Stand by Me, Harry ti presento Sally, Misery e gli altri: la strana carriera "spezzata" di Rob Reiner

La carriera di Rob Reiner è in assoluto una delle più atipiche che si siano mai viste ad Hollywood. Il regista statunitese, infatti, è passato nel giro di pochi anni dal realizzare grandi cult a un'incredibile sequela di flop artistici ed economici. Riscopriamo insieme quel suo magico periodo degli anni Ottanta.

Mai così vicini: il regista Rob Reiner sul set
Mai così vicini: il regista Rob Reiner sul set

Gli americani dicono "quit while you're ahead", ovvero "lascia fino a che sei ancora in testa" ed è in pratica la stessa regola che, almeno in teoria, si dà ogni giocatore d'azzardo: se stai vincendo, lascia il tavolo finché sei in tempo. Prima di rischiare di perdere tutto, abbi il coraggio di dire basta, "io sto". Non sappiamo se l'attore e regista Rob Reiner sia un giocatore d'azzardo, ma di certo arrivato a 70 anni e con una lunga e ricchissima carriera alle spalle questa riflessione deve averla fatta più di una volta. Perché se si guarda la sua filmografia da regista quello che si nota immediatamente è una sorta di frattura tra i primi film della sua carriera, girati in un intervallo di circa dieci anni negli anni '80, e tutti i successivi: in quei primi due lustri si sono susseguiti non solo grandi film, spesso anche candidati e vincitori dei principali premi internazionali, ma veri e propri cult.

Per di più con una frequenza e una costanza che probabilmente pochissimi registi al mondo possono vantare, perché per circa 10 anni davvero Reiner non sembrava sbagliare un colpo tanto da arrivare a fondare una casa di produzione tutta sua (la Castle Rock Entertainment), attiva ancora oggi e a cui dobbiamo successi incredibili sia al cinema (Le ali della libertà, Prima dell'alba e seguiti) che in TV (Seinfeld). A partire dal 1992, però, e con la sola esclusione del piacevole Il presidente - Una storia d'amore, ci fu una vera e propria caduta libera, con tantissimi film presto dimenticabili, critiche poco favorevoli e scarso successo anche al botteghino.

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Il punto più basso e forse quello che fu una delle principali cause di questa carriera "spezzata" fu Genitori cercasi, film dal supercast e dal budget importante, che non solo fu un flop piuttosto clamoroso ma anche uno dei film più bistrattati in assoluto dalla critica dell'epoca, arrivando ad ottenere addirittura 8 nomination ai Razzie. Come sia possibile un cambiamento così drastico e repentino probabilmente se lo starà chiedendo anche il buon Reiner, ma il cinema si sa a volte sa essere crudele. Ci piace pensare però, che anche a distanza di così tanti anni, quel decennio memorabile della sua carriera sia talmente impresso nella memoria di tutti i cinefili da far perdonare ogni errore e ogni azzardo. Rivediamo insieme questa incredibile sequela (purtroppo interrotta) di cult movie.

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1. This is Spinal Tap (1984)

Una scena del film This is Spinal Tap
Una scena del film This is Spinal Tap

L'esordio alla regia di Reiner non avrebbe potuto essere migliore. Se non avete mai sentito parlare di questo film è perché in Italia purtroppo non ha mai raggiunto la fama che merita, ma nei paesi anglosassoni non solo è uno dei film cult per eccellenza ma è anche considerata come una delle pellicole fondatrici del genere mockumentary. Si tratta quindi di un esilarante finto documentario incentrato su una fittizia band britannica di heavy metal chiamata appunto Spinal Tap. Alcune trovate comiche - come quella dell'amplificatore speciale il cui volume arriva fino ad 11 per fare ancora più rumore, o la "spettacolare" performance di Stonehenge con il megalito che misura 18 pollici invece che 18 piedi, e soprattutto il racconto dei tanti batteristi scomparsi, tra cui uno per combustione spontanea direttamente sul palco - sono talmente geniali da essere entrati a far parte della cultura popolare oltre che di quella cinematografica, ma la forza del film sta soprattutto nel riuscire a descrivere, forse perfino meglio di qualsiasi altro film "serio", il mondo delle rockstar in modo pungente e ironico ma comunque molto sincero, tanto che tra i suoi fan questo cult movie può annoverare tantissimi musicisti e cantanti tra cui Pete Townshend, Lars Ulrich, Dave Grohl, Kurt Cobain e tanti altri. Leggenda vuole invece che durante la visione del film, la vita da backstage descritta nel film fosse talmente realistica da far piangere The Edge e infuriare Steven Tyler.

