Sarebbe stato facile: presentato l'esordio di Graziano Salvadori

Il neo-regista toscano, già noto comico, ha presentato in conferenza stampa il suo esordio dietro la macchina da presa, una commedia che affronta il tema delle discriminazioni sessuali.

Per il suo esordio alla regia, il comico toscano Graziano Salvadori ha scelto un tema non facile. La discriminazione verso gli omosessuali, infatti, nel 2013 sembra argomento giunto quasi fuori tempo massimo; in qualche modo superato dai cambiamenti di mentalità e costume degli ultimi decenni, dallo sdoganamento di cultura e tematiche gay negli ambienti più mainstream, nonché da tanto cinema che ormai racconta i rapporti omosessuali alla stregua di qualsiasi altra love story. Eppure, Salvadori ha voluto rimarcare, con questo Sarebbe stato facile, che l'evoluzione della mentalità non ha la stessa velocità ovunque; e che esistono, specie nei piccoli centri, sacche di discriminazione e pregiudizio che tuttora costringono tante coppie omosessuali alla clandestinità. È quello che accade, nel film, alla doppia coppia composta dal regista e dal suo partner Niki Giustini, nonché da Katia Beni e Beatrice Maestrini; tutti abitanti in un piccolo paese toscano, tutti costretti a mentire col mondo esterno, inscenando una commedia che li porta a scegliere, nell'altra coppia, un fittizio partner dell'altro sesso. Fino alle estreme conseguenze, ovvero a un doppio matrimonio di comodo; che tuttavia finirà per dar luogo ad altri equivoci e complicazioni.
Del film, in uscita in sala il 26 agosto, ha parlato con la stampa il regista, insieme al produttore Angelo Bassi, all'attrice Cristina De Pin (nel film, parte di una coppia etero, che dà vita a una vicenda parallela) e a Renzo D'Aprano, cantante del gruppo hard rock Big Ones, autori della colonna sonora.

Come nasce il progetto, e perché proprio questo tema?
Graziano Salvadori: Il progetto è nato quando ancora di omosessualità non si parlava; intorno ai gay c'era un muro invisibile, con loro da una parte e gli eterosessuali dall'altra. Ricordo che una sera ero a cena con un mio amico gay; eravamo a casa mia, io ho due bimbi, e loro stavano facevano molta confusione. Allora li ho sgridati, lui si è girato verso di me e mi ha detto: "Ma così ce li fai rimanere male! Beato te, sei fortunato a poter avere dei bambini. A me questa possibilità è preclusa". Io a quel punto l'ho guardato e gli ho detto: "Quasi quasi, ci scrivo un film".

Che ne pensa delle recenti aperture di Papa Francesco ai gay?
Trovo che l'apertura del papa sia bellissima; invece trovo stupido che si faccia una legge sull'omofobia. Non serve a niente. Semmai serve insegnare ai figli, fin dalle elementari, che ci sono diversi tipi di famiglia; con l'educazione, piano piano arriveremo anche al rispetto delle famiglie cosiddette "diverse".

Come ha scelto gli attori?
Ho voluto un cast di persone che conoscevo; ho scritto le parti proprio su di loro. Cristina l'ho conosciuta sul set di 10 ragazze, di Tessa Bernardi. L'ho scelta perché è una bella ragazza ed ha un bel viso, che però si presta anche ad essere triste; nella sua storia parallela, lei è innamorata, ma pian piano si va rattristando perché vede che il suo uomo non la considera.

Che riscontro vi aspettate, per l'uscita del film in sala?
Angelo Bassi: Il film esce in 26 copie su tutto il territorio nazionale: la nostra è una scommessa. Se poi andrà bene, eventualmente ci allargheremo. Comunque, solo in Toscana usciremo su 8-9 schermi.

La colonna sonora è particolare, un po' fuori dagli schemi per una love story. Come mai? Graziano Salvadori: A me, dico la verità, all'inizio i Big Ones non piacevano. Tra l'altro, pensavo fossero troppo rockettari per fare le musiche del film. Poi ho parlato con Renzo, e lui mi ha rassicurato, dicendomi che avrebbero creato composizioni adatte; ne ho sentite un po', e mi sono piaciute. La musica, qui, ha un po' il ruolo che nei Promessi Sposi ha l'ambiente: è una presentazione per i personaggi, un'anticipazione.
Renzo D'Aprano: Abbiamo composto una musica fuori dagli schemi, adatta ad un film che è altrettanto fuori dagli schemi.

