Criminal Record, la recensione: serie thriller a braccio di ferro, nel segno del bias

La recensione di Criminal Record, la nuova serie crime con Cush Jumbo e Peter Capaldi, dal 10 gennaio su Apple TV+, che racconta una serie di casi inerenti la violenza domestica per parlare di pregiudizio razziale.

Criminal Record, la recensione: serie thriller a braccio di ferro, nel segno del bias

Cush Jumbo è un'attrice sempre più emergente nella serialità contemporanea che, abbandonato l'universo narrativo di The Good Wife e The Good Fight, oramai sembra essersi abbonata a ruoli vicini al mystery e al thriller. Così dopo Stay Close su Netflix la ritroviamo co-protagonista accanto al Dodicesimo Doctor Who Peter Capaldi in Criminal Record, nuova serie crime dal 10 gennaio su Apple TV+ con appuntamento settimanale, che affronta il tema del pregiudizio razziale e di genere attraverso il doppio punto di vista dei due detective, impegnati in un braccio di ferro pericoloso e potenzialmente letale lungo una scia di omicidi che sembra non avere fine. Per creare un nuovo racconto di questo tipo, oggi bisogna differenziarsi in qualche modo e, come vedremo nella recensione di Criminal Record, la serie ci prova ma non ci riesce fino in fondo.

Fedina penale

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Criminal Record: Cush Jumbo in una scena della serie Apple TV+

Criminal Record letteralmente in inglese significa "fedina penale" e infatti è il passato di tutti i personaggi, poliziotti compresi, a renderli ciò che sono oggi e questo sarà fondamentale nella trama della serie. Il candidato al premio BAFTA Paul Rutman (Vera, Indian Summers) imbastisce un racconto ambientato nella Londra contemporanea, pieno di tinte fosche a partire dalla fotografia, che inizia con una telefonata anonima alla polizia di una donna spaventata ed impaurita non solo per ciò che il fidanzato violento potrebbe farle ma anche per ciò che ha fatto in passato ad una sua vecchia fiamma, reato per il quale qualcun altro sta pagando ingiustamente in carcere. O almeno così dice la voce misteriosa, che terrorizzata vuole restare anonima ad ogni costo: o forse si tratta di una montatura? Due le scuole di pensiero dei detective che, a distanza di anni, si trovano ad occuparsi dello stesso caso.

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Criminal Record: Peter Capaldi in una scena della serie Apple TV+

La sergente June Lenker è all'inizio della propria carriera, ha voglia di sovvertire le ingiustizie del sistema e agisce spesso fuori dagli schemi. Forse perché nella propria vita ha dovuto costantemente avere a che fare con il pregiudizio razziale e di genere, essendo una donna nera, crede all'anonima denuncia. Aspetto che non manca di ricordare al marito, in merito ai suoi "privilegi" nella società. L'ispettore capo Daniel Hegarty è invece un detective disilluso, reduce da troppi anni di carriera che hanno irrimediabilmente compromesso il suo nucleo familiare, che è sempre stato ligio al dovere ma che allo stesso tempo si ritrova terrorizzato per la messa in discussione del proprio lavoro all'epoca, dato che chi è in prigione è un giovane uomo nero che ha perso la propria famiglia a causa di quella tragedia. Un'epoca (l'Annus Horribilis per gli Usa 2001) in cui la corruzione era più labile e c'era molta meno consapevolezza di oggi su tanti temi e argomenti, anche a livello investigativo. Lui sembra non credere alla denuncia...

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Criminal Record: Peter Capaldi con Cush Jumbo in una scena della serie Apple TV+

Peter Capaldi e Cush Jumbo funzionano insieme nel mostrare uno scontro non solo di genere ma anche generazionale, nel mettere in scena due modi diversi di affrontare le indagini, di approcciarsi ai testimoni e ai potenziali sospettati, ma c'è allo stesso tempo qualcosa che stride. Ciò che Rutman e gli altri autori volevano provare a scardinare nel corso della serie - che nella parte centrale forse gira un po' a vuoto - erano tutte le diverse possibile sfaccettature del pregiudizio razziale e di genere nella polizia come campione di qualsiasi altro campo lavorativo. Mostrare quanto come esseri umani siamo il risultato delle nostre scelte, con le quali dobbiamo convivere per tutta la vita. Mentre June sembra trovare un muro dopo l'altro nella propria lotta per la verità, che sembra diventare quasi una missione a qualunque costo, con grande pericolo per la propria incolumità e per la tranquillità della sua famiglia, Hegarty insiste a voler proteggere se stesso e i colleghi (su tutti citiamo Shaun Dooley di The Stranger) in tutti i modi possibili. Ma è davvero così o c'è qualcos'altro sotto, magari sta cercando di capire se e cosa sia andato storto quasi un quarto di secolo prima?

Criminal record, nella serie AppleTV+ con Peter Capaldi Londra sembra Gotham City

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Criminal Record: Tom Moutchi in una scena della serie Apple TV+

Tematica preponderante in Criminal Record è poi il rapporto genitori-figli perché, ancora una volta (The Killing docet) ci viene mostrato come spesso la lotta per le famiglie degli altri faccia spesso trascurare la propria ai poliziotti protagonisti. In questo caso entrambi i detective, senza dimenticare il fatto che June non ha solo un marito ma anche un figlio dodicenne e si ritrova a battersi per la madre di quel giovane nero in prigione, mentre Daniel potrebbe avere le proprie gatte da pelare casalinghe. Senza dimenticare l'uomo in carcere, che aveva un figlio di sei anni non biologico all'epoca dell'omicidio, che nel frattempo è cresciuto ma non ha mai voluto a che fare niente con lui. Si parla di corruzione della polizia, sistema marcio, istituzione imperfetta e fallimentare, polarizzazione dell'opinione pubblica che oggi più che mai è attuale. Questo grazie anche alla regia di Jim Loach (il figlio di Ken Loach, già dietro Save Me Too e Oranges and Sunshine) e Shaun James Grant (The Devil's Hour su Prime Video sempre con Capaldi), che non risultano particolarmente ispirate ma rendono abbastanza turbolenti e nebulosi la messa in scena e il ritmo, nello spirito dello show.

Conclusioni

Di pregiudizio razziale e di genere abbiamo parlato nella recensione di Criminal Record perché è questa la chiave che la serie Apple TV+ ha deciso di utilizzare per provare a raccontare un nuovo punto vista nel genere crime e thriller. Non ci è riuscita fino in fondo, per ritmo, per colpi di scena e per caratterizzazione dei personaggi ma merita comunque la visione per l’atmosfera costantemente fumosa e per i dubbi instillati nello spettatore. Bravi Cush Jumbo e Peter Capaldi in un’accoppiata inedita per un serial british contemporaneo.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • La tematica della violenza domestica e del pregiudizio razziale sotto un nuovo punto di vista.
  • La fotografia.
  • Cush Jumbo e Peter Capaldi…

Cosa non va

  • …anche se non funzionano fino in fondo.
  • Il ritmo non sempre regge, la parte centrale gira un po’ a vuoto.
  • Il finale potrebbe lasciare perplessi.