Star Trek: Discovery 2x12, la recensione: questioni di controllo

La recensione di Star Trek: Discovery 2x12, episodio in cui la situazione comincia a farsi disperata.

Star Trek Discovery Through Stagione 2 Episodio 12 Through The Valley Of Shadows 1
Stark Trek Discovery: Shazad Latif in una scena dell'episodio Through the Valley of Shadows

Siamo arrivati alla recensione di Star Trek: Discovery 2x12: la scorsa settimana abbiamo scoperto la verità definitiva sull'Angelo Rosso, il misterioso visitatore dal futuro è infatti la madre di Michael Burnham, non morta ma intrappolata in un avvenire remoto che lei sta cercando di scongiurare, per impedire il dominio dell'intelligenza artificiale nota come Control. Quest'ultima è una minaccia che nelle puntate più recenti ha cominciato a farsi sentire con una certa insistenza, e arrivati quasi al capolinea avrebbe diritto a una presenza centrale, soprattutto ora che sappiamo che può manifestarsi "fisicamente" impossessandosi dei corpi dei defunti. Ma le vecchie abitudini sono dure a morire, e così anche in questa sede, nell'episodio intitolato Through the Valley of Shadows, il brodo viene allungato in nome del fan service, riesumando l'unico elemento dello show di cui avremmo tranquillamente fatto a meno: i Klingon.

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L'inutilità è un piatto che va gustato freddo

Proprio il trattamento dei Klingon mette in evidenza il principale difetto di Star Trek: Discovery in quanto prequel, con l'aggravante aggiuntiva di servirsi del passato, il più delle volte, per motivi puramente nostalgici. Pur essendo tradizionalmente noti, soprattutto a chi non conosce bene il mondo di Gene Roddenberry al di là delle nozioni di base, come gli antagonisti più famosi del franchise, gli alieni con le fronti in rilievo sono, da diverso tempo, molto più complessi. Ci pensò già in parte lo stesso Roddenberry quando in Star Trek: The Next Generation introdusse la figura di Worf, il primo Klingon ufficialmente dalla parte dei buoni, e nel corso della serie, principalmente tramite l'operato di Ronald D. Moore, la cultura e la società della razza guerriera furono esplorate nei minimi dettagli, andando oltre lo stereotipo dei villains allo stato puro per regalarci un ritratto a tutto tondo, ricco di sfumature e storyline coinvolgenti. La cosa continuò, seppure in misura minore, nelle serie successive, con la trasferta di Worf sulla base spaziale Deep Space Nine e l'introduzione di altri personaggi. Ci si mise anche la prima serie prequel, Star Trek: Enterprise, costretta a tornare alla caratterizzazione iniziale dei Klingon ma con un minimo di inventività, fornendo una spiegazione al mistero della discrepanza visiva tra i personaggi nella serie originale e quelli visti nelle apparizioni successive (per questioni di budget, i Klingon nel primissimo Star Trek avevano fattezze umanoidi).

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Star Trek Discovery Through Stagione 2 Episodio 12 Through The Valley Of Shadows 2
Stark Trek Discovery: Mary Chieffo e Shazad Latif in una scena dell'episodio Through the Valley of Shadows

Tutte quelle storie nascevano dalle menti di sceneggiatori che avevano un interesse genuino per quella parte dell'universo trekkiano, andando oltre la semplice orecchiabilità di frasi come "La vendetta è un piatto che va gustato freddo" (ripresa anche da Quentin Tarantino). Con la nuova serie siamo tornati ai banali antagonisti, e ogni tentativo di renderli più interessanti, tra fazioni rivali e tutta la storyline di Ash Tyler/Voq, che ritorna in questo episodio con la questione della progenie, non fa che sottolineare quanto la presenza dei Klingon nello show attuale sia una mera, calcolata questione di fan service. Non c'è una vera volontà di esplorarli in modo inedito, un desiderio di integrarli nella scrittura della serie in un modo che non si limiti a "Siamo nell'era prima di Kirk, ecco tutto quello che solitamente vi piace di questo universo". Anche la rivelazione, alcune settimane fa, del loro coinvolgimento indiretto negli eventi che portarono alla nascita dell'Angelo Rosso sapeva più di soluzione facile a portata di mano che di elemento narrativo da approfondire successivamente.

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Futuro imminente

Mentre metà di Through the Valley of Shadows si perde a inseguire una storyline priva di mordente, l'altro 50% produce risultati mediamente più interessanti, al netto di qualche caduta di scrittura (il colpo di scena sull'identità fittizia di Control è tale solo per Michael e Spock). E lo fa anche sfruttando le nostre conoscenze della mitologia del franchise, dando finalmente un senso alla rievocazione delle avventure precedenti di Christopher Pike (la cui uscita di scena al termine della stagione sarà, ricordiamo, dovuta soprattutto a ciò che gli accade canonicamente nella serie originale).

Star Trek Discovery Through Stagione 2 Episodio 12 Through The Valley Of Shadows 1
Stark Trek Discovery: Sonequa Martin Green e Ethan Peck in una scena dell'episodio Through the Valley of Shadows

Anson Mount è stato, sin dal primo episodio di questo ciclo, il motivo migliore per continuare a seguire la serie, al fianco di Doug Jones nel ruolo di Saru, e qui lo dimostra con la massima potenza recitativa, trasformando Pike in una figura tragica che accetta il destino infausto che lo attende (paralisi e volto sfigurato) in nome del bene di tutti. Lo stesso principio lo porta a decidere, nel momento di crisi maggiore, di evacuare l'intero equipaggio e portarlo in salvo sull'Enterprise, mentre la Discovery sarà distrutta per impedire i piani di Control. Sarà veramente così? La serie avrà il coraggio di eliminare, anche solo temporaneamente, l'astronave titolare, con tutte le implicazioni simboliche del caso? Nell'attesa, il cliffhanger ricco di potenziale è stato servito.

Conclusioni

Arrivati al termine della nostra recensione di Star Trek: Discovery 2x12, i pregi e i difetti della serie continuano a coesistere in modo abbastanza equilibrato, tra fan service maldestro e snodi narrativi che spesso si rivelano dei vicoli ciechi alternati a scelte più ponderate e interessanti. Se la seconda categoria riuscirà a prendere il sopravvento nei due episodi a venire, la stagione potrebbe concludersi in modo degno, ponendo le basi per un futuro più solido rispetto a quello che i nostri eroi stanno cercando di modificare.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Anson Mount si riconferma una presenza preziosa nel cast.
  • Il cliffhanger finale è efficace nella sua semplicità.

Cosa non va

  • La storyline incentrata sui Klingon è un lungo tempo morto.