Baby Bandito, la recensione: quando l’heist mafia movie diventa una serie teen

La recensione di Baby Bandito, serie tv sulla storia vera di Kevin Tapia, che ha messo a segno il colpo del secolo in Cile. Disponibile su Netflix e subito in Top 10.

Baby Bandito, la recensione: quando l’heist mafia movie diventa una serie teen

Dicono che i soldi non fanno la felicità, ma chi l'ha detto evidentemente non è mai stato povero

Le heist e mafia stories sono tra i generi più in voga o tornati in auge al momento nella serialità. Questo perché il crime, anche se ibridato con altri tipi di storie, attira sempre il pubblico, soprattutto se ispirato da storie vere. Come nel caso di Baby Bandito, la nuova serie originale Netflix cilena balzata immediatamente in Top 10 grazie al mix di toni e personaggi messo in campo, perfetta calamita per gli abbonati alla piattaforma. Eppure, come vedremo nella nostra recensione, proprio come non tutte le ciambelle riescono col buco, nemmeno tutti i colpi riescono fino in fondo, che si tratti di furti... o di serie tv.

Baby Bandito, una serie tratta da una storia vera

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Baby Bandito: Nicolás Contreras Francisca Armstrong sono Kevin e Génesis nella serie Netflix

Che sia un adattamento più o meno fedele alla realtà, la dicitura "tratto da una storia vera" oramai attira più del sangue di un vampiro. La trama di Baby Bandito si ispira quindi alla realtà dei fatti per raccontare la vita criminale di Kevin Tapia, ragazzo cileno con la passione dello skate, che negli anni si è fatto conoscere in Europa proprio come il soprannome che dà il titolo alla serie Netflix. Questo dato il connubio crimine-giovane età che caratterizza il protagonista, anche per via del "colpo del secolo" che riuscì a mettere in atto. Dieci anni fa infatti insieme ad una banda di dieci persone riuscì ad assaltare un portavalori che conteneva ben 11 milioni di dollari all'aeroporto di Santiago del Cile.

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Baby Bandito: una scena della serie Netflix

A quel punto si nascose, latitante, per ben quattro anni, per essere catturato nel 2016 a Barcellona, scontare la pena e tornare in carcere nel 2020 per un'altra rapina, anche se molto meno ambiziosa. Il suo vero nome è Kevin Olguin Sepulveda e un altro soprannome, questa volta in madrepatria, che gli fu affibbiato è Niño de oro perché a 22 anni era ancora gracile e piccolo come un bambino. Fun fact: ad aiutarlo inconsapevolmente in una prima latitanza fu un inconsapevole giornalista locale di Milano, dove si era nascosto al "Barrio latino" di Via Padova. La serie a questo punto torna indietro per raccontare l'origin story del protagonista e tutti gli avvenimenti che lo hanno portato a compiere quel furto.

Questione di fama

Senza fama non c'è gloria. Ma quale fama è davvero importante?

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Baby Bandito: una scena della serie Netflix

"Fortuna e gloria" diceva Indiana Jones, a metà strada tra bracconaggio e rispetto per i preziosi artefatti antichi. La serie pone allo spettatore un'interessante riflessione - e in fondo compie parallelamente anche un'auto-analisi - su quanto valga la fama nata da crimini più o meno gravi o immorali, come quello raccontato nello show. La serie però non innalza ad eroe la figura del protagonista, anzi ne mostra il passato difficile, la situazione familiare complicata (due genitori delinquenti e invischiati con la malavita locale) e tutte le contraddizioni, a partire dal rapporto col migliore amico, soprannominato Panda (Lukas Vergara), artista in erba che all'inizio dipinge sui muri, e con la skater Génesis (Francisca Armstrong), che conosce al campetto e di cui si innamora perdutamente. A quel punto inizia la sequela di eventi che lo porteranno al colpo del secolo e alla latitanza ma nella seconda metà la serie intraprende una virata decisamente drammatica, che si rifà alle tante mafia stories di cui parlavamo all'inizio e che appare quasi fuori luogo dato il tono scanzonato e tragicomico utilizzato per presentare il background dei personaggi.

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Baby Bandito: il cast in una scena

Nella prima parte, infatti, il ritmo e la resa visiva, con una regia dinamica e un montaggio sincopato, rappresentano lo specchio della giovane età del protagonista, interpretato dal carismatico Nicolás Contreras. Sono il suo sguardo e la sua prospettiva a portarci dentro la storia, attraverso le vie di Santiago e dei ritrovi dei ragazzi. Gli autori di Baby Bandito potevano farla diventare simile a The Recruit e Contreras una sorta di anti-Noah Centineo della Legge ma hanno scelto invece un'altra strada. Man mano che proseguiamo la famiglia - quella in cui è nato e quella che si è scelto col tempo - diventano sempre più ingombranti e... pericolose. Peccato per lo sbilanciamento tra le due parti e per il finale quasi anti-climatico pur volendo essere tutto il contrario, con un serial che sente il peso di tutte le serie e i film di genere arrivati prima di lui.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Baby Bandito come l’abbiamo iniziata, ovvero con la consapevolezza delle potenzialità di una storia vera come quella della serie Netflix, non sfruttata e bilanciata appieno, preferendo concentrarsi sul lato crime della vicenda e su un epilogo in cui prevale la mafia story. Carismatico il protagonista, non del tutto centrati gli altri, buoni regia e montaggio che rendono fresco e accattivante il racconto, riflettendo su quanto sia giusto continuare a dare spazio ai criminali nella serialità moderna.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • Nicolás Contreras calamita l’attenzione fin da subito.
  • Il ritmo del racconto.
  • Il punto di vista, fresco e teen…

Cosa non va

  • …che poi vira su lidi decisamente più classici, familiari e criminali.
  • Il finale.