Bandidos, la recensione: una caccia al tesoro tracciata dall’algoritmo

La recensione di Bandidos: un tesoro Maya scomparso per la serie messicana Netflix che ha tutte le carte in regola per far spegnere il cervello agli spettatori...

Bandidos, la recensione: una caccia al tesoro tracciata dall’algoritmo

Siamo i primi a difendere le piattaforme quando vengono tacciate - Boris insegna - a produrre serie e film fatti con lo stampino, o meglio con il proverbiale algoritmo: a volte si tratta di accuse infondate, altre di triste verità. E se le heist series sono oramai una parte sempre più capillare dell'offerta streaming, come spiegheremo nella recensione di Bandidos, la nuova serie originale messicana Netflix sembra voler provare a replicare il successo de La casa di carta unendolo alla passione innata degli spettatori per i tesori sommersi e perduti, che già hanno fatto la fortuna di Outer Banks. Purtroppo però non ci riesce, confezionando un prodotto che sembra davvero realizzato con l'algoritmo.

Il colpo del secolo

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Bandidos: una scena

L'ennesimo colpo del secolo è al centro della trama di Bandidos: questa volta il furto senza precedenti riguarda non un gioiello o una super tecnologia avanzata, bensì un leggendario tesoro Maya andato perduto. A volerlo recuperare il leader della banda del titolo, cresciuto con un padre che lo ha cercato per tutta la vita senza mai trovarlo, venendo tacciato dalla comunità di essere folle e di essere ossessionato da una leggenda, tanto da soffrire di demenza senile ed essere ricoverato in una casa di cura. Proprio per i debiti medici, il figlio vuole recuperare il tesoro una volta per tutte e a tutti i costi e per farlo ha bisogno della proverbiale mappa del tesoro, che un cliente dell'hotel gli fa vedere disegnata sul tatuaggio su un braccio, per venire ritrovato il giorno dopo morto nella baia. L'ingenuo e truffaldino protagonista a quel punto mette in piedi una banda di sfigati per riuscire a recuperare l'altra metà della mappa, custodita nel museo che il padre aveva inaugurato quando era all'apice della propria carriera. Organizza così un colpo in cui, ovviamente, nulla andrà come previsto.

Tutti gli ingredienti dell'algoritmo

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Bandidos: una scena

La banda protagonista di questa heist series è ovviamente composta da underdogs sottovalutati e scoraggiati che vivono alla giornata la propria vita e aspettano l'evento che dia una svolta definitiva alla loro esistenza. L'occasione potrebbe essere questo colpo, e il gruppo è ovviamente composto dai soliti noti come da manuale: la ladra, l'hacker, l'esperto di allarmi e di planimetrie, la testa calda, e così via. È un po' come se Netflix, in un certo senso, avesse voluto replicare la storia del suo live action di One Piece, con un leader improbabile e carismatico per caso e per sbaglio, ma profondamente convinto del proprio obiettivo. Ci sono davvero tutti gli ingredienti dell'algoritmo che nemmeno provano ad andare oltre o ad approfondire i personaggi: oltre al gruppo di loosers con cui poter empatizzare ed immedesimarsi, ci sono le donne ipersessualizzate, l'ambientazione esotica ed ammaliante, i colpi di scena uno dietro l'altro (e uno più improbabile dell'altro) che non lasciano il tempo di pensare allo spettatore per non fargli mai distogliere l'attenzione dallo schermo (e soprattutto farlo ragionare).

Questione di furbizia

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Bandidos: una scena

Gli autori di Bandidos sono davvero stati furbi (o forse no) a creare un prodotto che contenesse tutte le caratteristiche per poter finire nella Top 10 di Netflix, e nulla più: anche il cast scelto non è casuale, pescato tra le serie di successo della piattaforma. Il protagonista Alfonso Dosal viene da Narcos e Juan Pablo Medina da La casa de las flores per interpretare lo zio, che ha cresciuto il ragazzo e lo ospita all'hotel che gestisce mentre suo fratello è ricoverato alla casa di cura. Lo ha sempre tenuto sott'occhio, soprattutto quando il fratello si è ammalato, e gli ha insegnato tutti i "trucchi del mestiere": quello di ladro. Dal passato del protagonista arriva il personaggio di Ester Expósito, una delle attrici spagnole emergenti, celebre per il ruolo di Carla Rosón Caleruega in Élite: una sorta di Catwoman i cui trascorsi con il leader della banda sono burrascosi anche a livello sentimentale. Lo stesso soggetto di serie viene da La casa di carta, indubbio successo spagnolo del servizio streaming che qui hanno tentato malamente di replicare.

Conclusioni

Arriviamo alla fine della recensione di Bandidos confermando la nostra tesi iniziale, ovvero che questa serie originale messicana Netflix sia stata fatta con tutti gli elementi e i crismi dell’algoritmo, spuntando tutte le possibile caselle per attrarre il pubblico e finire tra le più seguite della piattaforma: trama, cast, ambientazione e sviluppi sono tutti tanto sorprendenti quanto prevedibili, per un risultato che è proprio un intrattenimento sotto la soglia base dell’attenzione.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • L’aver riportato in auge la caccia al tesoro.
  • L’ambientazione esotica.

Cosa non va

  • L’ennesima heist series senza originalità.
  • Il cast celebre più che in parte.
  • I colpi di scena improbabili.
  • I personaggi, poco approfonditi.