Ognuno è perfetto, Edoardo Leo: “È stata un’avventura vera, umana prima che professionale”

Ognuno è perfetto: l'incontro con il cast della tenera fiction trasmessa da Rai Uno il 16, 17 e 23 dicembre.

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Ognuno è perfetto: una scena della fiction Rai

Ognuno è perfetto è la fiction di Rai 1 che il 23 dicembre arriverà alla sua terza serata, nonché ad una conclusione. La storia dell'amore contrastato di Rick e Tina e dei loro amici Maurizio, Cristian, Giulia e Django, del loro viaggio e della loro crescita, ha colpito gli spettatori così come gli addetti ai lavori che, durante la conferenza stampa della fiction, hanno dichiarato di aver affrontato diversi momenti difficili, ma di essere stati motivati proprio dalla forza di questi ragazzi.

Questa serie, una co-produzione Rai Fiction e Viola Film in collaborazione con Il CPTV RAI di Torino, si pone un obiettivo tanto ambizioso quanto semplice: raggiungere il cuore dello spettatore dando al contempo un messaggio importante, di inclusione, emancipazione e amore (ne abbiamo parlato nella nostra recensione di Ognuno è perfetto). Diretta da Giacomo Campiotti e interpretata da grandi nomi della tv e del cinema italiano (Edoardo Leo, Cristiana Capotondi, Nicole Grimaudo e Lele Vannoli), questa fiction ha anche nel cast ragazzi con la sindrome di Down, veri protagonisti oltre che componente meglio funzionante in una trama non esente da quei cliché tipici della fiction nostrana.

Una lavorazione difficile

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Ognuno è perfetto: una scena della fiction

In conferenza quasi tutti gli addetti ai lavori, cast e produzione, hanno sottolineato quanto difficile e complesso sia stato girare una serie come questa: tra Italia, Serbia e Croazia il viaggio non è stato solo quello narrato su schermo. Il regista Giacomo Campiotti ha dichiarato: "È stato un lavoro impegnativo, abbiamo fatto tante prove." Aggiungendo in seguito: "Dopo dieci giorni in Croazia ho avuto paura per il mio lavoro, ho avuto paura di non finire, che sarebbe venuto fuori un film amatoriale, poi mi sono ricordato della promessa che avevamo fatto. Io pensavo di averla fatta per loro, per motivarli, e invece quello che titubava ero io e allora ho deciso di andare avanti. Loro erano sempre quelli entusiasti, felici, anche al mattino, abbracciavano uno per uno tutta la troupe regalando una parola particolare a ognuno. È stata una bellissima esperienza di lavoro e di vita." La direttrice di Rai Fiction Eleonora Andreatta ha poi sottolineato come la natura di questa storia, di questo viaggio, ben si adattasse a questo periodo: "È una storia di coraggio, di amicizia, racconta l'importanza dell'emancipazione. La trama ha l'andamento di una favola e la programmazione nel periodo di Natale ci è sembrata particolarmente consona per questo periodo dell'anno. Racconta un romanzo di formazione per i nostri ragazzi, ma anche per gli adulti che guardando la determinazione e la forza di volontà di questi ragazzi imparano la voglia di vivere e di trovare la sincerità nei sentimenti."

