In Treatment all'italiana

Italians do it better? Probabilmente sì, o almeno così sembra nel caso di In Treatment, serie TV con Sergio Castellitto ispirata all'israeliana BeTipul. E se lo dice il creatore possiamo fidarci...

Gli italiani sono cordialmente invitati ad accomodarsi sul divano di Sergio Castellitto per una seduta di psicoterapia. Una al giorno, s'intende, per sette settimane di fila.
L'appuntamento con In Treatment è fissato dal 1° aprile su Sky Cinema 1 HD (da lunedì a venerdì alle 20.30) con possibilità di rivedere ogni lunedì tutti e cinque gli episodi della settimana sul Nuovo Sky On Demand e su Sky Go. Per il passaggio free su La 7 si dovrà pazientare per almeno otto mesi.

In Treatment: una foto promozionale del cast della serie
In Treatment: una foto promozionale del cast della serie

Arriva anche nella Penisola, quindi, dopo due anni di adattamento dell'originale israelina BeTipul, la serie che racconta le sessioni di analisi di Giovanni Mari (Castellitto). Ogni giorno è dedicato ad un paziente diverso. Il lunedì è il turno di Sara (Kasia Smutniak), una donna fragile che usa il sex appeal per mascherare un trauma infantile. Il martedì tocca a Dario (Guido Caprino), carabiniere segnato dagli orrori di una strage. L'esordiente Irene Casagrande interpreta Alice, l'adolescente ribelle del mercoledì, a rischio suicidio mentre Barbora Bobulova e Adriano Giannini sono Lea e Pietro, coppia in crisi per via della gravidanza non desiderata di lei.


Il venerdì si invertono i ruoli ed è Mari ad andare in terapia dal supervisor Anna (Licia Maglietta). Com'è possibile? Lo spiega lui stesso: "So di essere un buon terapeuta, ma ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a ritrovare la calma". Sono passati otto anni dal loro ultimo incontro, ma ora il protagonista ne ha realmente bisogno: "Sono in mezzo ad una crisi di mezza età. Ne ho avuta una a 30, una a 40 e ora a 50 spero sia l'ultima". In effetti il campanellino d'allarme è già suonato: "Come se non avessi più pazienza - dice - per i miei pazienti. Certi giorni vorrei chiudere la porta dello studio e starmene da solo". la situazione sta per sfuggirgli di mano: "Se leggessero nel mio pensiero scapperebbero". Il problema è che a volte si trasforma in parole, come quelle che ha detto ai due coniugi consigliando loro l'aborto.
Quale sia la causa scatenante del suo disagio non è dato saperlo, ma lo scopriremo durante il viaggio introspettivo che compie parallelamente ai suoi assistiti: "Prima di ogni seduta - confessa - provo un'ansia così forte... quasi panico". In parte l'agitazione è dovuta a Sara, che lo spiazza con frasi del genere: "Gli uomini di oggi sono come le donne di 50 anni fa". Poco dopo confessa di amarlo segretamente da un anno intero: "Sei diventato il centro della mia vita". Resistere davanti ai suoi occhioni da cerbiatto sembra davvero un'impresa titanica, per fortuna il tempo a disposizione per il consulto psicologico ha i minuti contati.
Neppure gli altri pazienti sono facili da gestire: Pietro considera la terapia "inutile", Dario esige "consigli qualificati" e indaga sul passato del dottore, mentre Alice ammette di essere "sotto stress da sempre" ma non vuole aiuto.
I loro dialoghi ininterrotti e sofisticati devono reggere da soli l'intera scena, che si svolge nella stessa stanza scandendo in maniera ciclica il ritmo dei vari incontri. Secondo il creatore dell'originale, Hagai Levi, la versione italiana è la migliore mai prodotta tra le 13 realizzate in tutto il mondo (States inclusi), proprio grazie al mix equilibrato e sapiente di sceneggiatura, cast e regia (firmata da Saverio Costanzo).
In effetti la serie, prodotta da Sky Cinema HD in collaborazione con LA 7 e realizzata da Wildside, punta in alto con la qualità, pur consapevole che un prodotto così raffinato raramente si adatta al palato del pubblico generalista.
Nonostante la difficoltà di reggere il confronto con le precedenti versioni, la preview presentata dal cast alla stampa sembra promettere bene. La scommessa su questa modalità narrativa potrebbe risultare vincente e fornire un valido esempio di serialità made in Italy e svincolare così gli standard di eccellenza dai soliti paragoni cinematografici.
Sempre più spesso, infatti, nella Penisola per fare un "complimento" ad un telefilm si usa la comparazione ad una pellicola, come se fosse l'unico modo per conferirgli dignità. In attesa che quest'abitudine diventi presto desueta, mettiamoci comodi sul divano di Mari, pronti a confidare segreti e a custodirli.