Palm Royale, la recensione: se le Desperate Housewives sono di casa a Palm Beach

La recensione di Palm Royale, la nuova serie dramedy con un cast stellare capitanato da Kristen Wiig che vuole sbugiardare le ipocrisie della classe benestante americana. Dal 20 marzo su Apple TV+.

Palm Royale, la recensione: se le Desperate Housewives sono di casa a Palm Beach

Desperate Housewives ha "fatto scuola". Iniziamo con questa affermazione la recensione di Palm Royale, perché la serie Apple TV+, con appuntamento settimanale, ricorda non poco le dinamiche, i colori e la satira messa in campo da questo importante precedente che ha fatto la storia della serialità, e che già aveva ispirato Bad Sisters, ma forse non colpendo a pieno nel segno. Tutto parte questa volta da una scalata al potere che diventerà una denuncia di classe, sfoggiando pettinature cotonate e mai un capello fuori posto. Sotto l'apparente perfezione, però, c'è la follia pura.

Una trama... di classe

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Palm Royale: un'immagine di Laura Dern tratta dagli episodi

Liberamente basata sul romanzo Mr. and Mrs. American Pie di Juliet McDaniel, la dramedy è scritta e diretta da Abe Sylvia (insieme a Tate Taylor, Claire Scanlon e Stephanie Laing alla regia) e vede protagonista Kristen Wiig, amata comica del Saturday Night Live e di film come Le amiche della sposa, qui anche produttrice insieme a Laura Dern, anche lei nel cast, proprio come aveva già fatto in Big Little Lies. La trama di Palm Royale parte da Maxime (Wiig), l'ultima arrivata a Palm Beach nel 1969 (proprio l'anno dell'allunaggio), che si sente disperatamente sola e alla ricerca di amicizie ma in realtà, lo capiamo subito, vuole a tutti i costi un posto a tavola. Quale tavola? Quella del club più esclusivo al mondo, il Palm Royale del titolo, che detta legge in tutta la contea. Intuiamo fin dalle prime battute che la protagonista vuole entrarvi a tutti i costi mentre prova a fare amicizia con le Api Regine dell'alta società locale: ad interpretarle Allison Janney e Leslie Bibb, mentre guardano la nuova arrivata con distacco, perplessità e un pizzico di snobismo. Eppure una serie di eventi che le coinvolge direttamente porterà Maxime ad avere la possibilità di entrare in quell'esclusività che tanto bramava, ma a quale prezzo?

Doppio punto di vista... femminista

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Palm Royale: Leslie Bibb nella serie Apple TV+

C'è un doppio punto di vista messo sulla bilancia da Palm Royale: da un lato presentare una protagonista che da subito fa un doppio gioco ed è più agguerrita di quel che sembra, e che contrariamente a quel che accade di solito punta a diventare una casalinga annoiata che si dedica alla beneficienza. Proprio mentre negli Stati Uniti e nel mondo si sta diffondendo la voglia di emancipazione e lotta per i diritti di lavoro e indipendenza da parte delle donne, capitanate dal personaggio di Laura Dern, rappresentante di una tematica che riecheggia ancora oggi. Un interessante contrasto che si mette in atto fin dal primo episodio della dramedy che vive di una continua parodia di quello che rappresenta ancora oggi l'ipocrisia borghese dalla società benestante americana. Questo tipo di denuncia e di satira, come dicevamo all'inizio della recensione, viene direttamente da Marc Cherry e dalle sue Desperate Housewives - I segreti di Wisteria Lane, a partire dai colori accessi e dalle tinte unite, fino ai dettagli impeccabili e quasi irreali, con una fotografia talmente patinata da risultare surreale. Sta proprio qui il fail della serie: è tutto troppo per essere assimilato dallo spettatore e la satira non è abbastanza pungente.

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Un cast stellare

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Palm Royale: Ricky Martin in uno scatto della serie

Spesso si usa l'espressione 'cast stellare' impropriamente, ma in questo caso Apple TV+ è riuscita davvero a riunire la crème de la crème tra vecchie e nuove glorie del cinema e della tv per parlare, appunto, della crème de la crème dell'alta società di Palm Beach. Accanto al trio Wiig-Janney-Bibb, un ritrovato Ricky Martin nei panni del capo-dipendente del club, Josh Lucas, Amber Chardae Robinson, Mindy Cohn, Julia Duffy, Kaia Gerber, insieme a due super guest star: Bruce Dern e Carol Burnett.

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Palm Royale: Allison Janney nella serie Apple TV+

Se Desperate Housewives aveva dato una seconda carriera alle attrici di mezza età, iniziando un trend per fortuna proseguito negli anni; se Big Little Lies viveva dell'interesse da parte delle stesse attrici, anche produttrici, a parlare di mascolinità tossica attraverso un fatto increscioso di un altro microcosmo della società; se Bad Sisters trasferiva tutto questo all'interno di un nucleo familiare al femminile facendo conoscere un talento irlandese; Palm Royale sbugiarda il proprio mondo, che per riflesso rappresenta la società, partendo da un cast già affermato e conosciuto, e quindi di richiamo. Quindi, tutte le brutture e le ipocrisie vengono messe alla berlina, con tanto di relazioni di comodo e di interesse con differenze d'età sostanziali, provando a ripararsi dietro strati di trucco e vestiti sgargianti, nascondendo il dolore interriore. Eppure è proprio lo spettacolo messo in scena che risulta eccessivamente sopra le righe nonché folle, senza esclusioni di colpi, da parte dei protagonisti, facendo prendere alla serie una deriva fin troppo, passateci il termine, soapoperesca. Arriviamo quindi all'annosa domanda: cosa siamo disposti a sacrificare per diventare qualcun altro?

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Palm Royale come l’abbiamo iniziata, quindi con le importanti influenze precedenti nella serialità che qui divengono strumento per parlare ancora una volta di disparità sociale, in modo forse eccessivo ed esasperato anche se siamo nel territorio della dramedy, e di cosa si è disposti a fare per ottenere ciò che vogliamo (o che pensiamo di volere per sentirci finalmente "arrivati" da qualche parte). Al centro un cast stellare che propone un grand ensemble femminile con qualche chicca in quello maschile (Ricky Martin).

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Il cast, a partire da Kristen Wiig fino fino a Ricky Martin.
  • Le scenografie e i costumi, sgargianti e coloratissimi.
  • La critica sociale ben evidente…

Cosa non va

  • …anche se già vista e raccontata (meglio).
  • L’attenzione spasmodica al dettaglio rischia di fare il giro e risultare irreale.
  • I continui colpi di scena un po’ troppo soap.