Sacheen Littlefeather: l'Oscar, Marlon Brando e la storia vera dell'attivista Apache

"Piccola Piuma", nativo-americana, morì a 75 anni nel 2022, a meno di due mesi dalle scuse dell'Academy. Nel 1973 fu insultata e vittima della "censura" hollywoodiana, ma oggi ha finalmente vinto la sua battaglia.

Sacheen Littlefeather: l'Oscar, Marlon Brando e la storia vera dell'attivista Apache

Una delle azioni che passò alla storia degli Academy Award fu probabilmente quella del 1973, con l'Oscar di Marlon Brando. Tutti la ricordiamo, almeno tutti la devono ricordare. La Nativa Americana che salì al posto di Brando urlando ad Hollywood tutto il suo sdegno nell'epoca delle lotte dell'American Indian Movement. Ma andiamo a ricostruire gli eventi. Un'ora prima dell'inizio della premiazione del 1973, Sacheen Littlefeather si trova a casa dell'attore, e lui aveva interpretato don Vito Corleone ne Il Padrino ed era il principale candidato alla vincita del premio Oscar. Lei aveva 26 anni, discendeva dal popolo degli Apache ed era un'attivista per i diritti dei popoli nativi americani e membra dell'AIM. Quella sera Brando rimase a casa, vinse effettivamente l'Oscar (fin troppo schiacciante la sua prestazione) e sul palco al suo posto, salì Littlefeather. Lei aveva un vestito tradizionale degli Apachi e i capelli lunghi e neri raccolti in due trecce anch'esse tipiche del proprio popolo.

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Oscar 1973: Sacheen Littlefeather rifiuta l'Oscar a nome di Marlon Brando

Sacheen non poté leggere il discorso scritto da Marlon Brando e poco prima di prendere parola, venne addirittura minacciata. Se avesse parlato più di sessanta secondi, sarebbe stata portata di peso giù dal palco, e poi arrestata in quanto portava agli Oscar un discorso politico, per la prima volta in assoluto. E per la prima volta nella storia dell'Academy, al posto di un vincitore a parlare c'era un qualcuno che voleva lanciare un messaggio: per la prima volta a parlare ad Hollywood c'era una donna nativa. Sacheen Littlefeather nel suo discorso citò anche Wounded Knee, che si trova nella riserva di Pine Ridge in Sud Dakota, che proprio in quel periodo era stata occupata da duecento nativi americani. L'occupazione fu simbolica da diversi punti di vista in quanto chiedevano che venissero accordati trattati più favorevoli alla vita degli stessi nativi americani, le cui terre erano continuamente invase e saccheggiate. Wounded Knee, d'altro canto, era anche un luogo simbolico. Il 7° reggimento di cavalleria dell'esercito degli Stati Uniti compì uno dei più noti massacri di nativi americani della storia del paese ed è considerato l'ultimo grande scontro tra l'esercito americano e le tribù di nativi nell'ambito delle cosiddette Guerre indiane, che segnarono la conquista delle nazioni indiane e in molti casi la decimazione dei loro abitanti.

Una foto di Sacheen Littlefeather
Una foto di Sacheen Littlefeather

Secondo le fonti ufficiali, nel massacro di Wounded Knee vennero uccisi almeno 150 Sioux della tribù Oglala Lakota, ma diversi storici sostengono che le persone uccise siano state circa il doppio. Nel 1973, durante l'occupazione, ci furono due vittime e le parole di Sacheen a ricordo di quell'evento furono molto scomode, talmente fastidiose che furono sommerse da fischi che ricevette mentre era sul palco, e da parte di altri attori che presero la parola dopo di lei. Lei stessa raccontò che provocarono tanto scalpore da portare John Wayne, i cui film rappresentavano tutti gli stereotipi sui nativi che Sacheen stava denunciando, a volerla attaccare fisicamente. Non lo fece perché sei guardie lo fermarono. Indignazione da parte dello stesso Wayne senza fondamento, considerando che gli stessi Indiani d'America nei film Western, erano dipinti sempre come nemici della civiltà, selvaggi, ignoranti, e spesso usati per rappresentare il male. La femminilità nativa era sessualizzata e proprio per questo lo stesso Marlon Brando spiegò pochi mesi dopo, in un'intervista, quale fosse stato il ruolo di Hollywood in una rappresentazione dei nativi americani che lui stesso definì criminale. Ma come finì quella storia?

Il discorso di Sacheen Littlefeather

"Buonasera. Mi chiamo Sacheen Littlefeather. Sono Apache e sono il presidente del National Native American Affirmative Image Committee. Sono qui questa sera in rappresentanza di Marlon Brando, che mi ha chiesto di dirvi, in un lungo discorso che non posso condividere con voi al momento, a causa del tempo, ma sarò lieta di condividere con la stampa in seguito, che con molto dispiacere lui non può accettare questo premio. Le ragioni di ciò, sono il trattamento riservato agli Indiani d'America nell'industria cinematografica e in televisione. Per duecento anni abbiamo detto agli Indiani che si battevano per la loro terra, le loro famiglie e il loro diritto di essere liberi: 'deponete le armi, amici, e vivremo insieme'. Quando loro hanno deposto le armi, li abbiamo uccisi. Abbiamo mentito, li abbiamo privati delle loro terre. Li abbiamo costretti a firmare accordi fraudolenti che abbiamo chiamato 'trattati' e che non abbiamo mai mantenuto. Li abbiamo trasformati in mendicanti in un continente che ha dato loro la vita."

