The New Look, la recensione: sopravvivere di creatività

La recensione di The New Look, serie in dieci puntate disponibile su Apple TV+ dove viene raccontata la storia vera di di Christian Dior, tra la rivalità con Coco Chanel e un passato difficile.

The New Look, la recensione: sopravvivere di creatività

For me creation was survival

È un oceano fatto di onde quello del cinema e della serialità. Sono ondate che vanno, e spariscono; moti ondulatori che amano rincorrersi per perdersi e ritrovarsi. A volte è più facile chiamarle "mode": la moda degli zombie movies, la moda dei teen-drama, la moda delle rom-com. Ma se fosse la moda, quella con la "m" maiuscola, fatta di sfilate, di haute-couture e di stilisti rinomati, a diventare essa stessa una "moda" cine-televisiva? Una moda sfiorata dallo spettatore, attraverso lo schermo: dopo Balenciaga su Disney+, un altro microcosmo privato è ora pronto a rivelarsi alla luce della serialtà con The New Look (disponibile su Apple TV+). Un biopic che, come sottolineeremo in questa recensione, tocca un'altra biografia, per abbracciare l'universo bellico della resistenza francese tra le ombre della Seconda Guerra Mondiale. È il mondo di Christian Dior, che lascia tessuti e forbici, nastri e lacci.

The New Look: la trama

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The New Look: una scena

Durante l'occupazione tedesca Parigi non era la città elegante che ci immaginiamo oggi. Certo, menti come quelle di Balenciaga, Lelon e Dior continuavano a lavorare, ma il velo funesto di matrice nazista ha imbruttito anche i capolavori di questi stilisti. Ambientato in questo periodo, The New Look mette a confronto lo stile di Christian Dior (Ben Mendelsohn) con quello di Coco Chanel (Juliette Binoche), le cui silhouette morbide e confortevoli dei suoi tailleur in tweed erano opposte alla vita accentuata e i completi spezzati e strutturati di Dior. E sarà proprio quando scoppierà la guerra che Chanel chiuderà la propria maison, diventando agente dell'intelligence nazista, mentre la sorella di Dior, Catherine (Maisie Williams), viene arrestata, torturata e internata nel campo di concentramento di Ravensbrück per aver preso parte alla Resistenza francese. Dior, che aveva prestato servizio militare, riesce a lasciarlo nel 1942, tornando a Parigi, dove inizia a lavorare in partnership con il sarto Lucien Lelong (John Malkovich) nella Parigi occupata. Riesce a fondare il suo marchio omonimo nel 1946 e la sua prima collezione di 90 abiti fu un successo, soprannominata "The New look" dalla direttrice di Harpeer's Bazaar Carmel Snow.

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Un nuovo sguardo, un nuovo stile

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The New Look: una scena

Il "The New Look" a cui fa riferimento il titolo non va pertanto ricercato nella riproposizione rivoluzionaria di concepire il senso di eleganza e di moda che ha determinato il successo di Christian Dior, quanto nella semantica più pura del termine: look non è "aspetto", ma sguardo. Quello ideato da Todd A. Kessler è pertanto un nuovo campo di indagine, di analisi e di scoperta di un lasso di vita spesso nascosto dietro metri di stoffa. Il genio che vola libero sotto forma di riprese dinamiche, raccordate da un montaggio incalzante, nelle prime fasi del prologo, si raggelano in inquadrature più statiche, sospinte da attimi di tensione, paura, frustrazione nella galleria dei ricordi. Ogni episodio si fa passo in avanti di un lungo flashback, narrato dai vari registi con riprese che all'eleganza del movimento si sottomettono all'inclinazione della paura bellica. Immortalati dal basso, dall'alto, o da inquadrature angolate, i personaggi si fanno raccoglitori trasparenti di emozioni quasi tangibili.

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The New Look: una scena

Una restituzione diretta, senza retorica o filtri, resa possibile da performance sentite, comprese e lanciate indietro con umanità da attori del calibro di Ben Mendelsohn, Maisie Williams e Juliette Binoche. Chiamato a rendere visibile i tormenti, le fragilità e la disperazione non solo di un genio della moda, ma soprattutto di un fratello, di un figlio, di un amico in lotta con il suo talento e la furia nazista, e Mendelsohn cuce sul proprio corpo l'anima di Dior. Sguardo basso, quasi timidamente reverenziale, in lui vive un uomo insicuro nella vita, quanto deciso una volta che trattiene metri di stoffa tra le mani. La sua è un'individualità che scappa dall'egoismo, eppure è incapace di convidere le proprie inquadrature con gli altri, che siano colleghi, amici, o addirittura il proprio padre. E se lascia aperta tale possibilità di inclusione, è attraverso la sua presenza surrogata colta come un riflesso su specchi, finestre, o da tende che nascondono il volto dei suoi interlocutori. Ben Mendelsohn entra con apparente facilità nella psicologia di Christian Dior, veste i suoi panni e rimarca le sue parole, restituendole indietro con un accento francese che esula dalla caricatura o dalla forzata imitazione.

