Goliath 2: il talento di Billy Bob Thornton sostiene una stagione meno convincente e molto oscura

Il nuovo caso dell'avvocato Billy McBride affronta narcotraffico, corruzione e violenza con una buona intensità e qualche passo falso.

Billy Bob Thornton, dopo il Golden Globe conquistato nel 2017, riprende il ruolo dell'avvocato Billy McBride nella seconda stagione di Goliath, disponibile dal 15 giugno su Amazon Prime (se vuoi seguire questa e altre serie, oltre a film ed altre novità in streaming iscriviti ad Amazon Prime, i primi 30 giorni sono gratuiti!).
L'esperienza in campo legale di David E. Kelley (The Practice, Ally McBeal) e Jonathan Shapiro (Boston Legal) si è rivelata, all'esordio sulla piattaforma di streaming, essenziale per poter proporre una lotta, piuttosto coinvolgente, tra l'avvocato in crisi Billy McBride e la Borns Tech, rappresentata dal potente studio Cooperman McBride in cui lavorava anche Michelle, la sua ex moglie interpretata dall'attrice Maria Bello.

Goliath: un primo piano di Billy Bob Thornton
Goliath: un primo piano di Billy Bob Thornton

La prima stagione, diretta quasi interamente da Lawrence Trilling, ha saputo equilibrare la necessità di introdurre i personaggi e le dinamiche esistenti con le indagini e le varie fasi del processo in tribunale, pur affidandosi eccessivamente in più punti all'esperienza del proprio cast per sopperire ad alcuni passaggi poco convincenti e costruiti in modo frettoloso della trama, fin troppo in stile John Grisham, per proporre un confronto contemporaneo tra "Davide e Golia".
La seconda stagione cambia radicalmente tematiche, pur mantenendo l'idea alla base della serie, la struttura e l'obiettivo di proporre un racconto in cui degli eroi improbabili si ritrovano alla disperata ricerca di fare giustizia.

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Un caso di omicidio dai risvolti inaspettati

Goliath: una foto dei protagonisti della seconda stagione
Goliath: una foto dei protagonisti della seconda stagione

Dopo l'inaspettata vittoria ottenuta in tribunale, McBride trascorre le sue giornate in modo piuttosto apatico e tenendosi alla larga da altri impegni legali. A convincerlo a calarsi nuovamente nel ruolo di avvocato è però la scoperta che il figlio del suo amico Oscar Suarez (Lou Diamond Phillips), Julio (Diego Josef), è stato arrestato per un duplice omicidio di cui si dichiara innocente.
Una perdita inaspettata e brutale convince quindi l'avvocato ad occuparsi della difesa del ragazzo, riunendo così il team con cui aveva collaborato in passato e composto dalla determinata Patty (Nina Arianda), dalla simpatica Marva Jefferson (Julie Brister) e dalla complicata e fragile Brittany (Tania Raymonde), l'ex prostituta che nella prima stagione aveva "tradito" McBride e i suoi colleghi. A controllare da vicino quello che accade all'avvocato c'è anche la figlia Denise (Diana Hopper), che si preoccupa e spera per lui una vita maggiormente distante da ogni tipo di eccessi e dipendenza, pur condividendo con il padre una tendenza all'autodistruzione.
McBride scopre ben presto che Julio non ha mentito parlando della propria innocenza e trova indizi e testimoni che potrebbero incastrare i veri colpevoli, mentre le indagini lo portano ad avvicinarsi a Marisol Silva (Ana de la Reguera), in corsa per diventare il primo sindaco di Los Angeles di origine latinoamericana. Dal punto di vista legale, il protagonista deve inoltre fare i conti con Hakeem Rashad (Morris Chestnut), il procuratore distrettuale che prova un risentimento mal celato nei confronti di McBride.
La situazione coinvolge inoltre da vicino il ricco Tom Wyatt (Mark Duplass) e Danny Loomis (Matthew Del Negro), due personaggi in cui aspetti sociali, politici e personali si intrecciano per dare vita a un progetto che, dietro l'apparenza di una causa socialmente rilevante, continua ad approfondire i vari pezzi del complicato puzzle che vanno progressivamente al proprio posto per svelare una verità dai risvolti inaspettati e con delle radici profonde in un passato non troppo lontano che potrebbero rovinare per sempre la vita del detective Keith Roman (Dominic Fumusa).
Tra i nuovi arrivi nel cast delle otto puntate anche James Wolk nel ruolo dell'agente speciale dell'FBI Jeff Clayton e l'attrice transgender Alexandra Billings con la parte del giudice Martha Wallace.

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Un cast di livello sostiene gli otto episodi

Goliath: Nina Arianda e Billy Bob Thornton in una foto della seconda stagione
Goliath: Nina Arianda e Billy Bob Thornton in una foto della seconda stagione

