Kenneth Branagh: un talento della recitazione tra cinema, teatro e tv

L'attore irlandese è stato insignito del Premio alla Carriera al RomaFictionFest 2009, dove ha presentato la mini-serie Wallander, tratta dai romanzi di Henning Mankell. Nel corso della conferenza stampa, Branagh ha parlato del suo percorso artistico, baciato dalla preziosa eredità di Shakespeare, tra cinema, teatro e televisione.

Gli organizzatori del RomaFictionFest l'hanno inseguito per due anni, ma solo alla terza edizione sono riusciti a portarlo al festival per celebrarne il grande talento: Kenneth Branagh, uno tra i più importanti attori del Regno Unito e vero e proprio simbolo nel mondo del teatro shakespeariano, ha ricevuto un meritato Premio alla Carriera, spesa con successo tra teatro, cinema e televisione, e ha presentato alla kermesse romana la mini-serie Wallander di cui è protagonista. Basata sui celebri romanzi dello svedese Henning Mankell, la prima stagione di Wallander si compone di tre episodi da 90 minuti, trasmessi in Italia lo scorso mese da Sky Cinema 1, a cui ne faranno presto seguito altri tre di prossima realizzazione. Al centro della storia Kurt Wallander, un'ispettore di polizia di mezza età impegnato a risolvere inquietanti casi di omicidio in un paesino nel sud della Svezia. La serie è stata girata nella piccola città portuale di Ystad, vicino Malmoe, e ha visto il carismatico Branagh nel duplice ruolo di protagonista e co-produttore.

L'arrivo dell'attore irlandese al RomaFictionFest 2009 è stato però anche l'occasione per esaminare il rapporto tra le diverse forme d'arte come il cinema, il teatro e la televisione, che Branagh ha frequentato fin dagli inizi della sua carriera con grande brillantezza, mantenendo ogni volta la qualità della sua performance a livelli straordinari. Il suo nome è legato soprattutto a quello di William Shakespeare, il geniale drammaturgo inglese i cui lavori hanno fatto la fortuna di Branagh, ma che nello stesso tempo hanno trovato una formidabile diffusione tra il grande pubblico cinematografico proprio grazie ai lavori da lui diretti e interpretati. Tra i temi trattati in conferenza stampa dall'attore, anche la possibilità di portare Shakespeare in televisione, per avvicinare il pubblico del piccolo schermo a opere immortali che raccontano in maniera sublime la natura umana e il rapporto dell'uomo con la morte. Branagh ha inoltre parlato dei suoi futuri progetti, tra i quali la regia dell'attesa trasposizione cinematografica dell'eroe Marvel Thor che arriverà nelle sale nel 2011.

Kenneth Branagh, finalmente il RomaFictionFest ha l'onore di averla ospite e di premiarla per la sua incredibile carriera. Lei arriva al festival però anche per presentare Wallander, la serie tv basata sui best-seller di Mankell. Perché ha scelto di prendere parte a questo progetto?

Kenneth Branagh: Il mio coinvolgimento in Wallander ha a che fare con la mia passione per i libri di Henning Mankell. C'era da parte mia un interesse creativo nel materiale, e nel mio personaggio in particolare, e abbiamo valutato varie ipotesi sul formato migliore per dar vita a questi romanzi. Abbiamo contattato il produttore danese che aveva acquistato i diritti delle opere e inizialmente pensavamo a una versione cinematografica. Alla fine abbiamo optato per un prodotto televisivo per la libertà e la semplicità del processo. C'era un gruppo piccolo, forte di produttori creativi che hanno instaurato un ottimo ambiente di lavoro. Abbiamo quindi raccolto un budget adeguato per portare Wallander sul piccolo schermo e siamo partiti con la lavorazione. E' un prodotto che ha un grande ritmo, può contare sull'approccio d'autore da parte del regista e gioca coi confini di generi quali il dramma e il poliziesco. Per un pubblico televisivo come quello del Regno Unito, Wallander offriva qualcosa che piaceva molto: un thriller con un mistero, ma anche una meditazione, qualcosa su cui riflettere.

Cosa ne pensa in generale dei gialli? Le piacciono?

Kenneth Branagh: Mi è sempre piaciuto leggere i gialli, come a mia madre, e quindi in casa avevamo libri gialli provenienti da tutto il mondo. Mi piace il modo in cui vengono costruite le storie in questo genere. Mi interessano molto gli scenari degli omicidi premeditati, come quelli consumati in ambiente domestico. Mankell non si limita a manipolare le situazioni, ma descrive la prossimità alla perdita e alla morte che portano le emozioni dei personaggi in superficie, rivelando così la natura umana, come in Shakespeare. Grazie a queste cose possiamo capire meglio la condizione umana. In Mankell emerge molto chiaramente l'oscurità e la crudeltà dell'uomo.

Lei è celebre per essere riuscito a rendere popolari presso il grande pubblico cinematografico i classici del teatro di Shakespeare. Ritiene che il dovere della televisione sia anche quello di diffondere la cultura, nonostante la dittatura dell'audience?

Kenneth Branagh: In Inghilterra abbiamo una serie tv di grande successo come Doctor Who con protagonista David Tennant che ultimamente ha interpretato Amleto a teatro. Vista la sua grande popolarità, la BBC sta girando con lui una versione televisiva del dramma di Shakespeare. C'è quindi una connessione tra le diverse forze di mercato: il talento del protagonista ha portato a realizzare un'opera così importante che probabilmente riuscirà ad attrarre milioni di spettatori.

In che modo riesce a districarsi tra cinema, teatro e televisione?

