Sweet Home, la recensione: la serie Netflix che ci trasporta in una Corea popolata da mostruose creature

La recensione di Sweet Home, la serie Netflix tratta dal famoso webtoon coreano che racconta lo scoppio di una "mostruosa" epidemia.

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Sweet Home: una foto di scena della serie

Prima di cominciare questa recensione di Sweet Home è necessario un piccolo passo indietro sulla genesi di questo progetto Netflix: la serie in dieci episodi distribuita dalla piattaforma streaming è tratta da uno dei più famosi webtoon coreani di sempre, un genere di comic - disponibile esclusivamente in digitale - a fruizione gratuita che da qualche anno sta spopolando nel suo paese d'origine ma anche nel resto del mondo. Il fumetto creato da Kim Carnby e Hwang Young-chan è alla base di un adattamento piuttosto fedele che riprende in pieno le atmosfere fanta-horror estremamente dark dell'opera da cui è tratto: diretta da Lee Eung-bok, Sweet Home è una serie ad alta tensione, con momenti particolarmente violenti e che non lesina nel gore - e che per questo potrebbe essere un po' ostica per alcuni spettatori - ma che riesce comunque a catturare anche chi non è particolarmente amante del genere per la cura che mette nella costruzione del suo intreccio e, soprattutto, per la caratterizzazione dei numerosi personaggi, che con il procedere della narrazione si fanno sempre più sfaccettati ed affascinanti.

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Sweet Home: un'immagine della serie Netflix

A colpire di questa serie è il fatto che, pur mettendo insieme alcuni dei temi e degli spunti più abusati dello zombie movie - un gruppo di personaggi rinchiusi in un'unica location, costretti a combattere sia le minacce che provengono dall'esterno che quelle dall'interno, rappresentate da chi tra loro potrebbe mettere in pericolo la loro sopravvivenza -, riesca comunque a dare vita a qualcosa di originale e interessante. Come vedremo Sweet Home non è di certo perfetta, ma i suoi difetti non rendono l'esperienza di visione meno piacevole e coinvolgente. Questo, ovviamente, se non vi fate sconvolgere troppo da morti cruente e sangue distribuito a secchiate.

Una malattia misteriosa

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Sweet Home: una scena della serie

Cha Hyun-soo (Song Kang) è un giovane adulto dal passato estremamente traumatico: dopo la morte dei genitori e della sorella in un incidente lascia la casa in cui viveva da recluso (il ragazzo, vittima di bullismo, era diventato un hikikomori) per trasferirsi in un fatiscente condominio di periferia. A pochi giorni dall'arrivo, però, Hyun-soo inizia a notare lo strano comportamento di alcuni dei suoi vicini: molti di loro stanno infatti subendo un inquietante trasformazione, da esseri umani a creature mostruose e assetate di sangue. Il ragazzo sarà presto costretto ad abbandonare la sicurezza del suo piccolo appartamento per salvare due bambini minacciati da un'orribile creatura: questo primo atto di coraggio lo porterà a rompere un po' del guscio che si era costruito e a unirsi a un gruppo di superstiti rifugiatosi al piano terra della palazzina. Tra loro un'aspirante rockstar, Yoon Ji-soo (Park Kyu-young), un vigile del fuoco Seo Yi-kyeong (Lee Si-young), la ballerina Lee Eun-yoo (Go Min-si) e suo fratello Lee Eun-Hyuk (Lee do-Hyun), il misterioso Pyeon Sang-Wook (Lee Jin-Wook) e tanti altri: ognuno di loro nasconde dei segreti e un doloroso passato difficile da superare, ma insieme scopriranno la loro forza e cercheranno di sopravvivere alle mostruose minacce che si aggirano sia fuori che dentro l'edificio.

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Sweet Home, come dicevamo, pur non essendo propriamente una storia di zombie, sfrutta nelle sue premesse molti degli elementi narrativi tipici del genere ma si sviluppa come qualcosa di unico è originale. Uno degli spunti che ci è parso più interessante è il fatto che ognuno dei personaggi potesse, in qualunque momento e senza alcuna ragione apparente, trasformarsi in un mostro: la malattia - o forse una maledizione di origine sovrannaturale? - che li cambia così radicalmente non è dovuta infatti ad un agente esterno ma da qualcosa dentro di loro che fa scattare la mutazione. L'aspetto della creatura che diventeranno, poi, dipende dai loro desideri e dalla loro paure più profonde: qualcuno di estremamente violento in vita, che desiderava possedere una grande forza fisica, potrebbe ad esempio diventare un essere enorme e muscoloso. Tutte le creature con cui i personaggi entrano in contatto durante la serie sono infatti estremamente diverse e possiedono poteri e caratteristiche fisiche completamente differenti, c'è addirittura chi non sembra interessato a far del male agli esseri umani o chi - ma non vi sveliamo altro perché si tratta di uno snodo fondamentale nella trama -, riesce a mantenere sotto controllo la trasformazione, diventando una sorta di ibrido potente e quasi immortale.

