Nimic, la recensione: Il "doppio" secondo Yorgos Lanthimos, dal Ravenna Nightmare

La recensione di Nimic, il nuovo corto di Yorgos Lanthimos: ci racconta un incubo, quello di un uomo che sente di perdere quello che ha, di venire sostituito.

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Nimic: una scena del corto

Yorgos Lanthimos, autore greco, è ormai di casa ai grandi festival. E il fatto che sia qui dimostra che, nel suo piccolo, il Ravenna Nightmare Film Fest è un grande festival. Nella recensione di Nimic vi parliamo del suo cortometraggio, che è stato il protagonista della terza giornata della kermesse in scena dal 31 ottobre all'8 novembre, per la prima volta in streaming su Mymovies.it. A suo modo, Nimic ci racconta un incubo, quello di un uomo che sente di perdere quello che ha, di venire sostituito. O è un sogno? Nimic è una riflessione di Lanthimos sul tema del "doppio" e, come vedremo, è piuttosto originale. La nuova veste "virtuale" del Ravenna Nightmare fa sì che, come sulle piattaforme su cui siamo abituati a vedere film e serie, ognuno possa costituire il proprio palinsesto. E così, curiosamente, ci è capitato di vedere il corto di Lanthimos proprio dopo la Lectio Magistralis su David Lynch, in cui si è parlato molto di "doppio".

La trama: un violoncellista, la metro e una donna

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Nimic: una scena del corto

Nimic è la storia di un violoncellista professionista, che vive una routine piuttosto noiosa. Un giorno, sulla metropolitana, tornando a casa dal lavoro, fa una domanda a una donna: "Do you have the time?". "Che ora è". La donna, inaspettatamente, ripete quelle parole. E continua a ripetere tutti i gesti dell'uomo. Lo segue fino a casa, e sembra una stalker. Lui chiude la porta, ma lei ha la chiave, ed entra. La moglie e i figli dell'uomo non sembrano sconvolti dalla cosa. Ed è qui che cominciamo a capire: la donna si sostituisce all'uomo, nei suoi gesti, nella sua vita. Fino a che... "Do you have the time?"

Ravenna Nightmare Film Festival 2020 dal 31 ottobre con Bellocchio e i Manetti Bros.

Do you have the time?

"Do you have the time?". La frase chiave di Nimic ha più di un significato. "Che ora è?" è il senso in cui la intende il protagonista, interpretato da un Matt Dillon laconico, cupo e taciturno. Ma può voler dire anche "Ce l'hai il tempo?". Una frase che, se dovessimo chiederla a noi stessi, spalancherebbe un mondo di riflessioni. Abbiamo il tempo di.. ? Di fare quello che ci piace, di seguire le nostre passioni, di stare con i nostri cari come e quanto vorremmo, di curare al meglio il nostro lavoro. La lista sarebbe lunga. Il tempo, che nella nostra era sembra scorrere sempre più veloce, ci pare non essere mai abbastanza per quello che vorremmo fare. E l'idea è che il protagonista di Nimic, in cui il tempo della giornata è scandito, scorre uguale e prevedibile, di tempo ne vorrebbe di più. E se il suo sostituto fosse arrivato proprio per liberarlo da quegli schemi, per dargli altro tempo per una nuova vita?

Desiderio o incubo?

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Nimic: una scena del corto

Ma forse si tratta di quei desideri che vengono esauditi anche se non sono richiesti. Matt Dillon sembra attraversare il film quasi insensibile, inscalfibile, è questo che la vita lo ha reso. E la sua recitazione attonita, stordita, una cifra tipica del cinema di Yorgos Lanthimos, sembra suggerirci alcune cose. La sostituzione da parte della misteriosa donna è assolutamente inattesa. Non è qualcosa di desiderato. Ma, a parte uno spiazzamento iniziale, l'uomo sembra accettare passivamente quella sorta di tacita staffetta che avviene nella sua vita. Lanthimos, con questo corto, sembra voler mettere in scena quello che, in un caso o nell'altro, o a volte insieme, è un desiderio o un incubo. Vedetela da che lato volete. Per molti poter lasciare la propria vita, la routine, gli impegni, i doveri, sarebbe un'aspirazione, la libertà. Pensate però di perdere da un momento all'altro tutto quello che avete, moglie, figli, casa, lavoro. Yorgos Lanthimos non ci dà risposte, lascia tutto in sospeso, ma ci insinua il dubbio. E ci suggerisce che il "gioco" possa continuare, in un film che ha una struttura circolare.

Matt Dillon e Daphne Patakia, attori perfetti

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Nimic: una scena del corto

Yorgos Lanthimos racconta tutto con la sua solita atmosfera sospesa, fatta di luoghi grigi, a volte spogliati, svuotati, e con personaggi storditi, insensibili, che non reagiscono alle situazioni. Accanto a un Matt Dillon che in questo senso è perfetto, stupisce Daphne Patakia, nel ruolo del doppio: i suoi occhi sbarrati, i suoi movimenti meccanici, lenti e sicuri, danno al suo personaggio un senso di ambiguità. Non è un pericolo, non è nemmeno un alter ego amico. A differenza di altri modi in cui il doppio è stato rappresentato, quello di Lanthimos è molto originale: non c'è somiglianza, non c'è nemmeno lo stesso sesso del personaggio principale, non c'è spiegazione sull'origine, né un evento traumatico nella relazione tra i due personaggi. Sono due estranei che si sostituiscono l'uno all'altra.

Carrellate e "fish-eye"

Lanthimos gira e monta il film accentuando i gesti ripetitivi della routine quotidiana: la sveglia, l'acqua che bolle con l'uovo sodo, la colazione, il viaggio in metropolitana, il lavoro. Usa molte carrellate e quel "fish-eye", un grandangolo estremo, che deforma quasi l'immagine, e rende tutto ancor più onirico. Cambiare vita, essere sostituiti nella propria, è un sogno o un incubo? A voi la risposta. Ma fatevi anche un'altra domanda. "Do you have the time?"

Conclusioni

Nella recensione di Nimic vi abbiamo spiegato come Lanthimos abbia messo in scena quello che, in un caso o nell'altro, o a volte insieme, è un desiderio o un incubo: lasciare la propria vita, la routine. O perdere da un momento all'altro tutto quello che abbiamo. Lanthimos non ci dà risposte, lascia tutto in sospeso, ma ci insinua il dubbio.

Movieplayer.it
3.5/5

Perché ci piace

  • L'atmosfera sospesa, fatta di luoghi grigi, a volte spogliati, svuotati.
  • I personaggi storditi, insensibili, resi perfetti da Matt Dillon e Daphne Patakia.
  • Lanthimos riesce a mettere in scena, allo stesso tempo, un desiderio e un incubo.

Cosa non va

  • Il film è criptico, ci lascia in sospeso, non dà risposte: se le volete, non fa per voi.