American Horror Story - Stagione 2, episodio 7: Dark Cousin

Un episodio meno disturbante dei precedenti, ma più raffinato e onirico, quello che vede Frances Conroy nei panni dell'Angelo della Morte.

Un diavolo in abiti religiosi e un angelo che più glamour non si può, ma anche una fuga disperata e tragica e una serie di colpi di scena: dopo esserci lasciati alle spalle un episodio di passaggio come The Origins of Monstrosity, la seconda stagione di American Horror Story prosegue con un settimo episodio, Dark Cousin, scritto da Tim Minear e diretto da David Semel, meno disturbante dei precedenti, ma più raffinato e onirico, sicuramente uno dei più belli di Asylum, tra quelli finora passati sul piccolo schermo.

C'è una figura affascinante e misteriosa, invisibile a tutti, tranne ai pazienti in fin di vita, che si aggira tra le stanze del Briarcliff Manor. E' una signora elegante e vestita completamente di nero, dalla veletta che le scende sul viso candido, ai guanti di pelle, e che è solita avvicinarsi a chi sta morendo, per tagliare definitivamente i loro contatti con la vita terrena con un bacio sulle labbra. Lei è l'Angelo della Morte - interpretata da una splendida e bravissima Frances Conroy, che nella scorsa stagione aveva interpretato l'anziana governante Moira - e si accosta al letto di Grace, che dopo un'isterectomia praticata male, giace sul letto in fin di vita. Ma non è ancora giunto il suo momento, e l'Angelo sarà costretto ad allontanarsi, grazie all'intervento di due suore che riportano tempestivamente in vita la ragazza, ridotta al lumicino a causa di un'infezione.
Quando però l'Angelo porta via con sè Miles, un paziente nero che decide di dare ascolto alle voci nella sua testa e di farla finita, Suor Mary Eunice riconosce le tracce del suo passaggio, in una scritta in aramaico antico tracciata con il sangue, su una parete. Il confronto tra le due entità soprannaturali - l'Angelo dalle ali nere e l'Angelo caduto che ora risiede nel corpo della giovane suora - è serrato, ma prima di congedarsi, la signora vestita di nero annuncia al Diavolo che si rivedranno ancora, forse perchè suor Mary - quella vera, non il demonio che ha la sua faccia e i suoi abiti - le sta dicendo che vuole morire ed essere libera.

Se lo scorso episodio di Asylum si evolveva sul concetto di abbandono, questo Dark Cousin invece parla di libertà. E del prezzo altissimo che può costare, oltre che delle conseguenze alle quali si può andare incontro, nel caso si decida di prendere una direzione che si suppone possa renderci più liberi. L'Angelo della Morte si avvicina anche a Lana, che è incatenata e costretta a letto nella cantina del dottor Thredson, ma quando le propone di liberarla con un bacio, la giornalista rifiuta e affronta con forza il serial killer, per poi riuscire a darsi alla fuga. Dopo una corsa disperata nei boschi, in una sequenza da brivido, Lana si imbatte in una vettura guidata da un uomo che accetta di darle un passaggio (interpretato da William Mapother) per poi rivelare tutto il suo astio nei confronti del genere femminile - dovuto ad una delusione amorosa - e togliersi la vita con un colpo di rivoltella alla bocca, proprio mentre è alla guida dell'auto e l'Angelo, seduta sul sedile posteriore, ascolta in silenzio il loro confronto. In seguito all'incidente, Lana si ritroverà ricoverata proprio al Briarcliff, dove era fuggita prima di finire nella cantina di Bloodyface.

Fa ritorno al Briarcliff anche Kit, e di sua spontanea volontà, dopo aver aggredito il suo avvocato d'ufficio: il giovane benzinaio si introduce nel manicomio criminale attraverso il sotterraneo dove in origine venivano stipate le ceneri di coloro che non erano riusciti a sopravvivere alla tisi, e raggiunge la sua bella - che si è ripresa dall'infezione grazie all'intervento del dottor Arden - non prima di essersi imbattuto in una delle mostruose creature create dal medico nazista. Inseguito dal guardiano Frank, che ha l'ordine di sparare a vista su di lui, Kit viene quasi raggiunto da un colpo di pistola, ma Grace gli risparmia la vita facendogli scudo con il suo corpo, ed esce di scena mentre l'Angelo si accosta a lei per baciarla.

Il personaggio della Conroy buca letteralmente lo schermo con un look insolito, un po' da diva anni Quaranta, lo sguardo dolce e triste e le labbra scarlatte, ma ancora una volta a conquistare lo spettatore è l'interpretazione di Jessica Lange. Dopo aver scoperto che una delle sue suore ha fatto fuori il cacciatore di nazisti al quale si era rivolta per avere informazioni su Arden, Suor Jude parla al telefono con Mary Eunice, che le intima di stare alla larga dal Briarcliff, sul quale è determinata ad avere il controllo - e mette in chiaro queste intenzioni anche con Arden, facendo ricorso alla sua forza sovrumana - e a quel punto Jude si ritrova a ripensare al suo passato, le notti di musica, alcool e uomini e l'incidente che la portò a prendere i voti e a stabilirsi al Briarcliff. Nel suo vagare, decide di far visita alla famiglia della bambina che aveva investito, per poi scoprire che la fanciulla è sopravvissuta e adesso è una ragazzona che lavora come infermiera. Una vita di sensi di colpa, per una morte che non c'è mai stata. La sequenza più bella e intensa di questo episodio vede Jude nel bagno di un diner, intenzionata a tagliarsi le vene e a farla finita, per l'ennesima volta, per poi ripensarci. La vediamo distesa sul lurido pavimento della toilette, mentre un cerchio di sangue si allarga sotto di lei, ma è solo la sua immaginazione, alterata dall'alcool. Quando esce dal bagno, si siede ad uno dei tavoli del locale e si confronta con l'Angelo, che è di fronte a lei. "Poverina" - sussurrano due cameriere che la osservano mentre parla da sola e scuote la testa - "_Forse dovremmo chiamare il Briarcliff. Almeno potrebbero darle un letto per stan_otte."