Cucire di intensità, vestire di troppe parole

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The New Look: una scena

Sembra un abito confezionato con talento, precisione ed eleganza, The New Look, eppure ci sono dei punti che paiono cuciti con frettolosità, e con la voglia smisurata di strafare. Spinta dal desiderio di offrire ai propri spettatori quanti più eventi curiosi, sconosciuti, o imprevedibili all'interno di due esistenze così iconiche (e per questo considerate di proprietà universale) l'opera finisce per accumulare troppe informazioni, troppe sottotrame, con il rischio di mandare fuori pista e scarabocchiare il foglio su cui stava disegnando la propria storia. Saltare dal mondo di Coco Chanel a quello di Christian Dior, richiede infatti allo spettatore un alto tasso di attenzione. Incuriosii, gli spettatori non possono e non vogliono perdersi ogni singolo attimo che vive nello spazio di queste due esistenze così agli antipodi. Ma così facendo, The New Look stipula un contratto impari, chiedendo in cambio al proprio pubblico un'alta dose di impegno con il rischio di stancarlo senza riuscire ad assaporare appieno l'onda altalenante che la vita ha riserbato a Coco e Christian. Troppe vicende, troppi punti di svolta che bombardano come una cittadina sotto assedio lo schermo degli spettatori, lasciandoli spesso soli a vagare alla ricerca di un porto di comprensione sicuro.

Il duello della stoffa

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The New Look: una scena

Che Christian Dior e Coco Chanel siano l'asso del racconto lo dimostra soprattutto l'ancoraggio della cinepresa su entrambi i personaggi. La scelta delle inquadrature, della lente focale, dell'inclinazione o angolazione di ripresa: nulla è lasciato al caso in The New Look, ma tutto è dettato dalla necessità di tradurre visivamente le loro emozioni e i maelstrom che li investono senza previsione alcuna. E così, i grandangoli impiegati nei momenti di maggior scuotimento emotivo, la fissità mobile della cinepresa, le inquadrature in fish-eye sui loro volti, sono tutti risultati di uno studio profondo su come facilitare l'immedesimazione, portando personaggio e pubblico a camminare in equilibrio sulla stessa linea emotiva.

Guerra di running-time

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The New Look: una scena

Dieci puntate saranno per molti forse un po' troppe, per altri forse troppo poche; fatto sta che l'aver sacrificato parti di quella scalata al successo priva di ambizione, o sotterfugi che ha portato Dior nel pantheon dell'haute-couture a favore di Coco Chanel mina in certi punti l'intento stesso che ha dato vita questo progetto. Per quanto carismatica, la figura di Chanel sovrasta anche qui quello che dovrebbe essere il punto cardine della narrazione; sarebbe stato pertanto più interessante puntare maggiormente sulla restituzione di una vita altrettanto tumultuosa come quella di uno stilista la cui pagina di Wikipedia si riduce a poche linee.

The New Look è il nuovo stile che Christian Dior ha donato al mondo; ma The New Look è anche un nuovo modo di raccontare la moda e le menti che si nascondono lì dietro, mescolando classicità e invenzione, dinamicità di ripresa ed eleganza di sguardo; le stesse caratteristiche che hanno reso Maison Dior il simbolo che è oggi e che Kessler ha saputo restituire nel corso di questa lunga sfilata televisiva.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di The New Look sottolineando come la serie disponibile su Apple TV+ riesca a restituire non solo il duello stilistico, ma anche caratteriale e biografico che ha segnato le esistenze di Coco Chanel e Christian Dior. Nonostante un impianto visivo impeccabile ed elegante come gli abiti ideati dai propri protagonisti, la serie ideata da Todd A. Kessler inciampa su una mole di sottotrame ed eventi che appesantiscono sin da subito la portata dell'opera mettendo talvolta a dura prova l'attenzione dei propri spettatori.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • Le performance degli attori, in particolare di un Ben Mendelsohn dolcissimo e umanissimo.
  • L'uso di inquadrature riflettenti gli umori e gli stati d'animo che si vivono sullo schermo.
  • La fotografia stile vintage.

Cosa non va

  • L'accumulo di informazioni, personaggi e sottotrame che rischiano di depistare e confondere il proprio pubblico.
  • Un running time che preferisce Coco Chanel a Christian Dior.