La strada verso l'ignoto porta Monte Hellman a Venezia

Il complesso Road to Nowhere viene presentato al Lido dal regista, l'autore di culto Monte Hellman che fa ritorno dietro la macchina da presa a vent'anni dall'ultimo lavoro. Nel film anche l'italiano Fabio Testi.

L'icona del cinema indipendente, il regista di culto Monte Hellman, si offre al pubblico della Mostra del Cinema presentando il suo ultimo lavoro, il rompicapo Road to Nowhere. Un film estremamente complesso e giocato su livelli diversi che ha perplesso più di uno spettatore durante la visione. Accompagnato dai protagonisti Shannyn Sossamon, Tygh Runyan e Fabio Testi e dal co-sceneggiatore Steven Gaydos, Hellman prova a chiarirci le idee illustrando la sua personale concezione di cinema.

Come è nato il progetto di Road to Nowhere?
Monte Hellman: Steven Gaydos ha sognato il film e da lì è nata l'idea di realizzarlo davvero. E' la prima idea che piaceva anche a me in trent'anni. Questo è il primo dei miei film che mi appartiene completamente. Prima avevo lavorato solo su commissione.
Steven Gaydos: Il vero sogno era vedere Monte Hellman tornare a girare un film e finalmente si è avverato.

Vedendo il film si ha l'impressione che il progetto si sia sviluppato molto in fase di ripresa, che gli attori siano stati chiamati spesso a improvvisare. E' vero?

Shannyn Sossamon: Prima di girare noi attori ci siamo fatti molte domande perché è un film ambiguo. Per la maggior parte del tempo non avevo nessuna idea di cosa stava succedendo. Era tutto molto misterioso. Io ero ossessionata dalla necessità di capire, ma non capivo niente. Alla fine ho rinunciato e mi sono lasciata andare.
Monte Hellman: Shannyn è troppo modesta. Ha creato una continuità sul set, ha preparato da sola i propri costumi. Nessuno sapeva a che punto della storia eravamo tranne lei. Il suo è un ruolo cardine, anche se abbiamo tagliato molto.
Fabio Testi: In questo film io faccio una piccolissima parte. Dal momento che non potevo recarmi a Miami per impegni di lavoro, Monte è venuto a casa mia sul Lago di Garda e abbiamo girato lì le mie scene perché lui mi voleva a tutti i costi. Noi ci conosciamo da trent'anni e lavorare con lui signifca stare sul set con un grande maestro. Questo, come tutti i suoi film, sarà attuale tra dieci anni perchè ciò che lui ha inziato a fare trent'anni fa lo stanno facendo tutt'oggi.

Lei crede ancora nei concorsi cinematografici? Cosa pensa del fatto che a giudicarla sarà il suo amico Quentin Tarantino?
Monte Hellman: Una volta ho fatto parte di una giuria con Jean Renoir. Lui ha rifiutato di premiare un film solo e ha dato un premio a tutti e cinque i lavori in gara perché era contrario al concorso. E' difficile confrontare i film visto che ognuno ha una propria storia, ma dal momento che sono qui comincio a percepire un'aria di competizione. Per Quentin deve essere difficile perché in concorso ci sono molti suoi amici, ma lui è una persona seria e credo che sceglierà il film migliore.

Il film è molto complicato e difficile da comprendere. Questa scelta è intenzionale?

Monte Hellman: Uno dei miei maestri è stato Jean Cocteau, il quale sosteneva che è un'opera d'arte è qualcosa difficile da toccare, da comprendere e quindi va visitata numerose volte.

Quanto è difficile produrre un film come questo nel constesto attuale?
Monte Hellman: La cosa più difficile al mondo è proprio fare un film. In questo caso però noi abbiamo usato tutto ciò che avevamo con i fondi di cui disponevamo. I finanziamenti indipendenti permettono di avere una maggior libertà.

Shannyn, quale è la sfida interpretativa nel recitare il ruolo di un'attrice?
Shannyn Sossamon: Non l'ho vista come una sfida. Non pensavo di interpretare il ruolo di un'attrice, ma di qualcuno che mi si è rivelato giorno dopo giorno. E' stato un viaggio nell'ignoto. Era proprio il mistero del personaggio che mi intrigava.