Recensione La diseducazione di Cameron Post: un racconto di (de)formazione

La recensione de La diseducazione di Cameron Post, premiato al Sundance e presentato alla Festa di Roma: il calvario di una teenager gay in un centro di correzione.

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La diseducazione di Cameron Post: Chloe Grace Moretz in un'immagine del film

In una di quelle curiosissime coincidenze in cui, tuttavia, si riflettono forse istanze impellenti della società in cui viviamo, a distanza di breve tempo l'una dall'altra dal cinema americano arrivano due film costruiti su soggetti narrativi pressoché identici: La diseducazione di Cameron Post, opera seconda di Desiree Akhavan, ricompensato con il Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2018 e presentato alla Festa di Roma poco dopo la sua uscita nelle sale statunitensi, e Boy Erased di Joel Edgerton, in arrivo prossimamente (anche in Italia, con il titolo Vite cancellate) e con qualche ambizione in area Oscar.

Entrambi i film possono essere definiti come racconti di formazione accomunati dall'analoga parabola dei rispettivi protagonisti: due teenager gay cresciuti in un ambiente conservatore e ultrareligioso e iscritti dalle proprie famiglie ad uno dei cosiddetti "centri di correzione per omosessuali", famigerati istituti - tuttora legali in diversi Stati americani - in cui, con pratiche a dir poco discutibili, si tenta di stravolgere l'orientamento sessuale dei pazienti (in prevalenza adolescenti), facendo leva su varie modalità di pressione psicologica.

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La diseducazione sentimentale

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La diseducazione di Cameron Post: Chloe Grace Moretz e Quinn Shephard in una scena del film

Alla base de La diseducazione di Cameron Post vi è l'omonimo romanzo pubblicato nel 2012 da Emily M. Danforth e adattato per il grande schermo dalla Akhavan insieme alla sceneggiatrice italiana Cecilia Frugiuele. Alla ventenne Chloë Grace Moretz, fra le nuove star del panorama indie (il 2018 la vede anche in un piccolo ruolo nel Suspiria di Luca Guadagnino e comprimaria di Isabelle Huppert nel thriller Greta di Neil Jordan), è affidato il personaggio eponimo: una teenager di Miles City, nella provincia del Montana, costretta a frequentare un centro di correzione, God's Promise, dopo che i genitori vengono a sapere della sua relazione con una coetanea. Se le pulsioni saffiche di Cameron sono mostrate mediante una canonica serie di flashback, l'inizio del film introduce immediatamente la protagonista in questo luogo circoscritto, in cui l'idillio della campagna è coniugato con le feroci regole dell'istituto.

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La diseducazione di Cameron Post: Chloe Grace Moretz in un'immagine tratta dal film
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La diseducazione di Cameron Post: John Gallagher Jr. in un'immagine del film

Quella di God's Promise è tuttavia una ferocia abilmente mascherata dietro i modi melliflui dei suoi responsabili e le apparenze da vivace comunità giovanile, dedita a confessioni di gruppo e a spettacoli a base di rock cristiano. Un microcosmo che Cameron, combattuta tra la fedeltà alla propria natura e il desiderio di approvazione familiare, contempla da una prospettiva quanto più possibile silenziosa e defilata: senza un autentico istinto di ribellione, ma con uno sguardo pervaso di silenzioso scetticismo, mentre nel proprio animo tenta di elaborare sentimenti contraddittori e continuare un percorso di scoperta e di definizione di se stessa. Un percorso ostacolato dal fanatismo religioso del reverendo Rick (John Gallagher Jr) e di sua sorella, la dottoressa Lydia Marsh (Jennifer Ehle), più dura e inflessibile nei confronti di ogni potenziale 'trasgressione' (a tratti quasi un'epigona dell'infermiera Ratched di Qualcuno volò sul nido del cuculo).

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Girl erased: l'omosessualità fra orgoglio e repressione

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La diseducazione di Cameron Post: Chloe Grace Moretz in una scena del film

Desiree Akhavan sceglie di non aggiungere enfasi a un racconto costruito attorno a un conflitto già così poderoso, vale a dire la difesa dell'identità contro le imposizioni culturali e sociali, evitando in tal modo di scivolare nel didascalismo o nella retorica; la sua Cameron, del resto, è soprattutto un'osservatrice, alle prese con il proprio personale coming of age mentre impara a districarsi dalle trappole dei "cattivi maestri". È il principale tratto distintivo fra La diseducazione di Cameron Post, film più 'meditato' e sotto le righe, e il succitato Boy Erased, in cui al contrario Joel Edgerton preme assai di più sui pedali del dramma e dell'intensità; forse con minore finezza narrativa, ma suscitando probabilmente un maggior tasso di emozione.

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La diseducazione di Cameron Post: Chloe Grace Moretz in un momento del film

L'opera della Akhavan, benché più trattenuta, risulta comunque in grado di favorire l'empatia verso la caparbia Cameron di Chloë Grace Moretz e il suo insopprimibile atteggiamento di resilienza; e in alcune sequenze, quando la rigida atmosfera dell'istituto viene incrinata da un'esplosione di vitalismo, regala anche qualche momento da pelle d'oca. Uno su tutti, lo sfrenato karaoke improvvisato in cucina da Cameron e dai suoi compagni sulle note della ballata What's Up? dei 4 Non Blondes: una scena in cui, seppure soltanto per qualche minuto, ogni bigotta coercizione è spazzata via da un impulso spontaneo e liberatorio, la passione per la musica. Un impulso talmente semplice da saper abbattere, con una manciata di note, tutte le grottesche sovrastrutture del mondo degli adulti.

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3.0/5