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2. Sacco a pelo a tre piazze (1985)

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Dei film trattati in questo articolo è sicuramente il meno celebre e riuscito, ma anche così rimane un degno rappresentante di una filmografia che ha nella varietà uno dei suoi punti di forza. Commedia romantica per teenager sulla falsariga dei lavori di John Hughes (a cui ruba il sedicenne John Cusack), questo The Sure Thing riesce a trattare argomenti come il sesso giovanile e il tradizionale spring break americano con un romanticismo e una poesia che erano tutt'altro che standard in un periodo in cui emergevano con sempre maggiore forza commedie volgari e molto meno "discrete" come Porky's, Posizioni promettenti e tante altre. A fianco di Cusack, che sarebbe poi diventato un vero e proprio marchio di fabbrica del genere, alla sua seconda apparizione cinematografica troviamo la californiana Daphne Zuniga, attrice prolifica che verrà ricordata soprattutto per il ruolo della Principessa Vespa in Balle Spaziali. Sacco a pelo a tre piazze ripropone il paradigma della ragazza intelligente, posata e di successo che, suo malgrado, si innamora del "fallito" di turno (ruolo che Cusack riesce sempre a interpretare con convinzione), ma stavolta a battibecchi e scaramucce da guerra dei sessi si aggiunge la variante della dimensione on the road che rende la situazione ancor più dinamica.

3. Stand by me - Ricordo di un'estate (1986)

Corey Feldman, Jerry O'Connell, Wil Wheaton e River Phoenix nel film Stand by me - Ricordo di un'estate
Corey Feldman, Jerry O'Connell, Wil Wheaton e River Phoenix nel film Stand by me - Ricordo di un'estate

In tempi di revival anni '80 non ci dovrebbe essere nemmeno bisogno di stare a spiegare il valore e l'importanza di un film del genere, visto che tantissime produzioni recenti (Stranger Things in primis ma anche un videogioco come Final Fantasy XV) in fondo non fanno altro che giocare con un tipo di immaginario molto simile a quello evocato dl film di Reiner. Tratto dalla novella Il corpo (The body) di Stephen King, inclusa nella splendida raccolta Stagioni diverse, Stand by Me è ancora oggi considerato come uno dei più toccanti e sinceri racconti di formazione mai visti al cinema. Un film che diverte ed emoziona grazie ad un sceneggiatura preziosa (candidata all'Oscar) e a ottime performance attoriali da parte di tante giovanissime (future) star quali Wil Wheaton, Corey Feldman, Jerry O'Connell, Kiefer Sutherland e ovviamente un indimenticabile River Phoenix. Ma il film di Reiner è un cult immortale perché soprattutto celebra l'amicizia più di ogni altra cosa. E al tempo stesso ci dimostra che quella che viviamo da bambini non avrà mai più eguali. E lo stesso, d'altronde, vale anche per i film.

Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, ma chi li ha?

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4. La storia fantastica (1987)

Una scena de La storia fantastica
Una scena de La storia fantastica

Tratto dall'omonimo romanzo di William Goldman, questo The Princess Bride ha una caratteristica più unica che rara, ovvero quella di essere sì considerato un classico del genere... ma per più generi! Che siate amanti della commedia, del romantico o del fantasy, nella storia di Westley e Bottondoro troverete certamente quello che fa per voi e anche molto, ma molto di più. Impreziosito da un cast di altissimo livello ma anche alquanto bizzarro (Cary Elwes, Robin Wright, Mandy Patinkin recitano fianco a fianco con André the Giant), dalla colonna sonora di Mark Knopfler (nominata ad un Grammy) e girato in location suggestive tra Inghilterra e Irlanda (tra cui le impressionanti Cliffs of Moher), il film può contare anche su battute diventate presto di culto: "Hola. Mi nombre es Iñigo Montoya. Tu hai ucciso mi padre, preparate a morire". C'è bisogno di aggiungere altro?

