Bruce Willis si ritira: le tante vite di un attore cult

Bruce Willis ha annunciato il suo ritiro dalle scene: nel corso della sua carriera ha cambiato spesso personaggio, genere e registro, riuscendo a stupirci ogni volta.

Bruce Willis in una scena di Pulp Fiction
Bruce Willis in una scena di Pulp Fiction

Bruce Willis ha annunciato il suo ritiro dalle scene. Come ha comunicato la famiglia sui social media, l'amatissimo attore soffre di una malattia, l'afasia, un disturbo del linguaggio causato da un danno cerebrale che colpisce la capacità di comunicare di una persona. Un destino piuttosto beffardo per un attore, per cui la capacità di comunicare è tutto. Ci mancherà, ci mancherà molto, siamo riusciti a commentare, in tanti, solo questo sotto ai post dai quali abbiamo letto, ieri sera, la notizia. Ci mancherà quel suo aplomb, quel suo essere action hero ma in modo ironico, mai troppo serio. Ci mancherà, come è stato scritto, quel "mezzo sorriso più iconico di Hollywood, una smorfia tutta sua". Nel corso della sua carriera Bruce Willis ha cambiato spesso personaggio, genere e registro, riuscendo a stupirci ogni volta, proprio quando credevamo di aver capito che tipo di attore fosse. Appena letta la notizia, a tanti di noi è venuto in mente che, con uno di quei colpi ad effetto che più volte gli hanno fatto svoltare la carriera, possa risolvere le cose e tornare in scena. Ma pare che non sarà così. Avremo comunque modo di salutarlo andando a vedere i film che ha girato e attualmente sono in postproduzione: Vendetta, Fortress: Sniper's Eye e White Elephant.

Quando Bruce Willis diventò John McClane

Trappola di cristallo: Bruce Willis è John McClane nel cult d'azione
Trappola di cristallo: Bruce Willis è John McClane nel cult d'azione

Dopo essere diventato famoso in tv con la serie giallo-rosa Moonlighting (ma era stato anche in due altre serie cult, Ai confini della realtà e Miami Vice) e poi al cinema con due commedie di Blake Edwards, Appuntamento al buio e Intrigo a Hollywood, la prima svolta nella carriera di Bruce Willis è avvenuta con Trappola di cristallo, cioè Die Hard, il film del 1988 di John McTiernan che lanciò al cinema la figura di John McClane, un personaggio fatto apposta per la cifra di Bruce Willis. Eroe per caso, un uomo al posto sbagliato nel momento sbagliato, ovviamente per quel che riguarda gli attentatori, una persona in grado di fare le imprese più incredibili, senza mai perdere la sua ironia. La prima vita di Bruce Willis inizia qui, e caratterizzerà tutta la sua carriera. Willis impersonerà McClane in tutto per 5 volte. Ma sarebbe stato ancora, e per sempre, quell'eroe d'azione un po' così, scanzonato, duro ma sorridente. Tra i primi grandi film action di Bruce Willis ricordiamo Hudson Hawk - Il mago del furto e L'ultimo boyscout - Missione: sopravvivere, entrambi del 1991.

Pulp Fiction: 25 anni fa a Cannes, Quentin Tarantino presentò il film che avrebbe cambiato il cinema

Pulp Fiction: Tarantino scrive Butch Coolidge

Bruce Willis in una scena di Pulp Fiction
Bruce Willis in una scena di Pulp Fiction

Un'altra grande svolta è quella del 1994, e avviene grazie a un autore che di carriere ne ha cambiate molte: Quentin Tarantino. È grazie a lui che Bruce Willis entra nel cast di Pulp Fiction, nel ruolo di Butch Coolidge, pugile suonato che si vende un incontro e poi non ce la fa, lo vince, e si ritrova contro il boss della mala Marsellus Wallace. Un attore laconico come Bruce Willis entra in un universo di parole come quello dei film di Tarantino, ma rimane comunque uomo di poche parole. Il Butch di Bruce Willis parla poco, sempre a proposito, e attraversa tutto il film con un senso di fatalità, con un'aria quasi ubriaca, rischiando la vita per ritrovare un orologio che era stato di suo padre. Il momento cult del film è l'arrivo nel negozio di Zed. Quando cerca un'arma e alza gli occhi su qualcosa che sia ogni volta più letale, per poi soffermarsi su una katana. E poi i duetti, all'inizio e alla fine del suo episodio, con Maria De Medeiros, sulla "pancetta" e sul "chopper", momenti in cui riesce ad essere tenero. Pulp Fiction rimarrà un unicum nella carriera di Bruce Willis, ma che gli aprirà molte strade fino a quel momento inaspettate.

Bruce Willis con Samuel L. Jackson in una scena di Unbreakable - Il predestinato
Bruce Willis con Samuel L. Jackson in una scena di Unbreakable - Il predestinato

La fantascienza: il Quinto elemento e L'esercito delle docidi scimmie

Bruce Willis e Madeleine Stowe nel film L'esercito delle dodici scimmie
Bruce Willis e Madeleine Stowe nel film L'esercito delle dodici scimmie

Bruce Willis riesce anche a diventare anche l'eroe perfetto per la fantascienza. Ma, come abbiamo detto, con Quentin Tarantino Bruce Willis era entrato, ovviamente a modo suo, nel cinema d'autore, e anche la fantascienza è d'autore. Parliamo de L'esercito delle dodici scimmie di Terry Gilliam e de Il quinto elemento di Luc Besson, rispettivamente del 1995 e del 1997. Nel primo Willis diventa uno strumento perfetto per farci entrare nel cinema immaginifico, grottesco e oscuro di Gilliam, in un film che ci parla di viaggi nel tempo. Il film di Luc Besson è più scanzonato, colorato, e Bruce Willis fa il suo, lasciando anche lo spazio alla co-protagonista, la bellissima Milla Jovovich. Ovviamente non possiamo dimenticare Armageddon, in cui la fantascienza è soprattutto azione e disaster movie, del 1998. Qui Willis incontra il Re dell'azione, Michael Bay. E riesce ancora ad essere ironico e commovente. È un film che confina con la fantascienza anche uno dei migliori film dell'ultima fase della sua carriera, Looper, di Rian Johnson, del 2012, ancora un viaggio nel tempo, in cui Willis incontra il se stesso giovane, interpretato da Joseph Gordon-Levitt, e Il mondo dei replicanti (2009) in cui Willis aveva due identità, una reale e una "replicata" (con un parrucchino che fece discutere), un film sottovalutato ma pieno di spunti.

