Occhio per occhio, la recensione: su Disney+ la folle serie di Takashi Miike

La recensione di Occhio per occhio, serie tv coreana diretta dal maestro giapponese e basata su un popolare webtoon, all'insegna di una sana violenza di genere e risvolti fantastici.

Occhio per occhio, la recensione: su Disney+ la folle serie di Takashi Miike

Una notte il giovane Ha Dong-soo viene rapito da una banda di trafficanti d'organi e il suo corpo, ormai apparentemente senza vita, predisposto per un'autopsia atta all'espianto. Peccato che durante l'intervento il ragazzo si risvegli improvvisamente, con le sue ferite che si rimarginano da sole in un batter d'occhio: spaventato e senza vista, in quanto gli sono stati estratti anche i bulbi oculari, riesce a recuperare un occhio prima di fuggire completamente nudo lanciandosi dalla finestra. Come vi raccontiamo nella recensione di Occhio per occhio, qualche settimana dopo la città di Seoul è sconvolta da una serie di brutali omicidi, con i cadaveri delle vittime che vengono ritrovati come se fossero lavori di arte moderna ed esposti in pubblica piazza: un serial killer è a piede libero.

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Occhio per occhio: Jung Hae-in in una scena della serie

L'assassino risponde al nome di Oh Jin-seok, all'apparenza un tranquillo dipendente d'ufficio che nasconde realtà pulsioni sempre più inquietanti; lui e Ha Dong-soo sono strettamente collegati, in quanto il primo ha ricevuto il trapianto dell'altro occhio mancante. Ha Dong-soo è ora in grado, ma soltanto in certi momenti, di vedere quanto sta osservando l'altro e farà di tutto per tentare di fermare la scia di sangue prima che sia troppo tardi. Ma sulle sue tracce vi sono sia la gang di trafficanti di organi che la polizia, che lo ritiene uno dei principali sospettati, nonché una misteriosa ragazza che sembra sapere molto di più sulla sua natura...

Aria d'Oriente

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Occhio per occhio: una scena della serie di Takashi Mike

Ormai da tempo Disney+ ha cominciato a ospitare produzioni più mature e dedicate a un pubblico adulto, ma fa comunque una certa impressione vedere nel catalogo qualcosa di realizzato da Takashi Miike, uno tra i più prolifici e apprezzati registi nipponici autore di opere affascinanti e disturbanti come Audition (1999), Visitor Q (2001) e Ichi the Killer (2001), film cult rinomati per la loro violenza - fisica o psicologica che sia - e il loro mood sopra le righe. Il regista giapponese non è nuovo ad adattare opere tratte dal mondo dei fumetti o degli anime, basti pensare tra i tanti al folle live-action di Yattaman (2009) o al più recente L'immortale (2017), e anche in quest'occasione si è cimentato nella trasposizione di un'opera nata in suddetta forma, per quanto sulla rete: alla base di Occhio per occhio vi è infatti il webtoon Connect, pubblicato su internet da Shin Dae-sung.

Alla scoperta del cinema giapponese contemporaneo

Senza tregua

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Occhio per occhio: Jung Hae-in in una foto di scena della serie di Takashi Mike

Sei episodi, della durata di quaranta minuti circa ciascuno, che segnano anche l'esordio di Takashi Miike in terra coreana, scena cinematografica da sempre ricettiva ad un certo tipo di violenza di genere dove il Nostro ha quindi trovato terreno fertile per le sue evoluzioni piacevolmente grottesche, che giocano con lo splatter in un tripudio action impostato su un'anima mystery. Una storia che si dipana progressivamente lambendo terreni più affini al filone fantastico, con tanto di multinazionali farmaceutiche a fare capolino in una trama che si ammanta progressivamente di significati più ampi, rifacendosi ad un immaginario classico nelle svolte narrative.

