The Bear 2, recensione: se possibile, ancora più bella

La recensione di The Bear 2, una seconda stagione meno frenetica, ma, se possibile, ancora più bella della prima. La cucina come mezzo per esplorare il senso della vita. Su Disney+.

The Bear 2, recensione: se possibile, ancora più bella

La prima stagione di The Bear è ambientata nella cucina di un ristorante, ma in realtà è girata come fosse un film di guerra. La tensione e il livello di stress della brigata sembrano molto simili a quella dei soldati in trincea. Siamo a Chicago, nella paninoteca The Original Beef of Chicagoland, attività a conduzione familiare. Quando il titolare, Mikey (Jon Bernthal), si suicida, è il fratello minore, Carmy (Jeremy Allen White), a prendere in mano la situazione. Nonostante sia uno chef rinomato, quel posto per lui diventa la cosa più importante: salvare The Beef è il suo modo di affrontare il trauma. Se vi state chiedendo se sia necessario prendere dei tranquillanti anche dopo la visione dei nuovi episodi della serie, sappiate che la vera domanda è: la qualità di scrittura e recitazione è rimasta la stessa? La risposta è di quelle che non arrivano spesso: come spiegheremo nella recensione di The Bear 2, la seconda stagione è, se possibile, ancora più bella della prima.

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The Bear 2: una scena

Avevamo lasciato Carmy e Sydney (Ayo Edebiri, sempre più brava) pronti a trasformare The Beef in The Bear, ristorante con ambizioni da Stella Michelin. Un'impresa, come scopriamo all'inizio di The Bear 2, disponibile dal 16 agosto su Disney+ con 10 nuovi episodi, praticamente disperata. Come la vita personale del protagonista, è tutto da ricostruire: l'impianto elettrico, le pareti piene di muffa, il menù. Per non parlare dello staff: per essere competitivi non basta più sapere fare i pancake, bisogna alzare il livello di gioco.

La metafora sportiva qui è d'obbligo: se infatti la prima stagione è girata come fosse il resoconto di una una battaglia, la seconda si trasforma in un racconto quasi sportivo. Non è un caso che venga costantemente citato il libro di Coach K, molto famoso in America, Leading With the Heart: a tutti i protagonisti è affidato un ruolo preciso, che aiuta tutta la brigata, proprio come fossero una squadra. Con uno spunto simile a quello di Ted Lasso, la cucina e lo sport sono in realtà un pretesto: al centro di The Bear 2 c'è la domanda delle domande. Qual è il senso della vita?

Il trailer di The Bear 2

The Bear, la recensione: a lezione di cucina... e di vita

Il senso della vita in un cannolo

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The Bear 2: un momento della serie

Chiamati a mettere ordine nelle proprie esistenze e a migliorarsi per riuscire a essere competitivi e aprire il nuovo locale in soli tre mesi, tutti i protagonisti devono necessariamente fare i conti con se stessi. A soppesare i propri punti di forza, gli errori, le debolezze. C'è chi ancora non si è ripreso da un divorzio, chi ha la madre malata, chi è incinta e non l'ha detto a nessuno. Qualunque sia il tormento personale dei personaggi, tutti arrivano a farsi la stessa domanda: qual è il mio scopo? Se lo chiede per primo Richie (Ebon Moss-Bachrach), che si definisce da solo "un uomo senza qualità". Eppure, investito di responsabilità e fiducia da Carmy, anche lui troverà il suo talento. Così come Marcus (Lionel Boyce), protagonista di uno degli episodi più belli, quello a Copenaghen, dove va per imparare i segreti della pasticceria.