Unbreakable - Il predestinato: Il film che ha cambiato l'approccio ai supereroi

Shyamalan rivolta Bruce Willis: Il sesto senso e Unbreakable

Bruce Willis in una sequenza di Unbreakable - Il predestinato
Bruce Willis in una sequenza di Unbreakable - Il predestinato

Ma la svolta forse più sorprendente e clamorosa avviene a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, ed è opera di un regista che di svolte, (leggi "twist") ne ha fatte parecchie. Con Il sesto senso (1999) e Unbreakable - Il predestinato(2000), M. Night Shyamalan prende Bruce Willis e ne fa il suo attore feticcio, il fulcro della sua poetica, e ne ribalta completamente le sue premesse. Da eroe tutto d'un pezzo, assertivo, senza dubbi, e con il sorriso, quel "mezzo sorriso", fa diventare Bruce Willis un uomo incerto, in crisi, dubbioso. Un uomo che non sorride mai. I protagonisti de Il sesto senso e Unbreakable non sanno chi sono, non sono consapevoli della loro condizione e della loro ragion d'essere. L'opposto dei tanti personaggi che, fino a quel momento, Willis aveva portato sul grande schermo. Se i film hanno quel tono assorto, sospeso e misterioso, molto si deve a come Willis ha colto lo spirito di Shyamalan e ha attraversato i film con quella recitazione costantemente sottotono che contraddiceva tutto quanto fatto al cinema fino a quel momento. Bruce Willis sarebbe tornato ad essere "unbreakable", cioè David Dunn, ancora in Split(2016) e Glass (2019).

Bruce Willis in una scena di Unbreakable - Il predestinato di Shyamalan
Bruce Willis in una scena di Unbreakable - Il predestinato di Shyamalan

Diventare un fumetto: Sin City

Bruce Willis in una scena di Sin City
Bruce Willis in una scena di Sin City

Da quel momento Bruce Willis sarebbe stato ancora lui, certo, ma sarebbe stato anche altro. Pensiamo a Sin City (2005), il film di Robert Rodriguez, tratto dalla graphic novel di Frank Miller che, più di ogni altro film fino a quel momento, segna un nuovo modello nel dialogo tra due media come cinema e fumetto. In un film in cui gli attori vengono inghiottiti dal mondo di strisce e inchiostro fino a diventare parte di esso, Bruce Willis è ancora una volta perfetto. Quel suo volto roccioso, spigoloso, espressivo senza fare niente per esserlo, è perfetto per un personaggio che fa parte di un fumetto, ma anche di un noir anni Quaranta, che a sua volta è l'ispirazione del mondo di Sin City. In un mondo in bianco e nero, dove il colore è solo il rosso del sangue, Bruce Willis è Hartigan, un uomo che prende a cuore le sorti della giovane spogliarellista Nancy (Jessica Alba). È un mondo dove Bruce Willis sta alla perfezione, e dove porta con sé sia il suo vissuto di uomo d'azione che quella stanchezza e quel male di vivere dei film di Shyamalan. Sin City in qualche modo è la continuazione di quel percorso: supereroe suo malgrado, senza saperlo, in Unbreakable, antieroe, ed eroe per scelta, in Sin City.

Bruce Willis: i dieci migliori film

It's a chopper, baby

L'ultima fase della carriera di Willis, apparentemente, è andata un po' avanti con il pilota automatico, con film forse non memorabili. Bruce Willis ha portato avanti i personaggi delle sue saghe precedenti, continuando con Die Hard, con la trilogia di Unbreakable e con un cameo nel sequel di Sin City. Ma è anche riuscito a ironizzare sul suo ruolo di eroe d'azione, ad esempio con I mercenari - The Expendables, anche se in un piccolo cameo (è colui che ingaggia Stallone e la sua banda) che celebra i vecchi eroi action senza prendersi sul serio. O a raccogliere l'eredità di altri eroi, come il Charles Bronson de Il giustiziere della notte, nel remake di Eli Roth: medico di giorno, giustizie con il calare delle tenebre. Qui Bruce Willis ha il physique du role per la parte ma non ha, non può averla, l'ironia di altri suoi ruoli che abbiamo amato. Lo abbiamo visto in Motherless Brooklyn - I segreti di una città, film diretto e interpretato da Edward Norton, per partecipare al quale Willis si è ridotto il cachet al minimo sindacale, o quasi. È il detective privato Frank Milla, che ha raccolto il protagonista da un orfanotrofio quando aveva sei anni e si è sempre preso cura dl lui. Un ruolo molto bello. Ora che sappiamo che non reciterà più, di film di Willis ne vorremmo a bizzeffe. Per fortuna ne potremo vedere ancora qualcuno. Ma poi ci andremo ancora e ancora a rivedere i suoi film migliori, come quella scena che chiude il suo episodio in Pulp Fiction. "Whose motorcycle is this?" "It's a chopper, baby". "Whose chopper is this?" "It's Zed's". "Who is Zed?" "Zed's dead, baby. Zed's dead".