Questo fu il discorso di appena sessanta secondi (ma che doveva essere molto più lungo), che segnò uno dei momenti storici del cinema più importanti per la lotta contro le minoranze. La lettera, firmata anche da Brando in persona, venne letta da Sacheen, il cui vero nome è Marie Louise Cruz, e riportata il giorno seguente dal New York Times. Il contenuto era una lunga accusa al popolo a stelle e strisce. A cinquant'anni da quell'evento, nel 2022, l'Academy chiese ufficialmente scusa a Sacheen Littlefeather e lei rispose con un'ironia che, contraddistingue quei popoli, è sempre servita ai nativi americani per sopravvivere.

Le scuse ufficiali dell'Academy

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Sacheen Littlefeather oggi

"Noi indiani siamo molto pazienti, in fondo per scusarsi ci sono voluti solo cinquant'anni! - è stato il commento di Sacheen Littlefeather. - Abbiamo imparato a confrontarci con questo argomento mantenendo sempre un certo senso dell'umorismo, è il nostro modo per sopravvivere. Fa piacere vedere però quante cose sono cambiate da quando non ho accettato quell'Oscar tanto tempo fa". Il 17 settembre del 2022, difatti, sono arrivate le scuse ufficiali dell'Academy a Sacheen Littlefeather con una lettera firmata dal presidente di allora, David Rubin in cui si legge: "Gli insulti che ha subito per quella dichiarazione erano fuori luogo e ingiustificati. Il peso emozionale che ha dovuto sopportare negli anni e il prezzo pagato dalla sua carriera nella nostra industria sono irreparabili. Il coraggio di cui ha dato prova non è stato riconosciuto troppo a lungo, per questo le presentiamo le nostre più sincere scuse insieme alla nostra più sincera ammirazione". Magra consolazione per Sacheen che muore poco dopo, il 3 ottobre 2022, per l'aggravarsi di un cancro al seno. Tuttavia la morte della stessa Piccola Piuma ha riportato all'attenzione pubblica le sue parole e con la vittoria al Globe di Lily Gladstone si spera di poter far cambiare ancor di più le sorti del rapporto Hollywood-Indiani d'America.

Chi era Sacheen Littlefeather

In un'intervista al Guardian negli ultimi anni della sua vita la donna ha voluto raccontare la sua infanzia difficile, purtroppo conforme a quelle di tantissimi altri nativi. Nata nel 1946, figlia di un padre Apache e Yaqui e di una madre bianca, entrambi con gravi problemi di sanità mentale e incapaci di crescerla, fu portata via dai genitori all'età di tre anni e cresciuta dai nonni materni. Da piccola ricorda di aver colpito il padre con una scopa per impedirgli di picchiare la madre, punto cruciale della sua infanzia dalla quale individua il momento fondamentale che gli ha permesso di buttarsi nell'attivismo. A 17 anni, dopo la morte del padre, Littlefeather ha iniziato a visitare le riserve in Arizona. "Con gli altri indiani di città ho avuto una vera e propria svolta, tornando alle nostre tradizioni, al nostro patrimonio. Gli anziani che provenivano da diverse riserve insegnavano a noi giovani come essere di nuovo indiani. È stato meraviglioso".

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Sacheen Littlefeather sul palco degli Oscar

A vent'anni ha iniziato a lavorare in una stazione radio di San Francisco, dirigeva un comitato locale per le buone azioni nei confronti dei nativi americani e studiava la rappresentazione in tv, al cinema e nello sport. Quando sentì Marlon Brando parlare dei diritti dei nativi americani, gli scrisse una lettera e mesi dopo lui le telefonò mostrandogli interesse nel realizzare un qualcosa che potesse diventare un simbolo per Hollywood. Da quel momento in poi divennero anche buoni amici. Purtroppo il rovescio della medaglia per Piccola Piuma è stato che l'industria cinematografica, dopo quel discorso, l'ha totalmente esclusa da ogni possibile produzione futura stroncandogli la carriera, ancora prima di farla nascere.

Il nome di Sacheen Littlefeather venne scritto nella lista nera di Hollywood e per quel motivo lei recitò solo con qualche ruolo secondario, poi spese il resto della sua vita nell'attivismo. Sacheen Littlefeather nel 1973 parlò per soli sessanta secondi, ma l'eco delle sue parole rimasero nel tempo segnando inevitabilmente la storia del più celebre premio cinematografico al mondo. La vittoria di Sacheen? Il fatto che se ne parla ancora, mentre il grande testimone potrebbe riceverlo Lily Gladstone, la prima Nativa a vincere un Golden Globe e ricevere una nomination. Pensate quanto potrebbe essere rivoluzionario un possibile premio (scaccia coscienze per l'America) alla Gladstone, ma con una sua presa di posizione più forte e coerente, magari senza il ritiro del premio stesso...chissà.