Secret Invasion, la recensione del terzo episodio: confronti e rivelazioni

La recensione di Secret Invasion 1x03, giro di boa della serie Marvel Studios che pone maggiormente l'accento sul valore delle relazioni, dell'amicizia e della fiducia, in una puntata piuttosto veloce ed efficace.

Secret Invasion, la recensione del terzo episodio: confronti e rivelazioni

Continua la missione segreta di Nick Fury (Samuel L. Jackson) per sventare i distruttivi piani del generale Gravik (Kingsley Ben-Adir) in Secret Invasion. Terza settimana d'uscita su Disney+ e siamo già al giro di boa per la nuova serie Marvel Studios, tra polemiche sui titoli di testa sviluppati con l'IA e una discreta accoglienza da parte del pubblico e della critica. Il pregio maggiore dello show è quello di accostarsi a progetti come Captain America: The Winter Soldier, tornando a raccontare il mondo dei supereroi Marvel sotto una luce spionistica, con venature thriller che corrono lungo tutto il corpo drammaturgico dell'opera.

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Secret Invasione: un momento del terzo episodio

E funziona e appassiona, specie se si è fan sfegatati del genere, questo nonostante una spettacolarità volutamente contenuta in favore di un ampio margine narrativo di movimento, soprattutto in termini di sviluppi relazionali e dell'intreccio. Davvero in breve, Secret Invasion è semplicemente una serie scritta bene e interessata alla bontà del racconto, dei dialoghi e della costruzione delle scene, tutti elementi che emergono in positivo in questo terzo episodio, rinunciando però come dicevamo a un certo tasso d'intrattenimento - in alcuni casi persino richiesto.

Il cuore dietro al fronte

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Secret Invasion: una foto di Samuel L. Jackson

Secret Invasion 1x03 è un episodio dedicato ai confronti. Sono diversi i rapporti in gioco tra le varie parti in campo, e c'è da ammettere che l'intelligente trattamento della sceneggiatura curato da Kyle Bradstreet (già dietro a diversi episodi di Mr. Robot) ha spinto in modo significativo sul comparto psicologico e comportamentale dei protagonisti, dandogli più tagli caratteristici e splendidamente umanizzati. Nei primi due episodi abbiamo conosciuto i due fronti rivali: quello guidato da Fury e Talos (Ben Mendelsohn) e l'altro sotto il controllo di Gravik e del Consiglio, che in sostanza comanda la stragrande maggioranza della popolazione Skrull sulla Terra. Il tentativo dei primi è quello di integrarsi con gli umani senza doverli conquistare, mentre i secondi hanno optato per una politica d'infiltrazione militare anche nei più altri ranghi del potere, con l'obiettivo di estinguere la razza umana e abitare la Terra come loro casa senza doversi nascondere sotto la propria pelle.

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Secret Invasione: una scena

Dice uno Skrull ribelle parlando del proprio compito: "Niente paura del passato, fede nel futuro. La fede è basata sul rischio. E noi dobbiamo correrlo". Questo rende i rivoluzionari alieni quasi indottrinati dall'ideologia di Gravik, paragonabili a un fondamento religioso estremista, praticamente dei terroristi. In questo terzo episodio andiamo comunque più a fondo in senso relazionale, approfondendo le dinamiche d'amicizia e subordinazione che intercorrono ad esempio tra Fury e Talos ma anche quelle di rivalità tra Gravik e il personaggio di Mendelsohn, senza contare il peso di tematiche quali potere, guerra e fiducia considerando pure il ruolo di Gaia (Emilia Clarke) nell'economia della serie. Da considerare anche la rivelazione alla fine del secondo episodio sulla moglie di Fury, che qui scopriamo essere persino qualcosa di più. Il dubbio è poi lo stesso che domina Secret Invasion: chi è chi e quali sono le vere intenzioni dei personaggi, ma è qualcosa di insito nell'anima concettuale del progetto e che lo show sta gestendo in modo autentico e brillante.

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Inchiostro e sangue

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Secret Invasion: una scena della serie Marvel

Attenta e pulita la regia di Ali Selim, che dà continuità e peso specifico al progetto tanto in chiave visiva che contenutistica. Il regista non fagocita mai la scrittura in virtù dell'immagine, anzi abbracciandola e mediando il discorso cinematografico con grande e inaspettata capacità. Ha senso e funzione, soprattutto perché Secret Invasion non vuole in alcun modo essere grande, virtuosa o spettacolare come altri prodotti Marvel, facendo di un suo ricercato classicismo estetico e di genere il punto di forza maggiore dell'opera. Bisogna lavorare con ciò che si ha e tirando fuori il meglio da ciò che si vuole, e pure mancando di un senso dell'intrattenimento mainstream e dinoccolato, lo show è probabilmente a metà del suo corso uno dei punti più alti e in focus dell'intero listino Marvel Studios per Disney+. Il terzo episodio ha per esempio una scena di confronto tra Gravik e Talos davvero fantastica nella sua capacità di sintesi visiva e tematica, che parte da una riflessione tra statisti e soldati in merito a come vivere la guerra, se nell'inchiostro e immortalati nella gloria dell'arte o nella storia e ricordati in quella del sangue.

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Secret Invasion: Samuel L. Jackcon con Ben Mendelsohn in una scena della serie Marvel

Emergono in particolare le motivazioni drasticamente agli antipodi che muovono le azioni di Gravik e di Talos, quest'ultimo in particolare legato alla capacità dell''umanità di divenire imbattile se minacciata da un nemico comune. La sua fiducia in Nick Fury non è mai vacillata dopo il '95 e anzi rivela come sia stato proprio il suo contributo a fargli scalare i ranghi dello SHIELD, "anche se non ha mai avuto bisogno di un grazie". Secret Invasion conferma la bontà della sua drammaturgia proprio in queste sequenze, in degli scambi di battute che danno la precisa misura dei protagonisti vestendoli di verità e complessità. L'episodio si conclude poi con due rivelazioni che andranno commentante nelle prossime settimana, ma un paio di supposizioni le abbiamo già fatte. Non ci resta che attende pazientemente la quarta puntata.

Conclusioni

Arrivati al giro di boa della serie, Secret Invasion conferma tutte le impressioni positive maturate nei primi due episodi, dimostrando in aggiunta di non voler essere uno show spettacolare, grande o d''intrattenimento mainstream a tutto tondo, ma di abbracciare il genere dello spy thriller e farlo proprio. Toni seri, sceneggiatura centrata, focus riflessivo su potere, guerra e fiducia: in conclusione possiamo affermare che il terzo episodio dimostra come i Marvel Studios, volendo, possano ancora fare bene.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • La regia di Ali Selim che dà firma e costrutto alla serie.
  • La bontà della scrittura, soprattutto nei confronti tra protagonisti.
  • Ben Mendelsohn si conferma un caratterista fenomenale.
  • Continua a lavorare molto bene con il genere.

Cosa non va

  • Spettacolo e intrattenimento sono ridotti all'osso.
  • Il personaggio di Olivia Colman non ci sembra sfruttato a dovere.