Hanna, parla Mireille Enos: "I canali streaming hanno più coraggio"

Intervista a Mireille Enos, protagonista di Hanna, insieme all'autore della serie Amazon David Farr, nel catalogo di Prime Video dal 29 Marzo.

Hanna
Hanna: il cast durante la conferenza stampa al festival di Berlino

Dal film del 2011 alla serie del 2019, dal film diretto da Joe Wright alla serie, il viaggio di Hanna ha condotto al catalogo di Amazon Prime Video, dove ha debuttato il 29 marzo. Un viaggio che ha previsto una espansione del concetto originale in una serie composta da otto episodi. Lo spunto è semplice: la protagonista è una ragazza fuori dal comune, vissuta in isolamento insieme al padre e solo in adolescenza libera di conoscere e affrontare il mondo. Un concept che rafforza la sua attualità oggi, perfettamente inserito nel contesto sociale che stiamo vivendo, e che abbiamo avuto modo di discutere in questa intervista a Mireille Enos e David Farr, rispettivamente una dei protagonisti e il creatore della serie, in quel di Berlino in occasione della partecipazione dello show nella sezione dedicata al mondo della serialità.

È stata l'occasione per farsi raccontare alcune scelte narrative nell'impostazione della serie (qui potete leggere la nostra recensione di Hanna), della colonna sonora così come del casting per la protagonista Esme Creed-Miles, nonché per lasciarsi incuriosire da qualche dietro le quinte che riguarda la comprimaria Mireille Enos, che dà vita al villain della serie, Marissa Wiegler, una delle figure antagoniste della protagonista.

Hanna, parla la protagonista: "Il suo potere è nel suo essere vulnerabile"

La nuova Hanna di Amazon Prime Video

Avete avuto la benedizione di Joe Wright sul progetto o una chiacchierata al riguardo?

Hanna 3
Hanna: un momento sul set

David Farr: Non c'è stato bisogno di nessuna benedizione, è stato un consigliere prezioso. La sua è stata una produzione molto diversa, con una forma diversa, anche il personaggio è differente anche se l'inizio è simile. Quel che accade negli ultimi episodi è completamente nuovo.

È stato difficile trovare la giusta Hanna?

David Farr: L'abbiamo cercata a lungo, ne abbiamo provate centinaia dalla Germania all'Austria e la Scandinavia, e poi è spuntata Esme quasi dal nulla, da un chilometro da dove eravamo noi. Ha registrato il provino a casa sua a Londra e c'era qualcosa di meraviglioso, era grezza e autentica in modo strano, aveva delle qualità inspiegabili, di quelle che non puoi insegnare. Nei suoi occhi c'era una vulnerabilità, qualcosa di intangibile che ci ha conquistati.

Cosa c'era di nuovo da fare con questo concept?

David Farr: C'era così tanto da poter fare! Quel che ho scritto è molto più una storia di formazione, ma anche un thriller politico, perché è quello che mi piace fare, miscelare psicologia e politica, mentre la versione di Joe era molto più favolistica, più forte dal punto di vista immaginifico. La sua Marissa è come la strega dell'ovest e Hanna è una Dorothy che arriva in questa nuova terra ed è inseguita dalla strega cattiva. Ma c'era un'altra storia da raccontare su questo personaggio, una storia più concreta, di qualcuno che scopre il mondo e deve capire chi sia da due punti di vista: letteralmente chi è, perché è chiaramente un mistero, e da un punto di vista più esistenziale che è più simile al percorso che affrontiamo tutti. Chi sono, chi amo e chi non amo, riuscirò a trovare una connessione con altri esseri umani ed essere felice? E penso che il formato televisivo si adatti molto bene a questo tipo di approfondimento, libero dalla pressione che può avere un film per il grande schermo. Abbiamo potuto sperimentare di più, aggiungere sequenze oniriche e fare qualcosa di inusuale. Sta succedendo qualcosa di importante in ambito televisivo e dobbiamo esserne grati, perché la vecchia tv era piuttosto noiosa!

