Ernest e Celestine - L’avventura delle 7 note, la recensione: Un inno alla libertà d’espressione

La recensione di Ernest e Celestine - L'avventura delle 7 note, il sequel del film candidato agli Oscar nel 2014 e scritto da Daniel Pennac. Torna la poesia dell'animazione disegnata a mano.

Ernest e Celestine - L’avventura delle 7 note, la recensione: Un inno alla libertà d’espressione

La grazia dell'animazione disegnata a mano, la levità del tratto acquarellato, la dolcezza della favola senza tempo e una comicità che trasforma pericolosi inseguimenti in rocambolesche sequenze da slapstick comedy. È così che deve apparire il mondo agli occhi dei bambini: lieve, libero e bizzarro anche nelle difficoltà. Lo ha capito Hayao Miyazaki che ci ha costruito un intero universo e un immaginario che ha travalicato i confini nipponici per diventare un classico dell'animazione internazionale, e non fa eccezione l'illustratrice belga Gabrielle Vincent, scomparsa nel 2000 dopo aver dato vita alle avventure di Ernest e Celestine, diventati nel 2012 un film con la sceneggiatura di Daniel Pennac e poi una serie animata. Dal 22 dicembre le avventure dell'orso clown e musicista di strada e della topina orfana con il sogno di fare la pittrice, tornano in sala con un sequel, Ernest e Celestine - L'avventura delle 7 note. Rimane l'incanto del primo film ma anche l'abitudine a trattare tematiche universali come vi spiegheremo meglio nella recensione di Ernest e Celestine - L'avventura delle 7 note.

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Ernest e Celestine - L'avventura delle 7 note: un momento del film

Torna la favola di Ernest e Celestine

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Ernest e Celestine - L'avventura delle 7 note: una sequenza del film animato

Il microcosmo fiabesco dei due protagonisti conserva anche in questo sequel Ernest e Celestine - L'avventura delle 7 note, una grazia intramontabile e non solo nel tratto inconfondibile dell'autrice che gli ha dato i natali, e che nulla perde nel passaggio sullo schermo, ma anche nelle atmosfere infantili, negli sfondi ad acquarello appena accennati che suggeriscono la magia della favola, nell'attitudine di farsi viatico di temi altrimenti di difficile comprensione per i più piccoli, pratica che mai come in questo secondo capitolo diventa colonna portante del racconto.
Il segreto? Ancora una volta mettersi ad altezza bambino ma con la consapevolezza di parlare anche agli adulti. La sceneggiatura passa nelle mani di Guillaume Mautalent e Sébastien Oursel, mentre la regia è affidata alla coppia composta da Jean-Christophe Roger e Julien Chheng, già autori della serie e attenti a mantenere solidi i riferimenti all'immaginario creato da Gabrielle Vincent, un invito alla tolleranza e alla diversità. La storia riparte da Ernest, che dopo tre mesi di letargo si risveglia affamato, peccato che in casa ci sia poco o nulla da mangiare e il danaro scarseggi. Celestine gli suggerisce così di riprendere a suonare il violino per strada per racimolare qualche solo, ma inavvertitamente lo rompe.

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Ernest e Celestine - L'avventura delle 7 note: una scena

Per riparare lo "stradivorso" non resta allora che andare in Ostrogallia, il paese d'origine di Ernest, dove vive l'unico liutaio in grado di sistemarlo, ma l'orso sembra abbastanza restio all'idea. Celestine dovrà impegnarsi a convincerlo e quando, dopo un viaggio rocambolesco, arriveranno nella Terra degli Orsi, si renderà conto del perché: da sempre luogo di musicisti e melodie che riempiono le strade di gioia, è diventato un paese grigio e senza note, da quando tutte le forme di musica sono state bandite. L'unica nota consentita è il Do e ad assicurarsi che le nuove regole vengano rispettate ci pensa la polizia musicale sotto l'occhio vigile di un giudice, il vecchio papà di Ernest. I due inseparabili amici faranno di tutto per riportare la musica in Ostrogallia con la complicità di un eroe mascherato a capo della resistenza musicale.

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Ernest e Celestine - L'avventura delle 7 note: un momento del film

La musica come espressione di libertà, gioia e colore si contrappone al grigiore di una realtà sospesa e immobile dove le note sono state bandite e gli strumenti musicali confiscati, mentre ai figli la tradizione impone di fare lo stesso lavoro dei genitori. "Così è e sempre sarà" è il motto dell'Ostrogallia, terra ormai completamente soggiogata a principi reazionari: inevitabile per il pubblico più adulto rintracciare dei riferimenti all'attualità, la polizia musicale non può non far pensare ai recenti attacchi liberticidi perpetrati dal regime iraniano. Ai bambini rimarrà la forza liberatoria del sorriso davanti agli inseguimenti da action movie e ai buffi travestimenti per sfuggire al potere ottuso, o l'adrenalina e la testardaggine che la piccola Celestine metterà in ogni suo gesto. Impareranno il valore delle radici, delle piccole rivoluzioni e del diritto alla libertà d'espressione, capiranno che in questo mondo per quanto strano oggi possa sembrargli c'è sempre spazio per recuperare la facoltà di essere ciò che si vuole e apprenderanno la straordinaria bellezza della democrazia.

Conclusioni

Concludiamo la recensione di Ernest e Celestine - L’avventura delle 7 note ribadendo quanto un classico ormai dell’animazione per bambini sappia esercitare il suo fascino anche su un pubblico adulto, almeno quello più avvezzo alla poesia del disegno animato. Come già fatto in precedenza le avventure di Ernest e Celestine diventano un viatico importante per affrontare tematiche altrimenti di difficile comprensione per i più piccoli: resta di fondo l’invito alla tolleranza e all’inclusione, ma la favola dell’orso e della topina diventa in questo secondo capitolo anche un inno alla difesa della libertà d’espressione in ogni sua forma.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • La grazia e la poesia del tratto ad acquarello e del disegno animato a mano.
  • L’animazione come viatico di tematiche profondamente attuali: la difesa della libertà d’espressione e l’importanza delle radici.
  • L’intramontabile grazia di un mondo dal sapore antico.

Cosa non va

  • Chi non ama il disegno a mano ne stia alla larga.