La seconda stagione dello show di Amazon propone una versione leggermente diversa di Billy McBride: la sua situazione economica è ora stabile, nonostante continui a vivere in un hotel a Santa Monica, e il suo rapporto con la figlia è più costante e amorevole. L'avvocato conserva però quella irrequietezza che Thornton riesce a rappresentare sullo schermo nel migliore dei modi e la scelta degli autori di rendere anche questo caso particolarmente vicino alla vita di Billy, con una svolta sentimentale forse introdotta con una certa superficialità, sostiene le due parti della trama che si addentrano rispettivamente nella dimensione professionale e in quella privata. L'attore mette a servizio della serie la sua esperienza e in più momenti, come quando deve convincere un testimone chiave a cercare un accordo o nella puntata Diablo Verde di cui è assoluto protagonista, ci si rende conto che è la capacità di suscitare empatia e mantenersi dentro i confini del realismo di Thornton, anche nelle sequenze più surreali, a rappresentare la colonna portante del progetto televisivo e la motivazione per continuare a seguire la narrazione. Il team di autori al lavoro su queste nuove otto puntate hanno infatti mescolato troppe tematiche e situazioni senza costruire però delle motivazioni realmente valide e convincenti che giustifichino le scelte dei protagonisti. La scoperta del lato oscuro della politica e la presenza di personaggi dalla sola facciata immacolata e virtuosa rappresentano quasi sempre un espediente narrativo affascinante, eppure Goliath alterna scene di efficace rappresentazione dei problemi della società a comportamenti assolutamente folli, rendendo inevitabile chiedersi il perché di tanta ingenuità da parte dei protagonisti che devono affrontare questi nuovi "nemici". Tra rapimenti, uccisioni, mutilazioni, ricezione di "doni" intimidatori e persino viaggi in Messico, la narrazione procede senza un vero filo logico se non quello rappresentato dall'esasperazione dei toni e dei contenuti, enfatizzando purtroppo anche i tanti passaggi a vuoto della storia e lo spazio limitato concesso all'ironia e alla leggerezza.

Goliath: Mark Duplass in una foto della seconda stagione
Goliath: Mark Duplass in una foto della seconda stagione

Gli autori hanno poi voluto dare maggiore importanza anche a Brittany, coinvolta in eventi al limite del grottesco e che non contribuiscono a far uscire dagli stereotipi della bella poco intelligente, seppur con un grande cuore, con cui era stata introdotta nelle prima stagione, e a Patty, personaggio che non compie una vera evoluzione, pur potendo contare su una performance emozionante e coinvolgente di Nina Arianda, che passa dalla forza e un pizzico di sfrontatezza con cui affronta il suo lavoro come legale all'estrema vulnerabilità che emerge nel momento in cui è posta di fronte a un'evitabile tragedia.
La new entry Ana de la Reguera, invece, fatica a reggere il confronto con il talento di una star come Billy Bob Thornton e le interazioni tra Marisol e McBride appaiono in più momenti troppo forzate. James Wolk ha purtroppo uno spazio eccessivamente limitato per mettersi realmente alla prova, Morris Chestnut compie il suo lavoro senza troppe sbavature, Mark Duplass cerca di evitare in ogni modo di diventare una caricatura e Matthew Del Negro appare quasi irrilevante. A meritare invece una menzione speciale è l'interpretazione di Dominic Fumusa che, dopo l'incomprensibile scelta di incontrare un vecchio amico che mette la sua vita a rischio, sa regalare al detective Roman un'espressività all'insegna della rassegnazione, disperazione e al tempo stesso determinazione.

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Il lato oscuro dell'America

Goliath: Diana Hopper e Billy Bob Thornton in una foto della seconda stagione
Goliath: Diana Hopper e Billy Bob Thornton in una foto della seconda stagione

Uno dei punti di forza della serie è invece l'ambientazione: dalla spiaggia di Santa Monica ai quartieri periferici in cui è avvenuto il crimine al centro del processo, fino alle assolate piantagioni messicane, la serie trova il modo di addentrarsi in luoghi visivamente "originali" rispetto ad altri legal drama spesso fin troppo patinati o privi di sfumature.
La regia e il montaggio delle puntate appaiono invece non del tutto omogenei passando dall'intensità dei dilemmi morali a una certa leggerezza e ironia con cui si racconta il rapimento di Billy, fino a un finale drammatico che si apre con una serata delle elezioni che evidenzia tutti i contrasti morali ed etici esistenti nel mondo politico.
La decisione di non concentrarsi su un unico "villain", spaziando tra il mondo del narcotraffico ai lati oscuri del ricco Tom Wyatt interpretato da Duplass e senza dimenticare un killer quasi fumettistico, non aiuta particolarmente la costruzione della storia, dovendo occuparsi in contemporanea di molti elementi che, soprattutto nella seconda metà della stagione, appaiono troppo slegati, tuttavia lo show riesce a mantenere la curiosità di scoprire chi uscirà vincitore in questa nuova lotta tra i "buoni", ricchi di debolezze e difetti, e gli spietati cattivi che non si fermano di fronte a nulla pur di evitare di essere condannati.

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Conclusione

Goliath: Billy Bob Thornton in una foto della seconda stagione
Goliath: Billy Bob Thornton in una foto della seconda stagione

Goliath, arrivato alla sua seconda stagione, si conferma come una serie interessante che sfrutta le ottime interpretazioni dei suoi protagonisti per superare i passi falsi presenti nella narrazione. Thornton ha trovato in Billy McBride un personaggio che unisce gli elementi tipici di un uomo segnato dalle conseguenze dei propri errori con la determinazione di un avvocato assetato di giustizia che cerca, forse inutilmente, di ottenere redenzione e perdonare se stesso. L'attore infonde al personaggio un mix di innegabile carisma, arroganza, solitudine e malinconia che rendono l'avvocato al centro della storia un personaggio molto umano nella sua complessità, riuscendo a sfiorare ed evitare ogni stereotipo. Il feeling ormai consolidato con Nina Arianda e Diana Hopper viene utilizzato nel migliore dei modi per dare forza alla struttura delle puntate e introdurre nuovi personaggi, e la complessità del caso, nonostante i suoi eccessi a tratti irreali, aiutano a mantenere alta l'attenzione per una storia - che avrebbe forse avuto bisogno di un paio di episodi in più e di un maggior approfondimento del passato dei nuovi villian per essere completamente credibile - che ruota con efficacia intorno ai lati più oscuri dell'animo umano.

Movieplayer.it

3.5/5