Ahsoka, la recensione del terzo episodio: una Jedi non convenzionale

La recensione di Ahsoka 1x03, puntata di transizione dove Forza, fiducia e addestramento sono i cardini portanti della narrazione, spingendo avanti la trama orizzontale nella misura adeguata a convincere e intrattenere.

Ahsoka, la recensione del terzo episodio: una Jedi non convenzionale

Nel timing, Ahsoka sembra procedere per sottrazione. Da un pilot lungo 55 minuti siamo passati a un secondo episodio di 44, per poi arrivare a questo terzo di 37 minuti - di cui appena 31 effettivi. The Mandalorian ci ha abituato a questi eclettici minutaggi, pensati appositamente per l'apparato streaming Disney+ e cuciti addosso ai vari progetti a marchio Marvel o Star Wars, e il più delle volte bisogna ammettere che funzionano discretamente bene. Serve solo capire cosa si vuole raccontare e quanto effettivamente questo o quel episodio siano cruciali per la trama orizzontale o di puro "passaggio" verticale nella serie. E in Ahoska questo terzo episodio è sia importante per lo sviluppo del racconto nella sua interezza sia adeguatamente pensato per essere più breve rispetto agli altri, perché impalcato su uno specifico obiettivo raggiungibile velocemente senza dimenticare confronti, azione e intrattenimento.

Zatochi

Ahsoka Main 88C206D7 D1C8
Ahsoka: un primo piano di Rosario Dawson nella serie di Star Wars

I primi e intensi dieci minuti di questa terzo episodio nuovamente scritta da Dave Filoni sono tutti dedicati all'addestramento di Sabine Wren (Natasha Liu Bordizzo) come ritrovata padawan di Ahsoka Tano (Rosario Dawson). Come scoperto nei due precedenti episodi, infatti, Sabine era già divenuta apprendista di Ahsoka diversi anni prima, ma qualcosa non andò per il verso giusto le loro strade si separarono, spingendo Wren a vivere su Lothal, nell'avamposto iconico di Ezra Bridger. Proprio l'eventualità di salvare l'amico spinge la mandaloriana a seguire Tano in missione, accettando inoltre di riprendere la via della Forza sotto la sua maestra. Il problema è la forte impulsività che domina le sue azioni, rendendola passionale e poco concentrata, secondo Huyang (David Tennant) "la peggiore candidata a diventare una Jedi tra tutti i Jedi mai conosciuti". Certo, la natura mandaloriana le permette una curva d'apprendimento incredibile con le armi, ma gestire la mente è tutt'altra cosa, specie se c'è di mezzo la Forza. E allora gli occhi non bastano più. Quando Ahsoka propone d'insegnare a Sabine lo Zatochi, Filoni cita apertamente il mitico personaggio di Kan Shimozawa, anche interpretato da Takeshi Kitano nell'omonimo film del 2003.

Image
Ahsoka: una scena della serie di Star Wars

Parliamo ovviamente di Zatoichi, letteralmente "Ichi il cieco", un eroe della spada urbano che combatte seguendo uno stile del tutto particolare dovuto alla sua condizione. E infatti questo Zatochi che propone Ahsoka non è nient'altro che un addestramento a occhi chiusi nel tentativo di aumentare le percezioni sensoriali interne ed esterne e combattere con una concentrazione differente, più con la mente che con il corpo. E in questo senso, Sabine ha davvero molto da imparare. Nel mentre Hera Syndulla (Mary Elizabeth Winstead) tenta di convincere Cancelliera e Senatori di un pericolosa ri-organizzazione di alcune frange di fedeli imperiali all'interno della Nuova Repubblica, tematica che fa palio e seguito a quanto già visto in Andor e in The Mandalorian 3. L'obiettivo sarebbe inviare una flotta per supportare la missione di Ahsoka e Sabine, dirette verso la roccaforte di Morgan Elsbeth (Diana Lee Inosanto) per avere nuove informazioni sul piano per riportare indietro il Grand'Ammiraglio Thrawn (Lars Mikkelsen), necessario anche per scoprire l'esatta ubicazione di Ezra, a quanto pare esiliato insieme al suo nemico in una galassia antica e differente. Ed è proprio a ridosso di questa roccaforte che si dipana il resto della narrazione dell'episodio, la parte più lunga e corposa dello stesso, interamene o quasi votata all'azione.

Ahsoka, la recensione dei primi episodi: è la serie Star Wars che stavamo cercando?

Verso una nuova destinazione

Sabine Wren Main Be6Cc30D
Ahsoka: Natasha Liu Bordizzo in una scena della serie di Star Wars

Diretto da Steph Green, il terzo episodio di Ahsoka sfrutta una necessità narrativa di transizione per addentrarsi nella riscoperta del rapporto tra maestra e allieva e scandagliare quella fiducia reciproca arrugginita dal tempo. Lo fa tanto nella scelta dell'addestramento iniziale - forse la sequenza migliore dell'episodio - quanto nel lungo inseguimento contro i caccia inviati da Elsbeth tra spazio e pianeta. È un modo di testare le capacità di Sabine e restaurare una relazione messa alla prova. La puntata scorre via in fretta anche grazie al buon ritmo del racconto, che inanella una serie di scene che mantengono alta l'attenzione dello spettatore (qualcuno ha detto Ahsoka con spade laser nello spazio aperto?) e dà i giusti input narrativi al contesto orizzontale della trama, sostanzialmente evolvendolo verso una nuova destinazione.

Ahsoka 2
Ahsoka: Rosario Dawson in un'immagine promozionale della serie di Star Wars

L'expertise e la bravura di Filoni si riscontrano anche nella capacità di rendere un episodio apparentemente blando e di passaggio qualcosa di più vivace ed entusiasmante, con faccia a faccia per nulla banali e un buon dosaggio di dramma e commedia. Continuasse così, Ahsoka potrebbe rivelarsi l'anello mancante tra la deludente Obi-Wan Kenobi e la sorprendente Andor, una serie con degli Jedi protagonisti capace d'inventiva e qualità ricorrendo a un utilizzo coscienzioso del genere e del canone del franchise.

Conclusioni

Appena 30 minuti per impalcare un episodio ben curato in ogni suo aspetto, forse un po' troppo lineare dal punto di vista stilistico, piacevole e ben confezionato ma privo di reali e impattanti virtù. In conclusione, la terza puntata di Ahsoka su Disney+ pone l'accento sull'addestramento di Sabine e il valore di una fiducia riscoperta, aprendo le porte all'imminente e nuovo futuro narrativo della serie.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • La sequenza dell'addestramento iniziale.
  • Huyang è uno dei droidi migliori mai apparsi in Star Wars.
  • L'alchimia su schermo tra Rosario Dawson e Natasha Liu Bordizzo.

Cosa non va

  • Per metà è tutto un lungo inseguimento senza troppe sorprese.
  • Buona regia ma senza inventiva.