Kenneth Branagh: Qualunque sia il progetto, il mio approccio è sempre lo stesso. Quello che conta maggiormente è che devo avere un interesse nel materiale, poi la qualità della mia performance deve essere sempre la stessa. Bisogna dare ogni volta il meglio di sé. I miei interessi sono molteplici, dalla radio al teatro, fino alla scrittura. L'ampiezza del progetto non rappresenta un motivo per farlo o meno. Il mio obiettivo è mantenere la qualità della dimensione creativa.

Ci sono differenze di approccio tra performance teatrale e performance per il cinema?

Kenneth Branagh: Che sia il cinema o il teatro, l'obiettivo è sempre la verità. Se sei in un teatro vuoi essere sicuro che questa verità raggiunga anche chi è in ultima fila, mentre al cinema è diverso. In Wallander, per esempio, mi è piaciuto molto il fatto che dovevo dire molto meno rispetto a quello che dico di solito, perché gran parte della comunicazione è basata sull'azione. E' stata una performance fisica, e ne ha beneficiato anche il mio lavoro a teatro.

Muovendosi tra cinema e teatro ha la capacità di far dialogare in maniera efficace le due diverse arti, favorendo soprattutto la conoscenza di alcuni importanti testi teatrali. Come ci riesce?

Kenneth Branagh: Molto del lavoro che ho fatto tenta di fornire una risposta in tal senso. Bisogna capire che il teatro è basato molto sulle parole, mentre il cinema ha dalla sua le immagini. Pensiamo a Molto rumore per nulla: a teatro l'inizio è affidato a un gruppo di donne che aspettano il ritorno dei propri uomini. Nella versione cinematografica ho optato per un'overture di cinque o sei minuti di immagini con una transizione in cui si vede Denzel Washington che arriva dalla collina in sella a un cavallo. Questo non sostituisce una pagina di dialoghi di Shakespeare, ma è un modo per raccontare l'attesa di queste donne. Riducendo il numero delle parole ho dovuto trovare una risposta poetica attraverso le immagini.

Che effetti ha avuto la crisi economica sul settore dell'audiovisivo?

Kenneth Branagh: La crisi ha avuto un impatto su tutti i settori e, per quanto riguarda il cinema, ha esercitato una grande pressione sul mercato indipendente. Questo rende la raccolta dei finanziamenti ancora più difficile. Le persone che investono nel cinema vogliono ovviamente avere un ritorno e in una situazione come quella attuale diventa complicato convincerli quando non si hanno garanzie. Bisogna lavorare più duramente e con maggior creatività. C'è chi dice che questo può motivarti a impegnarti e appassionarti sempre di più, ma non sono molto d'accordo.

Pensa che Shakespeare in una prima serata televisiva possa avere fortuna?

Kenneth Branagh: Ho in mente di realizzare una soap opera su Shakespeare. Penso che possa funzionare, basta solo avere tanta creatività. Recentemente in Inghilterra è stato realizzato un progetto simile su Charles Dickens con produzioni fantastiche, costose, dei suoi romanzi in episodi da mezz'ora e ha avuto un grande successo. La sua forza stava nell'equilibrio: non cercava di istruire il pubblico con una caramella avvolta nello zucchero, ma era un modo per attirare la gente verso Dickens. Laddove c'è creatività ed immaginazione sono convinto si possano cambiare le regole.

Lei è nato a Belfast. Che rapporto ha con il cinema irlandese?

Kenneth Branagh: Il mio primo lavoro è stato uno sceneggiato per la tv irlandese, Play for Today. Era una sceneggiatura molto interessante che metteva in scena quattro diverse commedie conosciute come la trilogia Billy Plays scritta da Graham Reid. E' stato un prodotto piuttosto seguito sia in Irlanda che in Gran Bretagna. Oggi sono allettato dall'idea di fare una trilogia sulla mia famiglia, ambientata quindi nell'Irlanda del Nord, ma per il momento è solo un progetto in cantiere.

Pensa che manifestazioni come il RomaFictionFest, dedicate ai prodotti televisivi, possano aiutare lo scambio tra cinema e mezzo televisivo?

Kenneth Branagh: Conoscevo il RomaFictionFest grazie ai miei colleghi di 10 Days to War che sono stati qua lo scorso anno e mi hanno mandato un'email per raccontarmi di quando hanno ricevuto il premio. Oggi il mondo della televisione sta cambiando molto velocemente e questa ha ripercussioni anche sul mercato del cinema e dei film indipendenti. E' utile perciò avere dei festival come questo, che mettono in contatto persone di entrambi i mondi.

Cosa ne pensa dell'Italia?

Kenneth Branagh: Questo paese è sempre stato molto generoso con me, e quando vengo qua mi sento a casa perché ho a che fare con persone molto disponibili. La prima volta che sono venuto in Italia avevo ventidue anni. Mi ero appena lasciato con la mia ragazza ed ero reduce da un film, nel quale interpretavo San Francesco d'Assisi, che non aveva visto praticamente nessuno, con risultati catastrofici al box office. Sono arrivato perciò da solo a Roma e mi sono ritrovato con gli occhi spalancati su questa magnifica città che nascondeva in ogni angolo qualcosa di storico e meraviglioso. Mi sono reso conto immediatamente della sua particolarità: mi guardavo in giro ed era tutto diverso rispetto a quello che conoscevo, le persone indossavano vestiti di colori e stili che non esistevano in Gran Bretagna. C'erano uomini che giravano con maglioni di cachemire rosa! Ancora non sono arrivato a indossarne uno, ma li trovavo davvero originali.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Kenneth Branagh: Sto preparando un film di cui curerò la regia. Si tratta di Thor, il supereroe Marvel. Questo dio del fulmine è un personaggio affascinante, così come il suo mondo, estremamente stimolante per un regista. Le riprese inizieranno l'anno prossimo. C'è poi in cantiere un altro progetto su cui sto lavorando da tempo, basato su un crimine piuttosto cruento.