Boiling Point e The Bear: quando il piano sequenza corre in cucina

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The Bear 2: una foto di scena

Se inizialmente la risposta più facile alla domanda sembra essere quella di seguire un sogno con tutte le proprie forze, i personaggi, e in particolare Carmy, scoprono che il vero segreto della felicità è saper bilanciare la propria esperienza con quella degli altri. Un lusso per chi, come il protagonista, pensa di non meritarla e per questo anestetizza ogni desiderio, sacrificandolo sull'altare del successo. Quando però incontra di nuovo Claire (Molly Gordon), il grande amore della sua vita, a cui non ha avuto mai il coraggio di dirlo, tutto viene messo in discussione.

E proprio quando pensavamo che The Bear fosse diventato più introspettivo e rilassato, ecco che torna la guerra, esattamente a metà: l'episodio numero 6, Fishes, di un'ora, il doppio della durata classica, è un doloroso e sfiancante flashback, in cui assistiamo a una cena di Natale della famiglia Berzatto. Ci sono tutti: Carmy e i suoi fratelli, Mikey e Nat, i cugini, gli zii, Richie. E soprattutto mamma Berzatto, Donna. Non vi sveliamo l'incredibile cast chiamato a interpretare i parenti di Carmy (così come altre due guest star di enorme pregio presenti in altre puntate), ma siate pronti a emozioni forti. È qui che scopriamo perché il protagonista odia i cannoli siciliani. E una volta compreso, sarà un viaggio emozionante capire come se ne riapproprierà, con l'aiuto della famiglia che si è scelto, la sua brigata.

The Bear: tra le migliori serie degli ultimi anni

Di serie scritte e interpretate in modo magistrale ce ne sono diverse: Succession e Better Call Saul sono forse sul podio delle migliori viste negli ultimi anni. Ma The Bear non è da meno. Anzi: empatizzare con criminali e miliardari è una sfida che, da spettatori, si accetta. È un gioco. Vedere invece sullo schermo persone esattamente come noi, che vivono di piccole delusioni e felicità quotidiane, cercando di migliorarsi nonostante i fallimenti, può essere molto più destabilizzante: diventa quasi terapia.

The Bear: perché è una delle migliori serie dell'anno

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The Bear 2: un'immagine della serie

La variegata umanità che vediamo nella serie creata da Christopher Storer è viva, vera, pulsante: impossibile non riconoscersi in almeno una delle fragilità che vediamo raccontate con una naturalezza e un realismo quasi spietato. A seconda delle esperienze personali e delle capacità individuali, il cammino di una persona può prendere svolte imprevedibili, su cui si ha pochissimo controllo. Un pensiero che terrorizza. E, di fronte al caos che è la vita - o la cucina di un ristorante -, per quanto si provi a darsi regole e obbiettivi la cosa più importante in assoluto è lo scambio con gli altri. Soltanto dalla condivisione può nascere qualcosa di bello e vero. Che sia un cannolo rivisitato o un rapporto, non necessariamente romantico, che ci cambia in meglio e ci fa capire che si può sempre ricominciare, reinventarsi. Se c'è la voglia di cambiare e di fidarsi di altre persone spaventate esattamente quanto te.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di The Bear 2, la seconda stagione della serie con protagonista Jeremy Allen White è ancora più bella della prima. Il livello di scrittura arriva al livello della perfezione, il cast è sempre più affiatato e convincente. Senza svelare nulla, c'è poi una lunga serie di guest star di livello altissimo, che impreziosisce ancora di più questi nuovi dieci episodi. Se The Bear era quasi un bollettino di guerra, The Bear 2 diventa un racconto sportivo, in cui la brigata di Carmy si trasforma in una vera e propria squadra. Vero, sincero, quasi spietato nel suo realismo. Tra le serie migliori degli ultimi anni.

Movieplayer.it
5.0/5
Voto medio
4.8/5

Perché ci piace

  • La scrittura praticamente perfetta.
  • La bravura di tutto il cast.
  • Le incredibili e numerose guest star.
  • La colonna sonora.

Cosa non va

  • È veramente difficile trovare a dei difetti a quella che è una delle migliori serie degli ultimi anni. Un deterrente potrebbe essere l'ansia che può derivare dalla visione in sequenza di più episodi.