere la serie ha anche immaginato una durata globale dello show, oppure no?
Toby Whithouse: Mi trovavo a Los Angeles e un produttore mi chiese se avessi in testa più o meno sei o sette stagioni, gli risposi di no ovviamente, queste cose succedono solo in America, in Inghilterra non ci sono fondi per fare questo, i contratti agli attori si fanno per un massimo di due stagioni alla volta. Ogni volta devo attendere di vedere quali e quanti attori ho a disposizione per progettare le storie, devo lavorare di volta in volta, d'altronde la vita è una sorpresa continua, non possiamo sapere cosa succederà tra uno o due mesi figuriamoci tra uno o due anni.

Il canale americano SyFy ha da tempo messo in cantiere un remake, ma con tredici storie diversissime dalle originali. In genere nelle trasposizioni qualcosa cambia e nel corso della storia questo cambiamento si rivela fatale. Come vede questo passaggio? Si sente di fare qualche raccomandazione a chi se ne occuperà?
Toby Whithouse: La cosa importante è non avere timore reverenziale nei confronti dell'originale, so che il prodotto verrà portato in un contesto e in una cultura completamente diversi, si prendano pure i pezzi che vogliono ma che lo rendano americano in tutto o e per tutto. Se fossero troppo rispettosi rischierebbero di creare un prodotto ibrido, né carne né pesce. Mi auguro di vedere un prodotto diverso, nuovo, a sé stante.

Le serie tv sono spinte, seguite e sponsorizzate da blog e siti internet, in generale da attività online. Che rapporto ha la sua serie con il web?
Toby Whithouse: C'è un sito ufficiale della serie online, su cui pubblichiamo man mano anche filmati di backstage durante le riprese, prima che ogni stagione venga mandata in onda faccio di solito uno o due prequel di cinque minuti esclusivo solo per gli utenti web. Dopo la prima stagione c'erano alcuni elementi nuovi per cui ho scritto tre minifilm da cinque minuti per introdurre le novità ed essi erano disponibili unicamente su internet. Per la seconda stagione ho invece fatto un piccolo breve film con cui introducevo i due nuovi personaggi. La serie ha un grandissimo seguito sul web, il mio voleva essere un piccolo regalo per gli utenti internet, un grazie per la dedizione e l'affetto.

Di solito in questo genere di serie tv la componente fantasy con l'avanzamento delle stagioni prende il sopravvento, aumenta la dose di soprannaturale, aumentano i complotti e la loro complessità, si tende a spingersi sempre più oltre il limite. Insomma, col tempo, la componente soprannaturale prevale sulla naturalezza della trama, pensiamo a serie come Buffy - L'ammazzavampiri o Heroes... Ha pensato a questo problema in qualità di autore?
Toby Whithouse: La mia priorità era mantenere la serie nel nostro mondo e non traslarla in altri mondi. Sono cresciuto leggendo fumetti, vedendo troppi film horror e di fantascienza, e le cose che ho sempre apprezzato di più erano quelle che erano 'possibili', in cui tutto quello che vedevo o leggevo poteva essere vero, ma era celato dietro la realtà di tutti i giorni. Non ho mai pensato di far rivelare ai tre personaggi protagonisti la loro vera identità al mondo, non si parlerebbe più del nostro mondo a quel punto ma diventerebbe un mondo televisivo, troppo poco realistico.