Freaks Out, Claudio Santamaria: “È stato un grande accollo per un grande film”

La video intervista a Claudio Santamaria, Pietro Castellitto e Giancarlo Martini, protagonisti di Freaks Out, film di Gabriele Mainetti in cui sono dei circensi dalle abilità speciali nella Roma del '43.

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Freaks Out: una foto del film

Giorgio Tirabassi in Freaks Out è Israel, proprietario e presentatore del Circo Mezzapiotta. Siamo a Roma, nel '43, c'è la Seconda Guerra Mondiale e i Nazisti girano per i vicoli della città. Il tendone ospita dei circensi dalle capacità speciali, che l'uomo chiama con affetto "l'accollo più bello che mi sia mai capitato". Il secondo film di Gabriele Mainetti ha avuto una gestazione lunga, ma ora, dopo l'anteprima alla 78esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, dove è stato presentato in concorso, è finalmente in sala dal 28 ottobre.

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Freaks Out: una sequenza

I circensi dai poteri particolari sono Fulvio, Matilde, Cencio e Mario, interpretati rispettivamente da Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto e Giancarlo Martini. C'è chi governa gli insetti, chi l'elettricità, chi è ricoperto di peli su tutto il corpo e ha una forza prodigiosa. Incollarsi ogni giorno tutta quella pelliccia non è stata una passeggiata, ma per gli attori ne è valsa la pena: sono molto fieri del risultato.

Ce lo hanno detto proprio Claudio Santamaria, Pietro Castellitto e Giancarlo Martini, incontrati al Lido di Venezia. I loro "freaks" sono un toccasana per il cinema italiano, che finalmente pensa in grande, non avendo paura di ispirarsi al cinema hollywoodiano mantenendo però un cuore di commedia all'italiana.

La video Intervista a Claudio Santamaria, Pietro Castellitto e Giancarlo Martini

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Freaks Out: personaggi speciali, ma non straordinari

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Freaks Out: la locandina definitiva

Il personaggio di Franz dice che i protagonisti sono "speciali ma non straordinari". Secondo voi è proprio questa la loro forza?

Pietro Castellitto: Poi assumono dei comportamenti anche straordinari. Nel senso che assumono dei comportamenti rari, che sono legati alla straordinarietà della loro diversità. Sono dei ragazzi che vivono in questo circo e per natura sono stati destinati alla diversità. Poi questo circo esplode e per tutto il film faranno i conti, fino in fondo, con la loro diversità e riusciranno poi a donarla agli altri.

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Freaks Out e l'importanza degli abbracci

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Freaks Out: un momento del film

Lo chiamavano Jeeg Robot finisce con Enzo Ceccotti che abbraccia Roma. Freaks Out finisce con un altro abbraccio. Quanto sono importanti gli abbracci?

Claudio Santamaria: In questo momento storico vedere un abbraccio al cinema è una cosa straordinaria. E loro diventano personaggi straordinari proprio quando abbracciano. Noi diventiamo persone straordinarie quando abbracciamo l'altro, quando decidiamo di rinunciare a qualcosa di nostro, alle nostre paure, al nostro egoismo per aiutare qualcun altro e quindi in quel momento diventiamo eroi. E nel momento in cui diventiamo eroi siamo straordinari. Quando mettiamo a servizio il nostro talento, che non deve essere per forza quello di sradicare una porta o muovere degli insetti, può essere anche la capacità di parlare alle persone o di aiutarle nei momenti di difficoltà, è lì che tiriamo fuori l'eroe che c'è dentro di noi. Questi personaggi riescono a farlo, nonostante il mondo attorno a loro sia un mondo brutalmente discriminatorio e siano dei freaks allo scoperto.

Freaks Out e Roma

Freaks Out: una foto dei protagonisti
Freaks Out: una foto dei protagonisti

Nel film c'è l'immaginazione che diventa realtà, si dice nel circo. E in mezzo a questa immaginazione ci sono i Fori Romani. Quant'è bello vedere, in un film così, i Fori e il Colosseo?

Giancarlo Martini: Roma è una città meravigliosa. Infatti la particolarità di questo film è proprio la dinamicità e la variegazione che comporta. Si va dal circo, e quindi dalle performance circensi, alle scene di guerra ambientate nel '43 a Roma. Quindi era super necessario utilizzare la bellezza di Roma per poter documentare tutto questo.

Freaks Out e il trucco

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Freaks Out: un'immagine del lungometraggio

Nel film si dice: "Io sul pelo non scherzo mai". Sicuramente Claudio Santamaria e Pietro Castellitto non l'hanno fatto. Com'è stato trasformarsi così? È un'altra cosa che non capita spesso nel cinema italiano.

Pietro Castellitto: È stato faticoso ma è stato anche molto importante perché ha aiutato la creazione del personaggio. Emotivamente è stato fatto un lavoro molto profondo, ma anche fisicamente. Era giusto creare un recinto anche estetico che desse un senso alla loro diversità interiore.

Freaks Out e gli "accolli" belli

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Freaks Out: un'immagine del film

Nel film si dice "voi siete il più bell'accollo che mi sia mai capitato". Possiamo dire che Freaks Out è l'accollo più bello che vi sia mai capitato?

Claudio Santamaria: Diciamo che io mi sono accollato quattro ore e mezza di trucco ogni giorno. Più lo strucco, che non ho mai citato, che durava una quarantina di minuti. Tornavo a casa e puzzavo di colla e di pelo! Entravo nel letto e mia moglie mi diceva: "Ma cos'è questo odore?" e io dicevo: "No amore non ti preoccupare!". E mi svegliavo col cuscino la mattina e restava attaccato, quindi avevo colla ovunque. Devo dire però che era un accollo meraviglioso, perché questo accollo poi ha prodotto un grande film. Quindi la fatica è stata ampiamente ripagata.

Pietro Castellitto: Il piacere è più grande: se il risultato finale è bellissimo e hai faticato per ottenerlo ti senti ancora più soddisfatto.