Come avete gestito questi generi diversi all'interno della storia, passando da momenti ironici ad altri più thriller o d'azione?

David Farr: È il mio modo di vedere il mondo, bilanciare tutto questo è un po' il mistero del mio lavoro. Bisogna conoscere il proprio mondo e qui ne racconto uno che è pericoloso, come può esserlo quello delle spie in cui tutti mentono sempre e coprono le proprie tracce. Tutti mentono in diversa misura in ciò che scrivono, diventa un qualcosa di esistenzialista. Tutto si può ricondurre allo scegliere di restare fedeli a se stessi o vivere indossando una maschera. Hanna è un personaggio molto reale, è pura, è ingenua.

Ci sono diversi registi al lavoro sulla serie. Come lavori con loro per mantenere il tono generale?

Hanna Esme Creed Miles 3
Hanna: Esme Creed Miles durante una scena di "allenamento"

David Farr: Sono stati tutti fantastici. Io e Sarah, che dirige i primi episodi, abbiamo passato molto tempo insieme e con lei abbiamo veramente discusso a fondo di ogni aspetto. Sarah è molto legata all'ambiente, voleva raccontare la storia tra foreste e paesaggi segnati, e le ho detto che per me andava bene, ma le ho dato indicazioni molto specifiche su alcuni momenti fondamentali della storia. Io non sono sul set, lo trovo così noioso, partecipo alla lettura dello script e discuto con tutti per spiegare i dettagli, come un particolare sia poi importante per il prosieguo della storia. Per funzionare tutto bisogna capire il progetto generale ed è di quello che mi assicuro pur con registi così diversi l'uno dall'altro.

Uno degli elementi distintivi del film era la colonna sonora dei Chemical Brothers. Non avete cercato di replicare quel feeling?

David Farr: La musica dei Chemical Brothers ha definito il film con la sua carica elettronica. Nel caso della serie abbiamo cercato qualcosa di più malinconico/thriller, per questo ci siamo affidati alla ninna nanna che sentite già nel primo episodio e che è stata ripresa per tutta la durata della serie. I due autori della colonna sonora, che sono i fantastici Geoff Barrowe Ben Salisbury, l'hanno diluita in questa musica rarefatta ed elettronica che riprende l'approccio centro-europeo dello show. Abbiamo cercato qualcosa di più rarefatto e meno cartoonesco, di cui sono molto contento.

La divisione in otto parti ti permette di sorprendere il pubblico. L'inizio del secondo episodio, per esempio, è spiazzante

David Farr: Sì, certo, quello ha spaventato molte persone quando l'abbiamo fatto. È una digressione che si può fare ammesso che non sia troppo lunga. Però è qualcosa che ripaga. La gente resta spiazzata, è confusa, non capisce cosa sta accadendo, ma poi si torna ad Hanna e si tira un sospiro di sollievo. Fa parte dell'arte del racconto, chiediamo di fidarsi di noi perché arriveremo al punto, teniamo la mano allo spettatore e lo portiamo alla meta. All'inizio del secondo episodio passiamo sette minuti nel mondo di Sophi e adoro quella parte, perché sia lei che Hanna sono sperdute e lo spettatore deve capirlo. Dopo quei sette minuti, sappiamo che è altrettanto persa, che ha lasciato la sua famiglia ed è come Hanna. Sono la stessa cosa, solo che una è in ciabatte e l'altra ha una pistola!

Mireille Enos, da The Killing a Hanna

Hanna 6
Hanna: un primo piano di Joel Kinnaman

Com'è stata la reunion con Joel Kinnaman?

Mireille Enos: È il mio compagno di recitazione preferito e uno dei miei più cari amici, è stato fantastico.

Com'è stato lavorare invece con Esme? Non avete molte scene insieme?