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Sweet Home: un momento della serie

Detto questo, però, ci sarebbe piaciuto che la serie si soffermasse di più sulle creature mostruose con cui di volta in volta i personaggi si scontrano: ciò che le rende interessanti sono proprio le loro caratteristiche fisiche così esagerate ed estreme, che dipendono da qualcosa dentro di loro quando erano ancora esseri umani. Perché c'è un mostro con mille occhi? O perché ce n'è uno che sembra un enorme ragno? Uno dei punti di forza di Sweet Home è proprio la particolarità di ognuno degli esseri affrontati - così lontani dagli zombie tutti uguali e senza nome a cui ci hanno abituato altri prodotti del genere -, e per questo avremmo preferito si cercasse lo spazio per approfondire di più alcuni di loro, magari esplorando chi erano prima della trasformazione.

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L'approfondimento dei personaggi

La serie fa invece la scelta di concentrarsi di più sui sopravvissuti, sulle relazioni che si instaurano con il passare del tempo tra di loro e su quel passato traumatico che - in maniera diversa - li perseguita tutti. Se da una parte la caratterizzazione così sfaccettata dei protagonisti è tra gli elementi che più ci hanno fatto coinvolgere alla serie, dall'altro fa sì che la componente action a volte venga un po' trascurata per concentrarsi sulle dinamiche tra i personaggi: alcuni episodi risultano così più tesi ed adrenalinici, altri, in particolare quelli centrali, invece si trascinano un po', lasciandoci con la voglia di qualcosa in più e facendo sì che la serie, nel complesso, risulti un po' sbilanciata.

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Sweet Home: una scena tratta dalla serie

Nel corso dei dieci episodi che compongono la serie, comunque, lo spettatore viene sempre più coinvolto emotivamente nelle vicende dei protagonisti, di cui, come dicevamo, ci viene svelato il passato e come ne abbia influenzato la vita. Molti dei personaggi nascondono dei traumi che riescono, però, lentamente a superare: lo stesso Hyun-soo, da ragazzo arrabbiato e stanco della vita (inizialmente lo vediamo pianificare il suo suicidio) attraversa un percorso di grande trasformazione, diventando qualcuno che pensa al bene degli altri prima che a sé stesso. Ognuno di loro va incontro a qualche tipo di cambiamento, divenendo così, con il procedere della storia, sempre più affascinante ed interessante agli occhi dello spettatore.

Al centro di Sweet Home troviamo quindi lo scontro con i mostri, sia quelli che vagano al di fuori dall'edificio in cui i personaggi si sono asserragliati che quelli che si nascondono dentro di loro. La domanda che ci viene naturale porci è: chi sono i veri mostri? Come molti film e prodotti di questo tipo insegnano, la risposta non è così scontata: spesso, infatti, a nascondere i lati più crudeli e meschini sono alcuni esseri umani, non tanto le creature che incontriamo durante la serie (che, in certi casi, arrivano addirittura ad aiutare i protagonisti).

In attesa di una seconda stagione?

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Una scena di Sweet Home

I difetti della serie, che includono alcune scelte di regia e di montaggio non particolarmente riuscite - certi elementi forse funzionavano meglio su carta stampata piuttosto che su schermo - e una CGI non delle più eccezionali (piuttosto evidente nelle scene d'azione), non rovinano, come dicevamo, l'esperienza di visione. Lo spettatore arriva al termine del decimo episodio quasi deluso che l'avventura sia giunta - temporaneamente - al termine. Sweet Home si conclude lasciandosi molte strade aperte per una seconda stagione, distaccandosi completamente dal fumetto che lo ha ispirato. A noi non resta che aspettare che Netflix metta in produzione i prossimi episodi, perché non vediamo l'ora di scoprire quale sarà il destino dei personaggi a cui ci siamo tanto affezionati.

Conclusioni

Tirando le somme di quanto detto nella nostra recensione di Sweet Home, la serie Netflix tratta dal famoso webtoon coreano riesce a dare vita a qualcosa di originale ed interessante pur sfruttando alcuni degli spunti più abusati dello zombie movie. L'ottima caratterizzazione dei personaggi, poi, cattura e coinvolge lo spettatore per tutta la sua durata. Peccato per una CGI che lascia un po' a desiderare e per le scene d'azione forse un po' affrettate.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.4/5

Perché ci piace

  • La trama ben sviluppata ed interessante.
  • I personaggi molto ben caratterizzati.

Cosa non va

  • La CGI lascia un po' a desiderare e le scene d'azione potevano essere realizzate meglio.
  • Alcune puntate si trascinano un po' e la serie risulta nel complesso un po' sbilanciata.