Rise of the Ronin, la recensione del videogioco che ci immerge nel Giappone di fine ‘800

La recensione di Rise of the Ronin, il videogioco per PS5 che ci porta nella terra del Sol Levante alla fine dell'800, in un periodo di transizione e lotte che decideranno il futuro del paese.

Rise of the Ronin, la recensione del videogioco che ci immerge nel Giappone di fine ‘800

Equilibrio. Un elemento fondamentale quando si svolgono attività fisiche, quando si combatte per esempio, quando si svolgono determinate arti marziali. Un aspetto importante anche nelle produzioni artistiche di qualsiasi natura, nei film e nelle serie che seguiamo abitualmente così come nei videogiochi. Un elemento chiave anche in Rise of the Ronin, la nuova esclusiva Playstation di cui ci accingiamo a parlare in questa recensione, il nuovo gioco di Team Ninja che mira a espandere quanto fatto in precedenza portandoci in un Open World che ci permette di girovagare in un contesto storico suggestivo, affascinante. Esplosivo, dovremmo dire, per i contrasti e disordini che lo hanno caratterizzato: il Bakumatsu, il Giappone di fine 1800 che si preparava ad affrontare il mondo esterno.

Maita Catsle 2 Jpg 1400X0 Q85

E lo diciamo da subito: Rise of the Ronin non è un gioco perfetto, che prova a fare tanto e non sempre ci riesce, ma è compiuto in una cosa in particolare: l'equilibrio tra le tante sue componenti, che gli permette di tenersi in piedi e funzionare a prescindere dai difetti e le molte cose da sistemare (alcune delle quali probabilmente già affrontate e risolte nell'annunciata patch del Day1 o nelle successive). Un game a cui, nel giocarci, abbiamo voluto bene, pur consapevoli dei problemi che presenta.

La Lama Velata al centro della trama

Black Ship 2 Jpg 1400X0 Q85

Siamo in Giappone, come è ovvio quando si parla di Ronin, e siamo alla fine del 1800. La nostra storia inizia nel 1858 per proseguire anche negli anni a seguire, dopo tre secoli in cui il paese è vissuto sotto lo shogunato Tokugawa ma si trova a dover fare i conti con un elemento nuovo, sorprendente, pericoloso: l'Occidente. Le Navi Nere provenienti dal nostro mondo occidentale valicano i confini marini del paese e danno il via a una situazione di confronto e conflitto, di tumulti dovuti agli scontri dovuti alla guerra e alla politica, di epidemie e caos su più fronti. In questo scenario complesso si va a innestare la nostra storia, quella di un samurai senza padrone, un Ronin appunto, sulle spalle del quale va a poggiarsi il destino dell'intero Giappone. Una responsabilità importante che si accompagna anche a una componente più personale del nostro protagonista, di cui non vi anticipiamo altro per non rovinare l'impatto narrativo delle prime fasi di gioco. Quel che va detto, però, è che tale personaggio principale di Rise of the Ronin è una Lama Velata, un guerriero specializzato addestrato sulle montagne di Kurosu con l'intento di poter affrontare sia la tirannia dei Tokugawa e dello Shogunato che le presenze minacciose in arrivo dall'esterno.

Il fascino di un mondo in fermento

Un duplice conflitto che diventa parte integrante del gioco sviluppato da Team Ninja, perché questo fermento è presente e costante nel corso della trama che ci troveremo a vivere, con la possibilità di schierarci da una parte e dell'altra, di coltivare i rapporti con i personaggi secondari in modo da accrescere quelli con una fazione piuttosto che l'altra o, come abbiamo fatto in più di un'occasione, tenere il classico piede in due scarpe. Queste dinamiche del periodo Bakumatsu sono un aspetto affascinante che il gioco sfrutta per tratteggiare l'ambientazione, fornendoci informazioni e dettagli sul contesto in cui ci muoviamo, nel colorare l'Open World in cui operiamo. Partiamo dall'area rurale attorno a Yokohama, ma destinati ad allargare il nostro raggio d'azione per imparare a conoscere differenze e sfumature, amici e nemici, afferrando anche e soprattutto stili di combattimento e funzionalità delle armi.