Che i protagonisti di Occhio per occhio siano lì a rappresentare il prossimo step evolutivo della razza umana o siano soltanto vittime incolpevoli di una società che non accetta il diverso è in ogni caso un dettaglio di poco conto in una miniserie indirizzata ad un puro e brutale divertimento, con le parti più esplicite comunque sempre ammorbidite da effetti speciali mai, per scelta, troppo realistici e un'anima pulp che flirta con il black humour anche nelle fasi più concitate e dal taglio vagamente torture porn. Per alcune cose, a cominciare dai "poteri" e abilità legati alla vista, può tornare alla mente il recente Homunculus (2021), diretto da un altro autore cult del Sol Levante come Takashi Shimizu e anch'esso tratto da un'opera a fumetti, in quel caso l'omonimo manga. Ma qui le atmosfere sono ben diverse e meno morbose.

Nella mente del serial killer

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Occhio per occhio: una scena della serie

Già nella suggestiva sigla d'apertura, breve ma incisiva, possiamo notare l'approccio artistico impostato, con l'efferatezza dei vari delitti che va di pari passo con uno stile raffinato - schema dicotomico da sempre coesistente nel cinema di Miike - e nei primi minuti veniamo scaraventati subito nell'incubo, con quella autopsia (poi interrotta per gli sviluppi di trama citati nella sinossi) che mette subito le cose in chiaro e spingerà probabilmente il pubblico più generalista a premere stop sul telecomando. Per quanto infatti Occhio per occhio non sia mai gratuito e affine ad una violenza forte ma non estrema, rimane comunque una visione non certamente per tutti i palati.

Per coloro che riusciranno a superare, ed apprezzare, questo prologo parzialmente traumatico, le restanti ore di visione sapranno regalare grande soddisfazione: da arti che camminano da soli - altro che Mano di Mercoledì! - a filamenti organici che pendono dalle ferite, da pezzi di corpo che si riattaccano magicamente dopo la recisione a sequenze d'azione amabilmente esagerate nel loro mix tra arti marziali ed istinti supereroistici, Occhio per occhio è un puro divertissement senza mezze misure e, per fortuna, senza particolari ambizioni di sorta, consapevole di essere un'operazione prettamente ludica ad uso e consumo di spettatori selezionati.

Di tutto e di più

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Occhio per occhio: un'immagine tratta dalla serie

Flashback che indagano sul passato del protagonista, un leggero substrato romantico, personaggi secondari mostruosi che spuntano all'ultimo minuto, la "doppia vista" che lega il buono e il cattivo e introduce spunti interessanti nella gestione delle dinamiche logistiche; e poi ancora quella marcata dose di ironia nella caratterizzazione di figure secondarie, a cominciare da quel detective a cui sanguina il naso, a riferimenti astronomici legati allo schizofrenia del serial killer fino alle leggende urbane che aprono il racconto a contaminazioni altre e a futuri risvolti: d'altronde il finale è non aperto, di più, ad una continuazione che ci auguriamo d vedere al più presto sui nostri schermi.

Conclusioni

Takashi Miike esordisce in terra coreana e sbarca nel catalogo di Disney+ con una serie in sei episodi che adatta l'omonimo webtoon pubblicato in rete. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Occhio per occhio, la storia vede per protagonista un giovane che dopo essere stato vittima di un trapianto d'organi scopre di possedere un corpo immortale e capace di autorigenerarsi ed entra in contatto diretto con un serial killer al quale è stato impiantato un suo occhio mancante. Nel tentativo di fermare la scia di sangue, il protagonista scoprirà di più su se stesso e sui propri poteri, in una società sempre pronta a emarginare il diverso. Il regista nipponico mantiene fede al suo cinema degli eccessi, sempre sospeso tra una violenza splatter e un'ironia macabra e marcata, miscelando al meglio le dinamiche di genere e le sequenze action con una narrazione non priva di spunti più profondi del previsto, dando alla luce sei episodi di puro e ludico intrattenimento a tinte forti - e non per tutti - di cui speriamo di vedere il prosieguo in tempi rapidi.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.7/5

Perché ci piace

  • Chi ama il cinema di Takashi Miike sa già cosa aspettarsi: un sano e folle divertimento di genere.
  • Una storia che cresce episodio dopo episodio, tra colpi di scena, sussulti drammatici, ironia macabra e risvolti action.

Cosa non va

  • La violenza e le tematiche, per quando ammorbidite dall'ironia e da un approccio splatter più leggero, potrebbero allontanare una buona parte di spettatori.