A casa tutti bene 2, Gabriele Muccino: "Più che urlare, i miei attori devono tenere il ritmo della nevrosi"

Intervista a Gabriele Muccino, regista di A casa tutti bene 2, seconda stagione della serie che riprende e approfondisce l'omonimo film. Dal 5 maggio su Sky e NOW.

A casa tutti bene 2, Gabriele Muccino: 'Più che urlare, i miei attori devono tenere il ritmo della nevrosi'

La famiglia come incubo. O almeno perfetto set per un horror mascherato da dramma: la seconda stagione di A casa tutti bene, serie che riprende e approfondisce la storia dell'omonimo film di Gabriele Muccino, spinge sull'acceleratore dell'orrore, aumentando la dose di sangue e, soprattutto, angoscia.

Gabriele Muccino Ph Andrea Miconi
Gabriele Muccini, regista di A casa tutti bene

Dal 5 maggio su Sky e in streaming Now, in A casa tutti bene 2 ritroviamo la famiglia Ristuccia un anno dopo i fatti visti nel primo ciclo di episodi. Tutti fanno quello in cui sono più bravi: mentire. I fratelli Carlo (Francesco Scianna), Sara (Silvia D'Amico) e Paolo (Simone Liberati) hanno messo le mani sul ristorante del padre, ritrovando un apparente equilibrio negli affari. Ma le loro vite private stanno andando in pezzi.

A complicare tutto la minaccia strisciante di Abbattista, strozzino pronto a vendicarsi dei Ristuccia e loro cugino, Riccardo Mariani (Alessio Moneta). Proprio come il resort in Sardegna che Carlo tanto sogna, più questa famiglia si ostina a restare insieme nonostante l'odio reciproco e le difficoltà, più tutto peggiora e crolla. A volte disunirsi sarebbe la scelta migliore, ma questi personaggi proprio non ci riescono. Il regista Gabriele Muccino ci dice perché.

A casa tutti bene 2: intervista a Gabriele Muccino

A casa tutti bene 2: le "urla alla Muccino"

I personaggi dei film di Gabriele Muccino vivono sempre emozioni intense e le esprimono principalmente in due modi: correndo e urlando. Le "urla alla Muccino" sono diventate un tratto distintivo della sua opera: la serie A casa tutti bene non fa eccezione. In questa seconda stagione, anzi, si grida molto di più. Perché ci si angoscia molto di più. Il regista conferma che è qualcosa a cui sta molto attento.

In questi nuovi episodi gli attori sembrano tutti delle grandi "scream queen". Come avete raggiunto quell'intensità?

Non urlano perché sono folli, ma perché sono sotto una coltre di pressione emotiva talmente vasta, che la loro reazione è di furia e di fobia. Perché, fondamentalmente, hanno paura. Sotto paura reagiscono in modo scomposto e aggressivo. E anche maldestro. Sono dei personaggi schiacciati da un destino avverso, che li porta ad agire nevroticamente, in modo compulsivo e incontrollabile.

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Scegli i tuoi attori anche in base a quanto sanno gridare bene?

Non è tanto una questione di quanto sappiano gridare bene, ma di quanto sappiano tenere il ritmo della nevrosi che i personaggi portano in sé. Non sono tutti nevrotici i miei personaggi, ma spesso lo sono. Se sei nevrotico devi riuscire ad avere un ritmo e non sfiatarti mentre cerchi di trovare l'ossigeno per la battuta successiva. Quella è la componente che devono avere gli attori che scelgo per personaggi così vitali, energici e aggressivi. Per un ruolo così incalzante ho bisogno che l'attore abbia la capacità di essere lucidamente nevrotico e fuori controllo come personaggio.

A casa tutti bene 2 è "come una nave che affonda"

La casa in Sardegna diventa presto una grande metafora. Il personaggio di Elettra (Euridice Axen) dice: "se le fondamenta si sono davvero spaccate e disunite dobbiamo raderla al suolo".

Se una cosa non funziona, anche se si tratta della propria famiglia, sarebbe meglio separarsene?

Mi piace che tu abbia colto questa cosa: il mio subconscio l'ha scritta ma forse non l'ho realizzata così lucidamente. La metafora grande di questa stagione per me è proprio l'affondamento di una nave. Si salvano le scialuppe che riescono a fuggire in tempo. Se una cosa non va, come una nave che affonda, non è recuperabile. Devi pensare a salvarti.

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A casa tutti bene 2: la grande protagonista è la menzogna

L'unico personaggio che dice la verità è quello di Sandro (Valerio Aprea), perché è quello che non ricorda fatti e volti. Gli altri invece non riescono a fare a meno di mentire costantemente. Agli altri e a se stessi.

Per Gabriele Muccino la menzogna è la condizione necessaria dell'essere umano? Non se ne può prescindere?

Aprea è sicuramente il personaggio più vicino a Dio, se vogliamo metterla in senso biblico. Quel suo essere scollegato da tutti i filtri che la vita gli aveva messo plausibilmente dentro, come a tutti gli altri, lo rende vergine e immediato. Questo essere così limpido lo rende anche straziante e commovente. Gli altri invece hanno tutte le delusioni e i disincanti che la vita ha portato dentro, rendendoli fallati. Sono menzogneri e maldestri nel gestire le proprie esistenze perché sono difettati. La vita crea questo difetto di costruzione perché i traumi, gli abbandoni, i disincanti dovuti alle scelte sbagliate fatte creano una cicatrice spessa, meno sensibile alle stimolazioni che ci arrivano dalla vita. Si crea quindi una sorta di cinismo intorno a noi. Mettiamo una corazza in qualche modo. E quella corazza è fatta anche di questo, dell'incapacità di essere diretti e limpidi come è il personaggio di Aprea.