Yokohama 7 Jpg 1400X0 Q85

È forte l'enfasi sul Combat System da parte di Team Ninja, che ha messo in piedi un approccio agli scontri ricco e stratificato, che richiede di padroneggiare la parata e il contrattacco per ottenere i risultati migliori (un sistema che ricorda a grandi linee quanto visto in Sekiro, pur non così rigido e punitivo nel richiedere precisione nella scelta dei tempo): il nostro protagonista può equipaggiare due armi da corpo a corpo, una principale e una secondaria, ma anche altre due da usare a distanza, attingendo a un catalogo ampio e variegato. Un vero e proprio arsenale di spade, dalla classica katana all'odachi, da lance a doppie spade, ma senza dimenticare i classici shuriken, archi o anche armi da fuoco di varia natura. E ognuna ha le sue caratteristiche e peculiarità, nonché la possibilità di migliorare l'approccio ad esse imparando nuovi stili di combattimento man man che la storia ci permetterà di entrare in contatto con essi. Una progressione e crescita che si presenta anche nelle diverse nuove abilità che possiamo imparare spendendo i punti ottenuti salendo di livello. Una personalizzazione che quindi non si limita al solo look del personaggio in fase di creazione iniziale, ma anche nel definire il modo in cui andremo a giocarlo e interpretarlo.

Tutta la forza (e i limiti) dell'Open World

E sono tante le attività che possiamo compiere in giro per il mondo aperto per guadagnare esperienza e punti da spendere, in un approccio all'Open World consolidato e classico ma funzionale: siamo dalle parti delle dinamiche dei primi Assassin's Creed, con una serie di collezionabili sparsi per la mappa, da luoghi da visitare, santuari in cui pregare, gattini da accarezzare (!) ad altre attività ben più bellicose, come il liberare determinate aree da banditi e malintenzionati che vi hanno messo radici o individuare e sconfiggere dei latitanti. Tutte attività che accrescono il proprio legame con il territorio e sbloccano ulteriori azioni che è possibile compiere. È insomma l'Assassin's Creed che abbiamo sempre voluto nel Giappone classico, che anticipa quello vero che arriverà a fine anno, Codename: Red. È un approccio all'Open World che può aver stancato una parte di videogiocatori, ma ha la capacità di catturare e creare dipendenza, portando a raggiungere ancora un altro santuario, eliminare ancora un gruppo di banditi, scoprire un altro luogo di interesse. Ancora, ancora e ancora, fino ad accorgersi di aver passato ore davanti allo schermo armati del nostro pad.

Yokohama 3 Jpg 1400X0 Q85

In questo girovagare frenetico e vorace, ci si trova a portare avanti una trama che ha i suoi motivi di interesse e si rivela molto articolata, affidandosi ad alcune scelte di regia (ci sono delle cutscene interessanti e dal taglio molto cinematografico), purtroppo penalizzate da un comparto tecnico un passo indietro le potenzialità di PS5 e la recente generazione di console, muovendoci nel Giappone del Bakumatsu e chiedendoci costantemente cosa sia giusto o meno, cosa avremmo fatto in prima persona in quel difficile contesto socio-politico e cercando di operare in modo da capirne le complesse dinamiche. Questo Rise of the Ronin ci ha lasciato: la sensazione di aver passato del tempo in un ambiente turbolento quanto affascinante, e da amanti del Giappone e della cultura del Sol Levante non possiamo che apprezzare.

Conclusioni

Cerchiamo una sintesi per tutto ciò che abbiamo detto nella recensione di Rise of the Ronin, tiriamo una linea per riassumere pregi e difetti di un gioco che presenta diverse problematiche ma ci ha coinvolti per molte ore, divertendoci e accogliendoci in un mondo ricco e stratificato. Non tutto è a fuoco, non tutto funziona, ma l’insieme riesce a mantenersi in un insperato equilibrio tra i fascino del contesto storico in cui ci muoviamo, un Combat System stratificato, dinamiche Open World consolidate ma funzionali, e un impianto narrativo che vi si poggia sopra per guidarci nell’esplorazione del Giappone di fine ‘800 e nella nostra missione.

Movieplayer.it
3.0/5

Perché ci piace

  • Il fascino di un periodo storico esplosivo, di scontri e rivoluzione.
  • Il sistema di combattimento, versatile, ricco, vario.
  • La libertà di movimento e le attività dell’Open World, con dinamiche consolidate ma che catturano.
  • Le scelte proposte al giocatore per variare l’approccio al mondo e i personaggi che lo popolano…

Cosa non va

  • … che purtroppo non hanno sempre un reale impatto narrativo sullo sviluppo del racconto.
  • Un comparto grafico e tecnico un passo indietro le potenzialità dell’attuale generazione di console.
  • Sbilanciato sotto diversi punti di vista… ma su alcuni aspetti si può aggiustare il tiro con le patch post-uscita.