All Human Rights for All al Festival di Roma

Un'anteprima del film collettivo, presentato nella sezione Alice nella città, alla presenmza di alcuni dei registi che hanno partecipato ai trenta corti.

Dal 1948 al 2008. Sessant'anni separano l'approvazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani da parte dell'ONU dalla situazione attuale in cui non sono molti i paesi del mondo che ne applicano integralmente gli articoli. Proprio per sensibilizzare e informare il pubblico, un nutrito gruppo di cineasti coordinati da Roberto Torelli ha accettato di girare trenta corti, ciascuno ispirato a uno dei trenta articoli della dichiarazione che, uniti insieme, andranno a costituire un unico film. Sarà interessante capire come potrà essere distribuito un lavoro dall'intento così dichiaratamente didattico dopo l'anteprima prevista per il 1 dicembre al Teatro Argentina di Roma. Rai Tre trasmetterà alcuni corti e già si parla di una distribuzione in DVD, ma scuole e cineclub potrebbero essere ulteriori luoghi deputati alla visione e al dibattito. Anche se non tutti i corti sono ultimati, una rappresentanza di registi è presente al Festival Internazionale del Film di Roma per illustrare il progetto.

Giovanni Veronesi, Pasquale Scimeca, Giorgio Treves, Fiorella Infascelli e Mishen Mellitti spiegano come è stata pianificata la distribuzione degli articoli su cui lavorare. Veronesi (art. 16), scanzonato come sempre, scherza affermando di aver preso l'unico articolo che restava, ma poi confessa che in realtà, da buon regista comico, ha selezionato l'articolo che gli dava più possibilità di virare sulla dimensione comica scegliendo come protagonista il bravo Rocco Papaleo che ha il phisique du role dello sfigato. Fiorella Infascelli (art. 9), dopo aver a lungo perseguito una storia legata agli arresti arbitrati in Cina, ha ripiegato sul Vietnam dove un giovane è stato imprigionato per aver chattato con New York soffermandosi a parlare della situazione del popolo vietnamita. Giorgio Treves (art. 3) si concentra sul diritto alla vita con una storia ispirata alla cronaca, ma fortunatamente a lieto fine, Mellitti (art. 14) descrive con attenzione la procedura per ottenere l'asilo politico e Scimeca (art. 26) denuncia il diritto all'istruzione raccontando la storia di un bambino di una baraccopoli di Johannesbugh che sogna di diventare ingegnere.

Attualità per attualità, non si può evitare di chiedere a Scimeca stesso e agli altri registi come vedono il movimento studentesco in piazza in questi giorni, anch'esso pronto a combattere per un diritto non meno essenziale, quello che garantisca un'istruzione pubblica e a basso costo e una qualità scolastica maggiore. "Questo è un movimento bellissimo" esclama Scimeca, "Quei giovani stanno salvando l'Italia. Il loro slogan racchiude il senso della protesta. Ovviamente la nostra situazione è decisamente migliore rispetto ad altri paesi, ma i nostri giovani non vogliono pagare per una crisi provocata dagli errori degli adulti. Sono decisi e hanno il coraggio di dire ciò che pensano. Noi cineasti dovremmo smettere di guardare dalla finestra quello che accade, ma unirci al movimento. I tagli al FUS praticati ogni anno ammontano a 800.000 euro. In pratica stiamo tagliando via un'intera generazione di cineasti e paradossalmente i più giovani in questo momento siamo noi". Gli fanno eco Veronesi e Treves: "Questa è una protesta che coinvolge professori, genitori e non solo. Sono tutti d'accordo. Oggi le scuole di danza pullulano di nuovi iscritti a cui non interessa diventare ballerini classici, ma entrare ad Amici. Per risollevare la situazione di questa Italia allo sbando, la cultura è proprio lo strumento che ci servirebbe di più. Noi non svolgiamo compiti importanti come quelli dei volontari e non lavoriamo in un'associazione, ma il nostro intento è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sperando che questo serva a cambiare le cose".