L'adattamento

La fiction è basata su un format belga, ma differisce per diversi elementi dalla serie chiamata Tytgat Chocolat. È stato chiesto allo sceneggiatore Fabio Bonifacci come sia avvenuto il processo di adattamento, quali elementi sono stati mantenuti e quali abbandonati: "Rispetto alla serie belga abbiamo scelto due, tre piccoli cambiamenti che poi hanno modificato tutto. Abbiamo ampliato la parte del padre di Rick, che nella serie belga aveva sette, otto scene, ma che presentava una problematica molto bella: quella del padre ansioso che vuole l'autonomia del figlio ma che, al tempo stesso, tende ad essere troppo protettivo; questa problematica con la sindrome viene resa più evidente, anche se è un problema di ogni genitore. Era quindi interessante raccontare questa figura ma anche il lavoro delle famiglie. Qui in Italia ci lamentiamo di tante cose, ma sulla sindrome di Down abbiamo una legislazione più avanzata di tanti altri paesi e abbiamo un sistema di servizi, curati in larga parte da associazioni di famiglie, molto avanzato. C'è un volontariato e un associazionismo a grandi livelli. Avendo, poi, questo padre più spazio abbiamo pensato di dargli una figura di contrasto, un polo opposto nel proprietario dell'azienda che qui abbiamo trasformato in una donna, così i due possono battagliare e poi innamorarsi, come nelle migliori tradizioni. Anche la trama aziendale non era adattabile a quella delle nostre aziende, quindi abbiamo cambiato anche quella. E' stata data anche più importanza al tema del 'lavoro vero', perché ascoltando ragazzi con la sindrome è uscita più volte questa problematica." Sul tema della diversità Bonifacci ha poi aggiunto: "Ho scritto vari film sulla diversità, anche se non ho mai capito molto bene cosa significhi. Le emozioni umane sono sempre quelle, trovare qualcuno che le esprima in un altro linguaggio ci aiuta a capire noi stessi."

Un progetto interessante, un'esperienza unica

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Ognuno è perfetto: un'immagine della serie

Alle domande dei giornalisti non è sfuggito il cast che ha confermato l'incredibile esperienza: "È stata un'avventura vera, umana prima che professionale che, però, ha creato qualcosa di speciale. Si è creato un gruppo di lavoro speciale." È così che Edoardo Leoéé ha descritto questa avventura, aggiungendo: "Non facevo fiction da più di dieci anni, man mano che gli anni passavano aspettavo che arrivasse un progetto interessante. Dentro di me avevo già deciso di partecipare a questa fiction ancor prima di leggere il copione." Anche Cristiana Capotondi** afferma di aver vissuto un'esperienza unica: "Questa serie è l'esempio migliore di come questo mestiere ti regali qualcosa che mai avresti avuto, ti mette in delle condizioni che altrimenti non potresti mai vivere. Io ho imparato tanto, sopratutto dal pensiero che all'inizio non ce l'avremmo fatta. È stata dura ma la determinazione e la sana follia di Giacomo, unita a questi ragazzi che hanno capito la responsabilità che avevano e che sono cresciuti durante delle riprese ci ha fatto andare avanti. Ciò che mi porto a casa è l'inutilità del senso del limite." Dei ragazzi parla anche Lele Vannoli, interprete di Cristian che dice con la voce rotta dall'emozione: "È stata un'esperienza unica: la disabilità l'abbiamo noi, non l'hanno loro, questo è quello che ho capito. C'è una cosa grande che noi abbiamo e che nella fiction viene raccontata, è l'amore e loro ce l'hanno come fondamento. Vedere con quanta voglia e con quanto amore venivano sul set è stata una cosa incredibile."

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Ognuno è perfetto: una foto della serie

I più entusiasti per questo progetto sono stati in assoluto i ragazzi protagonisti, pieni di entusiasmo e vitalità anche in conferenza. "E' stata un esperienza super splendida, non pensavo che l'avrei mai fatta!" ha detto Gabriele Di Bello, interprete di Rick, già noto al piccolo schermo per aver partecipato all docufiction Hotel a 6 stelle dove ha conosciuto la sua fidanzata Alice Di Carlo, interprete di Tina in Ognuno è perfetto: "È stata una bella esperienza, mi sono emozionata a vedermi in televisione. Mi sono emozionata tanto!" Ai ragazzi è stato anche domandato se volessero continuare in futuro il mestiere degli attori e dopo un "Eh, magari!" di Gabriele è arrivato il turno di Valentina Venturin (Giulia): "Ho vissuto una bellissima esperienza lavorativa, spero che continui. Edoardo Leo, Vannoli e tutti gli attori mi hanno insegnato tantissimo. Tutti i consigli che mi hanno dato li voglio far vedere, sia in questo film che in altri." Noi glielo auguriamo e nel frattempo ci prepariamo per l'ultima puntata sperando che sia solo un arrivederci.

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