Mireille Enos: Ne abbiamo di più verso la fine della stagione, abbiamo più tempo insieme con lo sviluppo della storia. Lei è incredibilmente viva e autentica, concreta e coraggiosa. Ha tantissime qualità e sa concedersi alla camera.

E che ci dici del tuo personaggio? È chiaramente l'antagonista ma la vediamo anche insieme al compagno e al figlio, mostrando un lato umano. Come si coniugano questi due aspetti?

Mireille Enos: Facendo una cosa e poi l'altra, semplicemente. Alla fine è molto semplice, se ci pensi lo facciamo continuamente nelle nostre vite: il CEO di un'azienda può sminuire un dipendente al lavoro e ridurlo in lacrime, poi torna a casa e cena con i figli.

David Farr: Anche i killer tornano a casa!

Com'è interpretare personaggi cattivi? È divertente?

Mireille Enos: Sì, certo! Non capita di vivere situazioni del genere nella vita di tutti i giorni, per fortuna, ma dico sempre che quando si affrontano questi demoni interiori al lavoro si è più sereni nella vita di tutti i giorni. È così anche per voi scrittori?

David Farr: Oh sì, certo! Il peggio è scrivere commedie, divento ansioso e infelice. Per questo tanti comici sono infelici. È così stressante! Mentre scrivere e interpretare cose terribili fa sentire molto meglio.

Mireille Enos: Forse perché la tua vita appare migliore, per contrasto.

Pensi che proveremo empatia per Marissa?

Hanna 8
Hanna: una scena con Mireille Enos

Mireille Enos: Sì, certo! Non credo di aver mai accettato un personaggio che non pensavo che il pubblico avrebbe amato o compreso. Ho sempre pensato che il mio punto di vista fosse l'unico possibile punto di vista.

David Farr: Vi accompagnerà in un viaggio meraviglioso di cui nei primi episodi avete solo un accenno.

Dai primi episodi è difficile capire quali siano i presupposti del suo personaggio, potrebbe anche essere lei la protagonista!

David Farr: È il bello di avere otto episodi per sviluppare la storia, si è il tempo per permettere ai personaggi di evolvere realmente, mentre in un film sembrerebbe frettoloso.

Com'è l'evoluzione di Marissa negli episodi successivi?

Mireille Enos: Quel che si intuisce sin dall'inizio è che Marissa custodisce qualcosa di profondo e segreto. Mi intriga approfondire fin dove si possa spingere una persona per proteggere la propria vita e i propri segreti. Vedrete quanto è meraviglioso il percorso di vita di Hanna e solo esser parte di quel viaggio è stato fantastico.

Lavorare a una serie porta ad avere un seguito maggiore rispetto ai film?

Mireille Enos: In una certa misura sì. Per esempio quando The Killing è passata da AMC a Netflix ha avuto una seconda vita, una nuova generazione di spettatori di spettatori che si è appassionata alla serie. È stato fantastico, mi ha riempito il cuore.

Hai un cattivo preferito tra film e serie?

David Farr: Non ne vedo tanti, ma mi viene in mente Christopher Walken, lui è uno che mi piace quando fa il cattivo, sa essere sottilmente terrificante.

Il futuro di Hanna e dell'intrattenimento

Questa è una serie europea, come avete scelto le diverse location in cui girare?

Hanna Tv 4
Hanna: la protagonista Esme Creed-Miles

David Farr: La gran parte della serie, il suo cuore, è nel centro Europa. C'è una grossa porzione a Berlino, perché è dove Erik lavora, come nel film ma più estesa. Berlino ci ha dato quel senso di centro europa che cercavamo. Ma volevamo aggiungere qualcosa di diverso rispetto a quel mondo cupo e monocromatico, per questo siamo andati in Marocco e Spagna, abbiamo cercato i colori del personaggio di Sophi. E poi c'è la provincia inglese che porta qualcosa di ulteriormente diverso.

