Domina 2, la recensione: torna la serie sulle donne dell'Antica Roma

La recensione di Domina 2, l'epico period drama sul principato di Cesare Augusto dal punto di vista femminile con protagonista Kasia Smutniak, che torna dall'8 settembre su Sky e NOW con una seconda stagione incentrata questa volta sulla lotta alla successione.

Domina 2, la recensione: torna la serie sulle donne dell'Antica Roma

La prima stagione ci aveva colpito per il punto di vista inedito con cui aveva scelto di raccontare un periodo storico dal fascino sempiterno come quello dell'Antica Roma. Ovvero le domine del titolo, le donne che dietro gli uomini ordivano il funzionamento e il progresso dell'Impero e della Repubblica. Ora che torna con la seconda stagione, dall'8 settembre su Sky Atlantic e in streaming su NOW, come spiegheremo nella recensione di Domina 2, la serie prova a continuare sulla stessa lunghezza d'onda ma perde forse un po' di mordente e di focus, dando molto più spazio agli uomini che hanno fatto la storia di Roma.

La lotta per la successione

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Domina 2: Kasia Smutniak una scena

Sono passati tre anni passati nelle province orientali per Livia Drusilla (Kasia Smutniak) e Cesare Augusto (Matthew McNulty), che tornati a Roma si trovano ad affrontare una carestia che si diffonde a macchia d'olio e una possibile congiura ai danni dell'Impero. Livia è sempre determinata a mantenere la promessa fatta sulla tomba del padre, di ripristinare la Repubblica e la democrazia attraverso gli eredi di Augusto, e infatti i suoi piani in questi nuovi otto episodi si concentreranno sulla lotta per la successione del consorte. Ha quattro possibilità su cui fare affidamento e da preparare in modo diverso: il timido Tiberio (Benjamin Isaac), che ha un amore malato verso la madre e non riesce a generare un erede. Druso (Ewan Horrocks), che vuole far sposare a tutti i costi con la figlia minore di Ottavia (Claire Forlani), ma quest'ultima odia Livia da quando le ha portato via il figlio Marcello che doveva essere l'erede al trono dopo l'adozione. Iullo (Joseph Ollman), che ha intrapreso una relazione extraconiugale pericolosa così come Domizio (David Avery), il marito di Antonia, la figlia maggiore di Ottavia e Marco Antonio, che trama nell'ombra ed è tornato da fuori. Mentre cerca di mantenere saldo il proprio posto nella dinastia giulio-claudia, deve anche gestire le varie donne di corte, che non sembrano comprendere la delicatezza e precarietà del loro ruolo se non sapranno prendersi con furbizia e astuzia ciò che vogliono, oltre alle nemesi che continua ad avere a palazzo.

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Aiutanti dal fondo

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Domina 2: un momento della serie

Ad aiutare Livia nel suo mantenimento del potere sono ancora una volta dei liberti. Se nella prima stagione erano Antigone e Ticone, ora rimane quest'ultimo (con figlia a carico) pronto a darle manforte nel momento del bisogno (e ce ne saranno tanti) e una new entry, Ursa (Mia Jenkins), una schiava che la moglie di Cesare Augusto avrà modo di conoscere in circostanze eccezionali e vorrà avere con sé per darle una nuova vita. Tra colpi di scena e intrighi di palazzo tipici dei period drama di questo tipo, tra lotte di potere che spesso si confondono con lotte per i propri sentimenti, Kasia Smutniak si distingue ancora una volta grazie anche alla sua chimica con Matthew McNulty e al suo rapporto con Agrippa (Ben Batt), fidato consigliere dell'Imperatore. Il creatore Simon Burke (Fortitude, Strike Back) nel raccontare 11 anni a partire dal 19 a.C. pecca però forse di un maggior spazio dato alla controparte maschile, che è quella che ufficialmente ha fatto la Storia con la S maiuscola di quel periodo, mentre prova a mettere in scena un'epoca particolarmente turbolenta per Roma. Il malcontento del popolo, il consenso di Augusto che perde terreno e il potere diviso tra troppe persone sembrano essere i punti cardine dei nuovi episodi, insieme alla famiglia allargata e totalmente disfunzionale che la coppia regnante si trova a gestire. Tutti elementi a cui forse solo Livia Drusilla potrà mettere ordine.

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Eccellenza italiana

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Domina 2: Kasia Smutniak in un'immagine della serie

Ciò che però non perde sicuramente smalto nella seconda stagione di Domina è la ricostruzione storica eccellente grazie ai talenti italiani coinvolti, lo diciamo con un pizzico di orgoglio. A partire dal Premio Oscar Gabriella Pescucci, che ancora una volta ammalia attraverso i costumi della serie. Accanto a tuniche, abiti e stoffe tornano le imponenti scenografie messe in piedi da Luca Tranchino (Prison Break), che nulla hanno da invidiare alla serie Roma di HBO. Non è tutto: anche il make-up perfettamente consono all'epoca di Katia Sisto (Penny Dreadful) e l'hair design il più possibile fedele al periodo storico di Claudia Catini (Trust: Il rapimento Getty) chiudono perfettamente il cerchio sul reparto tecnico di Domina.

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Domina 2: una foto di scena

Il vero tallone d'Achille (per citare un'altra epica, quella greca) dello show rimangono i dialoghi, troppo modernizzati per ricollegarsi ai giorni nostri con i discorsi sul potere e sull'immigrazione fatti nel serial, e che in queste nuove otto puntate peccano di mordente, risultando maggiormente semplificati e scritti con poca convinzione, generando un puro intrattenimento per il pubblico appassionato del genere che non cerchi troppi livelli di lettura.

Conclusioni

Concludiamo la recensione di Domina 2 felici di riabbracciare i personaggi femminili sfaccettati e complessi di una serie che proponeva un punto di vista inedito sull’Impero Romano, ma allo stesso tempo dispiaciuti di ritrovare un prodotto che ha perso mordente e capacità di allacciarsi alla quotidianità, se non per i dialoghi troppo moderni per risultare realistici. Il comparto tecnico rimane eccellente, merito delle nostre maestranze, ma non basta se la scrittura fa cilecca, proponendo più intrattenimento che riflessione e forse troppo spazio agli uomini di questa Storia con la S maiuscola.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Kasia Smutniak, Matthew McNulty e Claire Forlani tengono ancora salde le redini del cast.
  • La lotta per la successione come nuovo obiettivo di Livia Drusilla.
  • La ricostruzione storica è impeccabile.

Cosa non va

  • L'eccessiva modernizzazione dei dialoghi.
  • Il racconto vira più sull’intrattenimento che sulla riflessione storica.