Infiesto, la recensione: un caso irrisolto in piena pandemia nel nuovo thriller Netflix

La recensione di Infiesto: il 3 febbraio arriva su Netflix un crime thriller di produzione spagnola ambientato durante i primissimi giorni del lockdown. Buono lo spunto di partenza, molto meno lo sviluppo.

Infiesto, la recensione: un caso irrisolto in piena pandemia nel nuovo thriller Netflix

Netflix ormai da diversi anni sta puntando con sempre maggiore decisione sulle produzioni originali (il 2022 ha segnato un nuovo record da questo punto di vista) e in particolare, rispetto al passato, su quelle "nazionali", realizzate in moltissimi dei Paesi in cui il colosso dello streaming è disponibile e pensate per avere comunque il potenziale di raggiungere un pubblico internazionale.

È in questo contesto che si inserisce Infiesto, film di produzione spagnola che riporta dietro la macchina da presa il cinquantacinquenne Patxi Amezcua a ben dieci anni di distanza dal thriller con protagonista Ricardo Darín I segreti del settimo piano (lo scorso anno, sempre su Netflix, si era visto Storia di un uomo d'azione, di cui il regista e sceneggiatore di Pamplona aveva curato il solo script).

Misteri e scomparse sullo sfondo del lockdown

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Infiesto: una scena del film

È il primo giorno in cui viene dichiarata l'emergenza della pandemia in Spagna, con conseguenti lockdown, restrizioni e coprifuochi, quando una ragazza scomparsa da tre mesi viene ritrovata in strada scalza, spaesata e vestita con una sola camicia da notte bianca. Di lei si erano completamente perse le traccia dal momento del rapimento e la polizia che aveva indagato non era riuscita a trovare una pista concreta su cui continuare a lavorare. L'improvvisa riapparizione della giovane, fortemente traumatizzata e con un misterioso simbolo marchiato sulla schiena, riapre però le indagini, di cui questa volta si devono occupare l'ispettore Garcia (Isak Férriz) e la viceispettrice Castro (Iria del Río).

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Infiesto: una scena del film

I due validi detective, alle prese contemporaneamente con problemi di natura familiare, proveranno a risolvere un caso molto più complesso di quello che inizialmente si sarebbe aspettati, destinato a divenire progressivamente più oscuro e inquietante. Il tempo è poco, se si vuole evitare ulteriori scomparse e che si accendano i riflettori dei media, e i nostri protagonisti sono soli, essendo il resto dell'organico della polizia impegnato a causa dello stato d'emergenza nazionale.

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Premesse interessanti, svolgimento deludente

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Infiesto: una scena del film

Senza spingerci oltre nella descrizione della trama per non anticiparvi nulla sull'evoluzione della narrazione, si può subito affermare che Infiesto parte bene nel tratteggiare le atmosfere di un caso misterioso sullo sfondo dello scoppio della pandemia. Ambientato durante i primi dieci giorni del lockdown in Spagna, il film è dunque piuttosto intrigante nelle primissima parte in cui introduce lo spettatore alle vicende narrate, ma poi purtroppo perde progressivamente forza e mordente nel corso delle indagini. Fino al finale con colpo di scena inaspettato, a cui però si arriva solo grazie a una successione di eventi poco credibili che si sviluppano soprattutto negli ultimi quaranta minuti del film. Lasciando così la netta sensazione che, per arrivare a quel colpo di scena che aveva in mente fin dall'inizio, Patxi Amezcua (qui anche unico sceneggiatore), abbia inserito una serie di passaggi narrativi affrettati e, alla resa dei conti, deludenti. Per di più, la stessa natura del mistero dietro alla scomparsa della giovane prende presto una strada già vista in molte altre produzioni di questo tipo.

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Infiesto: una scena del film

Nonostante una messa in scena solida (Amezcua dà di gran lunga il meglio di sé in qualità di regista), le buone interpretazioni dei protagonisti Isak Férriz e Iria del Río e l'ottima idea di ambientare un thriller investigativo durante la primissima fase della pandemia, lo sviluppo di Infiesto è quindi nel complesso troppo poco originale e, in riferimento in particolare a determinati importanti snodi narrativi, poco convincente per fare della nuova produzione Netflix un'operazione riuscita e appassionante.

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Conclusioni

Come sottolineato nella recensione di Infiesto, il buono spunto di partenza (un crime thriller ambientato durante l'esplosione della pandemia) si perde nel corso del film, a causa di uno sviluppo della narrazione che punta su strade già ampiamente battute e, in particolar modo nell'ultima parte in cui si prepara il colpo di scena finale, su una successione di eventi poco credibili e poco convincenti. Buone invece la regia e le interpretazioni dei due protagonisti.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • L'idea di raccontare le indagini su un caso irrisolto nei primissimi giorni di lockdown.
  • La regia di Patxi Amezcua è solida e priva di sbavature.
  • Le buone interpretazioni dei protagonisti Isak Férriz e Iria del Río.

Cosa non va

  • Perde progressivamente forza e mordente nel corso dell'evoluzione delle indagini.
  • La successione di eventi poco credibili che si sviluppano soprattutto negli ultimi quaranta minuti del film.
  • La natura del mistero al centro della narrazione prende ben presto una strada poco originale, già vista in passato in molte produzioni di questo tipo.