Mireille Enos: C'è poi la vita di Marissa a Parigi che aggiunge quel tocco di fragile eleganza.

C'è un'abbondante dose di violenza nella serie. A chi si rivolge principalmente?

David Farr: Domanda interessante, perché io portai mia figlia tredicenne a vedere Hanna. Ero terrorizzato, ma l'ha amato perché ne era protagonista una giovane donna e faceva una gran differenza. Ma non dico che sia adatto a tutte le tredicenni, anche se si rivolge sicuramente a un pubblico giovane. Sono un genitore e capisco la preoccupazione, ma penso che sia per tutti quelli che possano essere interessati all'idea di questa storia.

Mireille Enos: Hanna nella storia ha quindici anni e forse è proprio questa l'età adatta per guardare la serie.

Stai già lavorando alla seconda stagione? David Farr: Naturalmente ci abbiamo pensato, perché se ha successo e per i tempi di lavorazione televisivi, non potremmo aspettare troppo tempo prima di tornare sul set. Ma al momento non abbiamo nessun tipo di conferma e siamo in attesa.

Amazon vi ha dato dei numeri? Vi ha fatto capire quanta attenzione deve ottenere la serie per un rinnovo?

David Farr: No, gli aspetti che regolano i rinnovi sono misteriosi, ma sono molto bravi a preoccuparsene. Se ne occupa un team piuttosto piccolo.

Come mai i canali streaming stanno dando molta più libertà delle produzioni cinematografiche?

David Farr: Dovremmo chiederlo ai produttori cinematografici! I canali streaming sembrano avere più fiducia in quello che gli artisti hanno intenzione di fare, mentre Hollywood da molto tempo non dà fiducia ai suoi creativi. Forse il rischio finanziario è semplicemente troppo più grande e li paralizza in qualche modo.

Mireille Enos: Manca il coraggio, vogliono formule che sono consolidate e che sanno che piaceranno. Allo stesso tempo i film diventano sempre più costosi e vuol dire che dovranno attirare sempre più spettatori.

David Farr: E la globalizzazione non aiuta, perché da una parte c'è la ricerca di un pubblico più ampio, ma è impossibile comprendere i gusti di così tanti luoghi diversi. In televisione l'approccio è diverso, si dice "facciamo questo e poi facciamo quest'altro e poi quest'altro ancora".

Mireille Enos: C'è lo stesso clima che c'era a Hollywood negli anni '70, c'è quel tipo di coraggio nelle piattaforme streaming di oggi. Chi le controlla ci dice "OK, che altro possiamo fare?"

Hanna Esme Creed Miles 4
Hanna: Esme Creed Miles in una scena

David Farr: È incredibile come un film meraviglioso come Roma sia stato fatto da Netflix e sia stato nelle sale così poco. Ho avuto modo di vederlo su grande schermo a un festival ed è stata un'esperienza magnifica mentre su Netflix non può avere lo stesso impatto. È un peccato, è una situazione folle che il cinema non possa essere mostrato al cinema.

E non è una situazione che può cambiare?

David Farr: Lo spero! C'è l'intenzione di essere coraggiosi e la consapevolezza che l'unicità è un valore. Ma da qualche parte tra quell'intenzione e la fiducia in qualcuno di concretizzarla il processo si interrompe. Sulla strada per l'unicità ci sono così tante deviazioni che la fiducia troppo spesso si perde. In televisione accade l'opposto.

Invece c'è l'idea che le piattaforme streaming stiano rovinando il cinema...

Mireille Enos: Se ci fossero ruoli interessanti nei film, la gente sarebbe felice! Perché c'è qualcosa di magico nel cinema, c'è la bellezza e il romanticismo di un viaggio di un paio d'ore, e invece sempre più attori del grande schermo si stanno rivolgendo alla TV perché, a meno che tu non voglia essere un supereroe, c'è molto poco da fare lì.