Nel film si vede un ruolo particolare della Chiesa. A differenza di quello che si potrebbe pensare, non si oppone all'amore dei protagonisti, ma è anzi abbastanza partecipativa... Graziano Salvadori: Col personaggio del prete, amico di uno dei protagonisti, ho osato. Dico la verità, nella prima stesura della sceneggiatura, la parte dedicata alla Chiesa è stata scritta tutta da Mario D'Imporzano, vignettista del Vernacoliere. Gli ho detto di lasciarla così. Ora ho avuto la fortuna di avere, proprio contemporaneamente all'uscita del film, l'importante apertura di Papa Francesco.

Come ha pensato al tono del racconto? Le due coppie sono molto spaventate, e la soluzione a cui giungono sembra quasi favolistica...
Io conosco diverse persone che si sono sposate solo per la famiglia, magari su pressione di genitori che avevano paura di far vedere agli altri di avere un figlio omosessuale. Questi ragazzi si sposano, e poi stanno male una vita. Anche i miei personaggi stanno male, ma almeno nascondono la loro omosessualità per un progetto, che è quello di avere dei figli. E comunque non ho inventato niente, vicende come quella raccontata nel film accadono davvero, ne sono stato testimone.

Eppure, la convivenza delle coppie di fatto gay, ora, è più tollerata che in passato...
Lei dice questo perché vive a Roma. Se vivesse a Fucecchio o a Massarosa, per esempio, si renderebbe conto che lì le cose sono diverse. In un paesino, vieni sempre additato se sei omosessuale. A Viareggio, per esempio, di coppie omosessuali, che camminano mano nella mano, se ne vedono, ma c'è ancora qualcuno a cui dà fastidio.

Nel film, c'è il personaggio di un uomo che ride, che contrappunta la storia parallela della coppia etero...
Sì, l'attore è un ex poliziotto in pensione; normalmente ha un volto che fa ridere di suo. Gli ho detto di fare la risata ogni volte che appare Franco Trentalance, ho pensato che l'effetto sarebbe stato simpatico.

C'è una scena in cui appare una mamma col bambino, chiaramente interpretata da un trans. Come mai questa scelta?
Quell'attrice la incontrai quando vinse Miss Trans 2011; allora le promisi che le avrei fatto fare qualcosa, non appena avessi avuto l'occasione. In questo film, le ho fatto fare il personaggio di una mamma col bambino, proprio per rompere gli schemi. Sul set, comunque, è stata noiosa come lo sono tutte le donne!

Cristina De Pin, sul suo personaggio cosa può dirci?
Cristina De Pin: Posso dire solo che ringrazio Graziano per questa esperienza. Oggi, vedendo il film per la prima volta, alla fine mi sono emozionata. Non mi era mai successo, finora.

Il film ha momenti prettamente comici, alternati ad altri più seri, quasi melò. Come mai questo doppio registro? Graziano Salvadori: Se un giorno pubblicherò la sceneggiatura, vedrete che originariamente non c'erano battute dentro: questo, perché sapevo di lavorare con dei comici che le avrebbero "generate" automaticamente.

Alla fine del film c'è un tradimento. Perché l'ha inserito proprio in quel punto? Tra l'altro, non sappiamo bene come la cosa sia andata, intuiamo ci sia stato un perdono ma non sappiamo come sia arrivato...
Si arriva al perdono di fronte all'amore dei figli: si decide di non sacrificare tutto, e di perdonare. Ma è un perdono vero, sia ben chiaro. Ai miei personaggi succede quello che succede a tante coppie etero: c'è sempre una sera in cui si va in giro tra soli uomini o sole donne, ci si ubriaca e si finisce per tradire. La giustificazione, in genere, è "ero ubriaco", ma è una cosa che non regge: a meno che non eri in coma etilico, ti rendevi perfettamente conto di ciò che stavi facendo. Nel film, il tradimento etero rappresenta semplicemente un'esperienza che i due personaggi volevano fare.

Perché proprio un tema del genere, per un'opera prima? Non preferiva magari un argomento più facile?
La causa scatenante è stata quella cena col mio amico, di cui parlavo prima. E comunque, noto che intorno all'argomento c'è ancora molta ipocrisia. Per questo ho scelto di affrontarlo col mio primo film. A Viareggio, per esempio, c'è la strada dei trans: lì, un sacco di gente va appositamente per ridere e prendere in giro queste persone. Eppure, loro non stanno certo lì per farsi prendere in giro tutto il giorno: evidentemente, alla fine della giornata un tornaconto ce l'hanno. Tutti li prendono in giro, ma evidentemente qualcuno, alla fine, ci va. È proprio questa l'ipocrisia da combattere.