Revenge: commento all'episodio 3x02, Sin

Mentre Emily Thorne è più che mai determinata ad attuare i suoi implacabili propositi di vendetta contro la famiglia Grayson e tutte le persone responsabili dell'ingloriosa fine di David Clarke, Revenge risfodera la consolidata formula del kill of the week, ma con qualche "complicazione" in più rispetto al solito...

Il plot
Mentre procedono i preparativi del suo matrimonio con Daniel Grayson (Joshua Bowman), Emily Thorne (Emily VanCamp) ha già stabilito quale sarà la sua prossima vittima: Paul Whitley (James LeGros, in passato nel cast di Ally McBeal), un ex dipendente di Conrad Grayson (Henry Czerny) diventato ora un sacerdote, ma con tutta probabilità coinvolto nell'incriminazione di David Clarke (James Tupper). Emily è intenzionata a distruggere la reputazione di padre Paul, nonostante i tentativi di Nolan Ross (Gabriel Mann) di dissuaderla, ma per la prima volta qualcosa farà traballare, anche se solo per pochi istanti, la coscienza della nostra spietata vendicatrice. Intanto Victoria (Madeleine Stowe) presenta ufficialmente il figlio Patrick (Justin Hartley) alla propria famiglia, all'interno della quale si prepara ad esplodere un aspro conflitto fra Conrad e la figlia Charlotte (Christa B. Allen).

Cosa ci è piaciuto di questo episodio
Il fulcro di Revenge, fin dal suo episodio pilota, è stato rappresentato dal complesso sistema morale della protagonista Emily, fondato su un ambiguo intreccio fra desiderio di giustizia e sete di vendetta: due sentimenti invariabilmente destinati a confondersi e ad amalgamarsi. In questo nuovo episodio, Sin, Mike Kelley e i suoi autori riprendono in mano il suddetto tema inserendo un'ulteriore complicazione, ovvero la consapevolezza, da parte di Emily, che le proprie azioni potrebbero colpire una persona dall'indole benevola e generosa. La sceneggiatura, comunque, non approfondisce realmente il conflitto etico di Emily, limitandosi a recuperare la formula del kill of the week, pur con qualche piccola variante (il personaggio di padre Paul, infatti, sembra destinato a tornare in scena da qui a breve). Per il resto, i duetti fra Emily e Nolan rimangono fra i momenti più godibili della serie, con i consueti scambi di battute dal taglio ironico che tuttavia contribuiscono a definire le evoluzioni (e le involuzioni) della figura di Emily fra una puntata e l'altra.

Cosa non ci ha convinto di questo episodio
Purtroppo rispetto al precedente Fear, più movimentato ed efficace, questo secondo episodio si rivela nel complesso alquanto sottotono. Tanto per cominciare, la gestione del kill of the week - il subdolo piano ai danni di padre Paul - è condotta in maniera fin troppo sempliciotta e sbrigativa, e la stessa figura dell'uomo "folgorato sulla via di Damasco" e diventato un sacerdote in odore di santità appare superficiale e stantia. Il vero problema, tuttavia, è costituito dalla palese inutilità di tanti subplot di scarso (o inesistente) interesse: dal ritorno di Aiden Mathis (Barry Sloane) come improbabile alleato di Victoria (l'incipit con i due personaggi impegnati a complottare a bordo di uno yatch è degno delle peggiori telenovele) alla sempre più irritante presenza di Charlotte, che continua a dispensare perle di rara imbecillità ('Le cose brutte accadono alle brave persone', riferito a quel clan di criminali patentati dei suoi parenti) e a mostrare una mutevolezza di stati d'animo non adeguatamente sostenuta dalle limitate capacità attoriali della sua interprete.

Note a margine
A differenza di Patrick, il figlio illegittimo e ritrovato di Victoria, che gradualmente sta trovando un suo posto all'interno della trama della serie, l'altra new-entry di questa terza stagione, la giovane editor francese Margaux LeMarchal (Karine Vanasse), ex-fiamma non del tutto sopita di Daniel, rimane un ruolo ancora fuori fuoco: dai primi due episodi non è chiaro se il suo personaggio assumerà una funzione determinante nell'economia generale della serie o se verrà allegramente congedato alla prima occasione utile. Per il resto, continua a sorprendere la quantità di individui (ora perfino un prete!) coinvolti nei diabolici intrighi - teoricamente super-segreti - della famiglia Grayson... ma la verosimiglianza, del resto, non è mai stata di casa a Revenge. Infine, attenzione: in questa puntata, Emily torna a sfoggiare la sua leggendaria tutina nera alla Diabolik con tanto di cappuccio calato fin sopra gli occhi, un abbigliamento irrinunciabile per tutte le missioni più delicate.

What's next?
La vicenda di padre Paul, come suggerito nel finale dell'episodio, rimane presumibilmente un subplot aperto, nella speranza però che possa dimostrare un certo spessore narrativo e non essere liquidata in quattro e quattr'otto. Assai confuso, invece, il ruolo che assumerà Aiden nella sfida a distanza fra Emily e Victoria: sulla carta, il voltafaccia di Aiden potrebbe rivelarsi un autentico tallone d'Achille per la nostra Emily, ma a questo proposito gli autori ancora non si sono sbilanciati sulla direzione da prendere. Al contrario, si fa via via più intrigante la storyline dedicata a Patrick e al suo faticoso inserimento nella famiglia Grayson, a patto però che gli sceneggiatori riescano a sviluppare bene il personaggio, evitando di tramutarlo nell'ennesimo parente ingaggiato e poi fatto sparire nel giro di qualche puntata (come accadde l'anno scorso alla sventurata Jennifer Jason-Leigh nei dimenticabili panni di mamma Clarke).

Movieplayer.it

3.0/5