American Horror Stories 3, la recensione: quando l’orrore diventa umano

La recensione di American Horror Stories 3, la terza stagione della serie antologica di Ryan Murphy e Brad Falchuk dal 24 gennaio su Disney+, che si allontana dal franchise originale strizzando l'occhio a Black Mirror.

American Horror Stories 3, la recensione: quando l’orrore diventa umano

Con l'arrivo della sesta stagione di Black Mirror qualche mese fa ci siamo lamentati che il suo percorso l'avesse portata ad esplorare il soprannaturale piuttosto che la fantascienza come aveva fatto fino a quel momento, per propria natura, forse perché la realtà nel frattempo aveva superato ampiamente la fantasia presentata nello show, anche in seguito alla pandemia globale. Mentre ci approcciamo alla recensione di American Horror Stories 3, quattro nuovi episodi disponibili dal 24 gennaio su Disney+ con appuntamento settimanale, notiamo invece il percorso uguale e contrario fatto dalla serie antologica spin-off di American Horror Story - in questo caso leggende più o meno metropolitane che occupano la durata di una puntata e non di una stagione. Dopo un ciclo inaugurale estremamente legato al franchise e un secondo più libero, in questa prima parte del terzo andiamo più verso i territori della fantascienza, con riferimenti più o meno espliciti proprio allo show di Charlie Brooker che tanto ha segnato la serialità dell'ultimo decennio.

American Horror Stories 3X01 Scena
American Horror Stories 3: una scena

Forse un modo per dirci che il vero orrore oramai è più umano che soprannaturale - perché la fantascienza nasce sempre e comunque dall'uomo e dal suo desiderio di giocare a fare Dio misto alla curiosità per tutto ciò che è stato inesplorato finora. La serie presenta così quattro storie che pescano dalle suggestioni di Black Mirror, risultando però meno accattivanti e soprattutto quasi poco aggiornate o comunque già viste, nonostante alcuni epiloghi meno banali o prevedibili: dal "pericolo" delle amicizie virtuali e della solitudine, a quello dell'intelligenza artificiale, passando per l'ossessione per la moda e per la bellezza fino alla mascolinità tossica. Tutte accomunate da un epilogo profondamente nero e senza speranza per l'umanità che va a criticare proprio perché orrorifica già di suo. Interessante l'ensemble di cast messo insieme per l'occasione, con svariati volti inediti per il Murphyverse. Da lodare il comparto visivo soprattutto per quanto riguarda le sigle di apertura, che pur rifacendosi all'originale cambiano ad ogni episodio con tematiche e immagini suggestive... sperando non le abbia realizzate l'A.I., per restare in tema, ma non ci sembra questo il caso.

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American Horror Stories 3: Emma Halleen nell'episodio Bestie

Shelby Brubaker (Emma Halleen) è un'adolescente timida ed insicura che si è trasferita da poco in una nuova casa e scuola insieme al padre Guy (Seth Gabel) dopo la morte della madre. Si sente profondamente sola e non riesce a comunicare col padre né coi compagni di scuola, che la prendono in giro e la bullizzano. È appassionata di Anna Rexhia (Amrou Al-Kadhi), una drag online, e su quella chat conosce una ragazzina (Jessica Barden) confinata a casa poiché nata con il corpo deformato, con cui instaura subito un'amicizia virtuale chiamandola Bestie ("migliore amica" in inglese). Diretto da Max Winkler (veterano della squadra) e scritto da Joseph Cole Baken, l'episodio mostra l'evoluzione sempre più tossica di questo rapporto e cosa un amico non dovrebbe mai chiederti. Un po' troppo già visto, un po' troppo scontato.

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American Horror Stories 3: Reid Scott è il protagonista dell'episodio Daphne

Scritto dal co-creatore Brad Falchuk e Manny Coto (altro aficionado del team) e diretto da Elegance Bratton, la trama di Daphne è una sorta di Her in serie. Gwyneth Paltrow (vecchia amica di Ryan Murphy e attuale moglie di Falchuk) presta infatti la propria voce all'intelligenza artificiale che dà il titolo all'episodio, Daphne, che diviene fondamentale durante un secondo lockdown durante una seconda pandemia globale ambientata sette anni nel futuro per colpa di un virus che fa diventare ciechi. Protagonista è il mediatore d'arte Will Caswell (Reid Scott di Veep, new entry nella scuderia di Murphy e soci) che la riceve in regalo da un amico esperto di tecnologia. Anche in questo caso il loro rapporto subirà presto un'involuzione tossica e pericolosa. Abbastanza prevedibile ma con un bel twist finale da rivincita delle macchine e degli androidi: 2001: Odissea nello Spazio e Westworld avrebbero approvato.

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American Horror Stories 3: Laura Kariuki e Lisa Rinna in Tapeworm

Nel terzo episodio, scritto da Joseph Cole Baken e diretto da Alexis Martin Woodall, ci spostiamo nel diabolico mondo delle top model. Intitolato Tapeworn (Verme solitario), vede come protagonista Vivian Lee Finch (l'emergente Laura Kariuki), una ragazza dell'Iowa appena arrivata a New York e diretta ai provini della celebre e temuta Sheila Klein (una ritrovata Lisa Rinna). Qui conosce e fa amicizia con un'altra candidata, Heather Billings (Hazel Graye) e le due promettono di sostenersi a vicenda nei mesi a venire in cui proveranno a sfondare e finire sulla copertina di Vogue. Forse questo è l'episodio che più colpisce di tutta la stagione perché tratta il tema dell'ossessione per il fisico asciutto, spesso anoressico, del mondo della moda, e di cosa si è disposti a fare e ad un inserire nel proprio corpo per ottenerlo, e per ottenere la fama. Alcune sequenze in questo caso pur trattando un tema reale sono al limite del soprannaturale, per una denuncia sociale importante, anche se apparentemente abusata.

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American Horror Stories 3: Raul Castillo nell'episodio Organ

La prima parte della terza stagione di American Horror Stories chiude con una puntata davvero sottotono, dedicata al mondo del traffico di organi rendendolo però 2.0. Scritto da Manny Coto e diretto da Petra Collins, Organ vede al centro della trama Toby Arcaño (Raul Castillo di Looking, altra new entry nel Murphyverse), un uomo d'affari arrogante e pieno di sé, che risente della castrazione sociale che secondo lui le donne stanno compiendo un passo alla volta nell'era contemporanea. Usa ossessivamente un'app per incontri da una botta e via, tratta con condiscendenza le colleghe sul lavoro e anche i suoi superiori, finché un terribile avvenimento potrebbe fargli cambiare prospettiva. O forse no. Tra citazioni ad Eyes Wide Shut e, per l'appunto, Black Mirror, l'intento femminista e futuristico della storia non lascia davvero il segno, apparendo confuso e poco coeso. Nel cast anche Emily Browning (Natessa) e Laila Robins (Lee).

Conclusioni

Siamo abbastanza delusi - o peggio indifferenti - alla fine della recensione di American Horror Stories 3 (i primi quattro episodi) da un lato poiché troppo ancorata alla realtà, spingendo sul fatto che l’orrore sia diventato fin troppo reale e causato dagli uomini, dall’altro perché troppo ammiccante alle trame e alle idee di Black Mirror. Cast ed esecuzione interessanti, così come alcuni epiloghi, ma che si dimenticano facilmente una volta conclusa la visione.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Alcune new entry del cast.
  • Gli epiloghi estremamente dark…

Cosa non va

  • …nonostante le trame siano parecchio prevedibili.
  • Una stagione troppo poco soprannaturale e troppo fantascientifica.