Good Behavior e Public Enemy: una coppia di killer al Roma Fiction Fest

Un sicario professionista e un maniaco pedofilo sono i tenebrosi protagonisti di due serie presentate in anteprima al RomaFictionFest, l'americana Good Behaviour e la produzione belga Public Enemy. Ecco cosa ci hanno raccontato i due interpreti principali delle rispettive serie, Juan Diego Botto e Angelo Bison.

images/2016/12/16/good_behavior_25747_001_1013_r.jpg

Sono due fra i titoli presentati in concorso alla decima edizione del Roma Fiction Fest e hanno in comune l'elemento del noir e del crimine. Good Behavior, prodotta dall'americana TNT, è la storia dell'anomalo incontro fra una giovane appena uscita dal carcere e un sicario professionista. Public Enemy, serie proveniente dal Belgio, ricostruisce invece la reale vicenda di Guy Béranger, un pedofilo autore di diversi delitti, affidato in custodia all'abbazia di Vielsart.

Sabato mattina, al Roma Fiction Fest, abbiamo incontrato i due protagonisti di queste nuove serie dal taglio crime, l'argentino Juan Diego Botto e il belga Angelo Bison (veterano del teatro al suo esordio sul piccolo schermo), in una duplice conversazione nel corso della quale i due attori si sono confrontati sulla sfida di dover dare vita a due personaggi così ambigui e controversi.

Leggi anche: Roma Fiction Fest: una decima edizione all'insegna dell'attualità e della diversità

images/2016/12/16/ennemi_public_dsc09565.jpg

I lati oscuri dell'essere umano

images/2016/12/16/goodbehavior_publicenemy_conferenza_stampa.JPG

Come avete reagito quando vi sono stati proposti due personaggi così estremi?

Angelo Bison: Quando i registi mi hanno proposto il ruolo di Béranger, ho chiesto cosa volessero raccontare di questo personaggio, e la loro risposta è stata: "Dietro il mostro c'è un essere umano, e noi vogliamo raccontare questo essere umano".

Juan Diego Botto: Il motivo di interesse del punto di partenza della serie consiste nell'incontro fra la protagonista, interpretata da Michelle Dockery, una ladra drogata e alcolizzata, appena uscita di prigione, e un sicario professionista. Nella vita reale una coppia del genere ci farebbe scappare a gambe levate, ma in questa serie invece ci ritroviamo ad amare entrambi i personaggi. Per quanto mi riguarda, volevo arrivare al connubio fra l'immoralità di un uomo che uccide per denaro e i suoi aspetti umani. E come ha già detto Angelo è affascinante il mistero dell'animo umano: quanto più oscuri sono questi misteri, tanto più intrigante risulta interpretarli.

images/2016/12/16/bison.jpg

Qual è il vostro rapporto con una forma narrativa come le serie televisive?

Angelo Bison: Io provengo da trentasette anni di teatro, perché nel Belgio francofono la fiction è qualcosa di nuovo: fino a poco tempo fa non c'era quasi nulla, mentre per lavorare nel cinema bisognava spostarsi in Francia. Io invece sto bene a Bruxelles e il teatro mi ha dato molte soddisfazioni, finché questi due giovani registi trentenni mi hanno proposto Public Enemy. Li ho avvertiti che forse non ero in grado di lavorare per la TV, ma loro mi hanno dato fiducia e siamo partiti.

Juan Diego Botto: Per me essere un attore in televisione o al cinema è identico, a prescindere dal genere e dalla lingua. La differenza fra girare un film in Spagna o in Argentina e una serie televisiva in America consiste principalmente nella quantità del budget a disposizione: insomma, girare una serie televisiva in America è come giocare nel Real Madrid!

images/2016/12/16/juanbotto.jpg

Come siete riusciti ad esprimere l'umanità di due personaggi così oscuri e negativi?

Angelo Bison: Sono rimasto affascinato dall'idea di collocare un serial killer in un ambiente religioso, dal momento che la fede cristiana è basata sul perdono. In qualche modo è come se il protagonista si confrontasse con Dio, anche se nella sua mente Béranger non capisce la fede e l'amore di Dio. Lui è come un muro, è un uomo impenetrabile, ed è stato difficile esprimere le emozioni di un personaggio del genere.

Juan Diego Botto: Uno dei piaceri inspiegabili del nostro mestiere è la possibilità di indagare i lati più oscuri dell'essere umano, lati che socialmente non si possono mostrare. Ciascuno di noi ha dentro di sé una parte demoniaca e una meravigliosa e quando hai il permesso di esplorare anche l'aspetto più oscuro e mostruoso, in qualità di attore, è una sfida affascinante. Come diceva Michelangelo, dentro il marmo c'è una persona che aspetta di essere liberata: per noi attori è la stessa cosa.

Leggi anche: Good Behavior, Animal Kingdom e Shots Fired promosse a serie

images/2016/12/16/goodbehavior_publicenemy_conferenza_stampa_1.JPG

Fra narrativa, cronaca e fiction

images/2016/12/16/goodbehavior_publicenemy_conferenza_stampa_3.JPG

Angelo, in Belgio qual è stato l'impatto di una serie dal tema così controverso come la pedofilia?

Angelo Bison: Quello di Béranger è stato un caso molto discusso ed è stato terribile per le famiglie delle bambine. Io ho chiesto ai produttori se avessero previsto delle guardie del corpo per me, perché la televisione ha un impatto davvero forte sul pubblico e la gente mi fermava per strada per farmi i complimenti. Sono rimasto sorpreso dalle loro reazioni e forse sulla popolazione belga questa serie ha avuto un influsso positivo, catartico. Anche in Francia la serie è stata accolta benissimo, mi hanno dato pure un premio. Un aspetto centrale di Public Enemy è la sua ambiguità, perché il mondo non è bianco e nero: nel bene c'è anche il male e viceversa, e penso che sia questa complessità a rendere speciale Public Enemy.

Juan Diego, quali sono state le vostre fonti d'ispirazione per Good Behavior?

Juan Diego Botto: La serie si ispira a una raccolta di racconti brevi in cui il protagonista è il personaggio di Michelle, mentre il mio personaggio viene solo menzionato, quindi gli autori lo hanno creato quasi dal nulla. La fonte letteraria può essere un punto di partenza per il lavoro di un attore, ma da adoperare con cautela. La serie è molto ambigua, mescola diversi generi, quindi non credo ci sia stato un preciso modello di riferimento. Ed è l'alchimia fra i due comprimari a reggere la serie e a permetterle di funzionare: Good Behavior non è solo una storia d'amore, ma la storia di due personaggi ai margini della società che tentano disperatamente di essere normali.

Angelo, ti sei basato anche su materiali d'archivio per ricostruire una figura del genere?

Angelo Bison: Il cinema è pieno di personaggi così, da Il silenzio degli innocenti a M - Il mostro di Dusseldorf di Fritz Lang. I produttori però mi hanno detto che Béranger è privo di emozioni: non vive nel nostro mondo, ma altrove. E mi sembrava assurdo interpretare un personaggio senza emozioni, per cui a un certo punto ho smesso di fare ricerche, ho buttato via tutto il materiale e mi sono basato sul mio istinto. È stata un'esperienza molto eccitante. Al momento stanno scrivendo la seconda stagione e le riprese inizieranno nell'estate 2017.