La notte che non passerà, la recensione: quando la commozione prende il sopravvento

La recensione de La notte che non passerà: la miniserie Netflix, diretta da Carol Minêm, ripercorre un drammatico evento di cronaca brasiliano che ha fatto notizia in tutto il mondo. Lasciandosi andare sul piano narrativo, l'opera si prende le sue libertà non trovando un genere d'appartenenza ben definito.

La notte che non passerà, la recensione: quando la commozione prende il sopravvento

La notte che non passerà (in lingua originale, Todo dia a mesma noite) è una nuova miniserie Netflix di 5 episodi, diretta da Carol Minêm (Il re della televisione, La cosa più bella) e scritta da Gustavo Lipsztein (al suo debutto nella scrittura) che si ispira al libro The Endless Night: The Untold Story of Kiss Nightclub, scritto dalla giornalista Daniela Arbex. Al centro della storia, la tragica notte tra il 26 e il 27 gennaio 2013 che ha visto scoppiare un terribile incendio nella discoteca Kiss, a Santa Maria in Brasile, che ha causato 245 morti e 630 feriti. La notte che non passerà racconta la vicenda da più punti di vista, dando un quadro completo di questo racconto che però indugia, in modo pressante, su pathos e sentimentalismi non trovando un equilibrio con la realtà storica. Nella nostra recensione della serie, in arrivo sulla piattaforma streaming sopracitata il 25 gennaio 2023, proviamo inoltre ad inquadrare lo show che, tra legal drama, crime e drama più classico non ha una linea ben precisa.

Le emozioni fagocitano ogni verosimiglianza

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La notte che non passerà: un momento della serie

La notte che non passerà, per esigenze narrative e contenutistiche, si concentra su alcune delle famiglie che hanno perso i propri figli durante l'incendio. A livello strutturale, il copione segue da un lato l'ordine cronologico dei fatti, dal giorno stesso del disastro fino alla condanna dei colpevoli, avvenuta anni dopo; dall'altro segue una strada contenutistica varia che inizia con il mostrare l'incidente dal punto di vista delle vittime per poi concentrarsi sul lutto, le accuse, i processi che invece hanno affrontato i loro parenti. Fin dal primo episodio, è palese che ogni scena venga caricata emotivamente per creare una connessione con il pubblico e ciò è evidente sia nella caratterizzazione dei personaggi che nello sviluppo vero e proprio degli eventi. Una via che sicuramente favorisce l'immedesimazione con la tragedia del Kiss, ma che al tempo stesso allontana un po' la costruzione narrativa dalla realtà vera e propria. Se il sostrato di base dello script è privo di eccessi, è nelle piccole cose che si nota una rarefazione drammatica che a volte sfiora la sottile linea tra un approccio documentaristico e la finzione.

La Notte Che Non Passera Poster
Locandina di La notte che non passerà

Conseguenza diretta di questo elemento è che i vari personaggi che si alternano su schermo, sia i principali che i comprimari, sono tratteggiati in modo eccessivamente teatrale e anche le loro azioni vanno in molti casi oltre la normalità. L'intento dell'autore era chiaramente quello di dare voce al loro dolore bruciante, ma anche a quel voto enorme con il quale hanno dovuto convivere dalla tragica notte tra il 26 e 27 gennaio 2013, ma in alcuni passaggi questa drammaticità si trasforma in un'esagerazione continua. In ogni caso, nei primi due episodi tale approccio è ben ponderato, a tal punto che a livello contenutistico, tematico, narrativo e registico La notte che non passerà dà il meglio di sé mentre nelle successive tre puntate si lascia spazio ad un flusso costante e inarrestabile di emozioni che rischia di minare ogni tentativo della serie di avvicinarsi il più possibile alla verosimiglianza. Passando, invece, alla regia, è sicuramente interessante la strada scelta da Carol Minêm.

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Uno squilibrio di generi

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La notte che non passerà: una scena della serie

La cineasta, infatti, dà ad ogni puntata un taglio differente appoggiandosi a diversi generi cinematografici, fermo restando che il macrogenere è quello biografico con tutti i limiti che vi abbiamo elencato fino ad ora. La notte che non passerà, specialmente nelle prime puntate, segue le linee guida del drama classico, riuscendo perfettamente a gestire le varie voci di questa storia senza appesantire tutto. Ecco che invece, dalla terza puntata in poi, tutta dedicata alle indagini dietro l'incidente, la macchina da presa cambia forma, modellando un crime che però non riesce mai a spiccare il volo, a causa di una superficialità di fondo che lascia troppi punti in sospeso. Chiaramente, in questo frangente, si altera il punto di vista del racconto, che si sposta verso le autorità impegnate nelle ricerche dei colpevoli che però non hanno il giusto spazio, schiacciati da una prima parte della serie brillante e una parte finale, composta dall'episodio 4 e 5, che è ridondante e fuori fuoco.

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La notte che non passerà: un'immagine della serie

Proprio nelle ultime puntate de La notte che non passerà, infatti, si tenta di introdurre il terzo genere ovvero il legal drama, un capitolo sicuramente necessario di questo racconto che però vira fin troppo sul sensazionalismo, non dando una visione oggettiva delle vicende. Se effettivamente la sezione conclusiva della serie rende perfettamente l'idea di una giustizia sospesa che, a ben 10 anni dall'incendio del Kiss non ha ancora fatto il suo corso, è nel mostrare il rapporto tra i genitori delle vittime e le istituzioni che si nota la falla più grande. Per quanto siano pieni di dolore e sfiancati da un'infinita ricerca della verità, i parenti dei 245 morti sembrano essere guidati da uno spirito eccessivamente ribelle e anticonformista che non sembra sempre derivare dal loro lutto. In generale, al di là della qualità delle singole parti dell'opera, è chiaro come ci sia un forte sbilanciamento tra i generi affrontati, a tal punto che ne risente l'identità stessa della serie che non ha una collocazione ben precisa.

Conclusioni

Nella nostra recensione de La notte che non passerà abbiamo sottolineato quanta attenzione sia stata riposta nei primi due episodi della serie, dove la tensione emotiva e il dolore sono stati gestiti alla perfezione. Purtroppo, dalla terza puntata in poi, sia sul piano più prettamente contenutistico che sensazionalistico ci si rende conto come la narrazione e la regia abbiano diversi punti deboli, primo fra tutti lo sbilanciamento di generi e in seconda battuta l’approccio troppo superficiale ed estremo proprio della parte crime e legal drama. Un’opera che, in conclusione, proprio per la sua discontinuità, non trova una strada propria, nonostante proponga diversi spunti interessanti di riflessione.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • L'intensità dei primi episodi.
  • Il senso di sospensione giudiziaria che spiega bene la realtà dei fatti.

Cosa non va

  • Le emozioni ostacolano la verosimiglianza.
  • Poco bilanciamento tra generi.
  • La parte crime è poco approfondita.