Hanna 2, recensione: il ritorno della serie di Amazon approfondisce azione e pathos

Recensione di Hanna 2, nuova stagione della serie action di Amazon Prime Video basata sull'omonimo film di Joe Wright.

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Hanna: un primo piano di Esme Creed Miles, prima stagione

Lo scorso anno i più avevano accolto la serie con una certa trepidazione, chiedendosi - e non a torto - che senso avesse portare sul piccolo schermo un film la cui efficacia ruotava principalmente attorno all'atmosfera da fiaba distorta e alla performance di Saoirse Ronan, due elementi che nella trasposizione televisiva sarebbero stati assenti. Poi abbiamo visto la prima stagione, ed è risultato evidente che l'intento dell'autore David Farr - già sceneggiatore del lungometraggio cinematografico - fosse di approfondire gli aspetti rimasti in superficie sul grande schermo, tra cui i personaggi secondari. E poi è arrivato il finale, con la promessa di una seconda stagione lontana dagli eventi del film, libera di raccontare qualcosa di nuovo all'interno dell'universo ideato da Farr. Ed è così che siamo arrivati alla recensione di Hanna 2, con la quale ci rituffiamo nel violento e misterioso mondo della ragazza creata in laboratorio per diventare una macchina per uccidere, e le cui avventure impreziosiscono dal 2019 il catalogo di produzioni originali di Amazon Prime Video. N.B. La recensione, priva di spoiler, si basa sulla visione in anteprima di tutti e otto gli episodi.

Un complotto esteso

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Hanna: un'immagine della seconda stagione

La seconda stagione di Hanna, dicevamo, parte dal punto in cui la serie iniziava a deviare dal canovaccio del film, mostrandoci una Marissa Wiegler (Mireille Enos) meno apertamente antagonistica e rivelandoci un retroscena più cupo del previsto legato alle origini di Hanna (Esme Creed-Miles): esistono numerose ragazze che, come lei, sono state appositamente create con la manipolazione genetica per fungere da super soldati, e la giovane fugge con una di loro, Clara, tornando dove si trovava all'inizio, in fuga in mezzo al nulla, lontana dalla civiltà. Non potendo più contare sull'aiuto del "padre" Erik (Joel Kinnaman), morto durante gli eventi del finale della prima annata, Hanna deve ora occuparsi di Clara da sola, preparandola per la sopravvivenza in un mondo dove l'oscuro segreto del programma UTRAX non consentirà a nessuna delle due di fare come se nulla fosse. Quanto a Marissa, ella si è ferita da sola per mantenere l'illusione di lealtà nei confronti di UTRAX, e si ritrova a lavorare con un nuovo superiore, tale John Carmichael (Dermot Mulroney), il quale è determinato a far sì che il piano proceda come previsto, senza intoppi.

Hanna, la recensione: azione e ottime interpretazioni sostengono la serie Amazon

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Hanna 2: Esme Creed-Miles insieme a Yasmin Monet Prince nella nuova stagione della serie

Questo è evidentemente un punto d'arrivo per David Farr, ma anche un punto di partenza, con il quale riattivare la serie e darle un'identità propria, senza dover più temere paragoni eccessivi con la prima versione di Hanna. Avendo esaurito la trama del film nella prima stagione, l'autore, coadiuvato da due nuove firme dietro la macchina da presa (tra cui la regista francese Eva Husson, in concorso a Cannes nel 2018 con Girls of the Sun), si concentra su nuovi aspetti, ma non manca un'aria di familiarità: nei primi episodi, in particolare, c'è una certa ironia nel vedere Hanna sostanzialmente ereditare la funzione che aveva Erik lo scorso anno. Ma il grosso della stagione riguarda appunto la novità, per quanto filtrata attraverso elementi di genere già visti altrove, come la scuola per l'addestramento delle ragazze, che fa molto X-Men ma sovverte l'immagine classica poiché chi è dietro l'idea non ha a cuore il bene delle alunne (con tanto di sottile frecciatina nei confronti di una mentalità patriarcale poiché la gerarchia che intende trasformare le ragazze in armi umane è, per forza di cose data la tradizione statunitense, composta per lo più da uomini).

Hanna, parla la protagonista: "Il suo potere è nel suo essere vulnerabile"

Lavoro di squadra

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Hanna 2: Esme Creed-Miles e Mireille Enos in una scena della nuova stagione della serie

La nuova storyline accentua anche la dimensione corale dello show, portando alla sua naturale evoluzione già quanto visto nella scorsa stagione, dove Erik e Marissa erano personaggi a tutto tondo e a pari merito con la protagonista, un equilibrio mantenuto in questa sede con John al posto di Erik nel triangolo principale di potere e con l'aggiunta delle altre reclute per espandere sul piano narrativo e tematico un universo che ha ancora molto da dire (senza svelare nulla, possiamo dire che i presupposti per un'eventuale terza stagione ci sono). Al centro però rimane Esme Creed-Miles, con una maturità recitativa notevole considerandone la giovane età (aveva 18 anni quando ha cominciato a girare la serie), nei panni di una figura centrale la cui natura enigmatica, al netto delle risposte ottenute finora, è ancora tutta da esplorare, tra rivelazioni e sparatorie.

Conclusioni

Chiudiamo con soddisfazione la recensione di Hanna 2, una seconda stagione che mantiene le promesse della prima, espandendo il mondo della serie in modo coerente e intelligente. La scrittura approfondisce il lato misterioso e psicologico della premessa, e le interpretazioni rimangono coinvolgenti, così come le scene d'azione che sfruttano bene la componente corale allargata.

Movieplayer.it
4.0/5

Perché ci piace

  • La nuova dimensione corale arricchisce la serie sul piano della scrittura.
  • Le scene d'azione rimangono ottimamente eseguite.
  • Esme Creed-Miles continua a maturare come protagonista.
  • Dermot Mulroney è un buon antagonista.

Cosa non va

  • L'assenza di Joel Kinnaman si fa un po' sentire.
  • Peccato che siano solo otto episodi.