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5. Harry, ti presento Sally (1989)

Billy Crystal e Meg Ryan in una scena di Harry ti presento Sally
Billy Crystal e Meg Ryan in una scena di Harry ti presento Sally

Le commedie romantiche sono da sempre uno dei cavalli di battaglia del cinema USA, ma quante possono dire davvero di poter reggere la distanza e il passare del tempo? Woody Allen a parte, di cui comunque questo film è evidentemente debitore per molteplici aspetti, la commedia interpretata magistralmente da Billy Crystal e Meg Ryan è ormai considerata la romcom per eccellenza, per la sua capacità di coniugare al meglio dialoghi folgoranti e battute ormai mitiche ("Quello che ha preso la signorina"), ma anche per aver generato un nuovo immaginario di coppia imperfetto e nevrotico ma non per questo meno romantico. D'altronde anche solo la dichiarazione d'amore finale, ciliegina sulla torta della perfetta sceneggiatura di Nora Ephron, vale mille altri film dello stesso genere.

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6. Misery non deve morire (1990)

Kathy Bates accanto a James Caan nel thriller Misery non deve morire
Kathy Bates accanto a James Caan nel thriller Misery non deve morire

Ancora William Goldman alla sceneggiatura e ancora un soggetto di Stephen King, anche se questa volta siamo più dalle parti del Re dell'Horror rispetto a Stand by Me. E infatti l'infermiera psicopatica Annie Wilkes, interpretata magistralmente da Kathy Bates, fa talmente paura da meritarsi addirittura l'Oscar! Se ovviamente a rubare la scena è proprio la "fan numero uno" dello scrittore Paul Sheldon, va quantomeno notato come Reiner continui a dimostrarsi incredibilmente versatile: per l'occasione mette da parte l'ironia che ha sempre contraddistinto i suoi film e ci regala brividi ed emozioni che mai ci saremmo aspettati da un regista apparentemente così "buono e gentile".

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7. Codice d'onore (1992)

Codice d'onore: il momento più memorabile del film con Jack Nicholson al banco dei testimoni
Codice d'onore: il momento più memorabile del film con Jack Nicholson al banco dei testimoni

Chiudiamo questa nostra panoramica con l'ultimo grande film di Reiner, un legal drama candidato a quattro premi Oscar (tra cui Miglior film) e interpretato da un cast all star (Tom Cruise, Jack Nicholson, Demi Moore, Kevin Bacon) che brilla innanzitutto per la sorprendente sceneggiatura di Aaron Sorkin che fece così il suo esordio al cinema con uno script tratto dalla sua stessa opera teatrale. A Few Good Men viene ricordato soprattutto per il confronto in tribunale tra Cruise e Nicholson ma in realtà conferma ancora una volta l'indiscussa capacità di Reiner di mettersi al servizio di un'ottima sceneggiatura, di adattarsi ad un nuovo genere e di essere uno straordinario regista d'attori. Peccato che, come già detto, non riuscirà più a ripetersi e che già nel successivo The American President sia molto più evidente come i meriti siano quasi esclusivamente di Sorkin. Reiner però non ha mai abbandonato il cinema e, nonostante i tanti mediocri risultati conseguiti negli ultimi 20 anni, ancora pianifica un grande ritorno con due film politici in arrivo a breve: LBJ e Shock and Awe. La speranza come sempre è l'ultima a morire e forse Reiner la lezione di cui parlavamo sopra non l'ha ancora capita o semplicemente non la vuole accettare ("Tu non puoi reggere la verità!"), ma in ogni caso da parte nostra rimarrà l'eterna gratitudine per quanto fatto in quei mitici anni '80. Per Reiner un decennio davvero di culto.

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