1994, recensione degli episodi 7 e 8, finale di serie: Silvio Berlusconi, il grande venditore

La recensione episodi 7 e 8 di 1994: il finale della la serie tv di Sky che era partita da Tangentopoli finisce per raccontarci 20 anni di Italia, e lo fa sorprendendo fino alla fine.

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1994: Paolo Pierobon è Silvio Berlusconi nel sesto episodio

"L'amore è soltanto il nome che le persone danno al vuoto che hanno dentro. Quel vuoto lì è la chiave per riuscire a vendere qualsiasi cosa". Iniziamo da qui la recensione degli episodi 7 e 8 di 1994, il finale di serie. A pronunciare queste parole è Viola, la figlia di Leo Notte, la sera prima del matrimonio tra lui e Veronica Castello. Il penultimo episodio di 1994 lascia sullo sfondo le vicende politiche e giudiziarie, che comunque ci appaiono ben chiare, e tira finalmente le fila del privato dei tre personaggi chiave della storia, i due che si stanno per sposare e Pietro Bosco. Le loro vite sono arrivate a una svolta, e loro sono sempre più presi dalle loro vicende personali.

Ma la lettura della società di allora, che poi è la lettura della nostra società odierna, continua, sullo sfondo dell'episodio 7 e lungo il sorprendente episodio 8. 1994 alza ancora il tiro, chiude il cerchio, ci spiega come eravamo, come siamo diventati, come è iniziato tutto e come è andata a finire. Drammatica, illuminante, lucida nell'analisi, curatissima nella regia, ambientazioni e recitazione, 1994 è probabilmente la migliore serie italiana realizzata da quando, circa una decina di anni fa, si è deciso, proprio grazie a Sky, di fare serialità ad alto livello, sui modelli di quella americana.

La trama: Leo Notte e Veronica Castello, matrimonio all'italiana

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1994: Stefano Accorsi e Paolo Pierobon in un'immagine dalla stagione conclusiva della serie Sky

Milano, 6 dicembre 1994. Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi), alla fine del processo Enimont, si toglie la toga e decide di lasciare la magistratura, con un gesto che ricordiamo tutti. È un gesto che colpisce tutto il pool, ma soprattutto Dario Scaglia (Giovanni Ludeno), che non nasconde la sua delusione. In una villa lussuosa, Leo Notte (Stefano Accorsi) e Veronica Castello (Miriam Leone) stanno per sposarsi, mentre il governo Berlusconi sta per cadere. Pietro Bosco (Guido Caprino), ancora sconvolto per la morte del padre, prova a farsi giustizia da solo. Poi, Roma, 12 novembre 2011: Silvio Berlusconi (Paolo Pierobon), sulle pressioni dell'Europa e sotto il peso dello spread, sta per lasciare, forse definitivamente, il governo. Il suo ultimo giorno sul trono sarà anche l'occasione per incontrare ancora Leo Notte.

1994, la recensione degli episodi 5 e 6: Silvio Berlusconi e Leo Notte, il Cavaliere e l'Oscuro

Silvio Berlusconi, il nome che ha colmato il vuoto

"L'amore è soltanto il nome che le persone danno al vuoto che hanno dentro. Quel vuoto lì è la chiave per riuscire a vendere qualsiasi cosa". Torniamo alle parole di Viola, perché non ci servono solo a introdurre il matrimonio tra Leo e Veronica. Sono le parole che il padre Leo le aveva detto da piccola, alla prima cotta. Quando era ancora un pubblicitario. E quelle parole sono la chiave di lettura per decifrare il mistero che, sin dall'inizio con 1992, e la seguente 1993, 1994 voleva provare a svelare. Presentata, per semplificare, come "la serie su Tangentopoli", 1994 è la serie sull'Italia, l'Italia che era e l'Italia che è. E il mistero da svelare è Silvio Berlusconi, e quell'amore che l'Italia ha avuto per lui. Ecco, Silvio Berlusconi è stato il nome che le persone hanno dato al vuoto (politico, valoriale, emotivo) che avevano dentro dopo il crollo delle ideologie, dei muri, delle balene bianche e dopo la corruzione emersa con Tangentopoli. Silvio Berlusconi ha capito quel vuoto, e ha capito che avrebbe potuto vendere qualsiasi cosa, anche un'idea vaga (il nuovo, la libertà) e un partito politico nato a tavolino in pochi mesi. Da grande venditore, ha venduto l'idea giusta alle persone che la stavano aspettando. Forse non doveva essere una serie tv a dirlo, forse lo sapevamo già tutti, eppure esprimerlo con tale chiarezza, metterci allo specchio, è qualcosa che non lascia indifferenti. 1994 chiude con due episodi altamente emotivi, che mescolano noir, soap opera, potical drama. E una lucidità di sguardo unica.

1994, Paolo Pierobon è Silvio Berlusconi: "Il male si sveglia mezz'ora prima del bene"

Silvio Berlusconi: finale di partita

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1994: Stefano Accorsi

Ma per chiudere il cerchio, e per spiazzarci ancora una volta, dopo una stagione che è stata una serie continua di sorprese, 1994 deve fare ancora un salto, forse il più ardito tra quelli fatti finora. Come il Fantasma del Natale Futuro del Canto di Natale di Dickens, veniamo trasportati nel 2011. Vediamo Leo, Veronica, Pietro, come sono diventati (ma non ve lo racconteremo per non rovinarvi la sorpresa) e vediamo ancora Silvio Berlusconi negli ultimi giorni del suo regno. È il Berlusconi assediato per lo spread, e per il Bunga Bunga, il Berlusconi con i capelli folti, i denti bianchissimi e il cerone. Un Cavaliere stanco, disilluso, rancoroso. Che quasi non fa più le battute. A dargli il volto è Paolo Pierobon, ancora una volta eccezionale, il miglior Berlusconi mai visto sullo schermo. Perché è lontano dalle imitazioni e le semplificazioni, dalla caricatura. Perché non è disegnato con un pregiudizio, o perché serva a rafforzare una tesi, non è mostrato con un'ottica di parte: è raffigurato per essere lui, per riuscire a raccontare, in modo freddo, che cos'è stato per l'Italia. Accanto a lui c'è Stefano Accorsi, Leo Notte, perfetto per raccontare il marketing che diventa politica e la politica che diventa marketing: è Publitalia che incontra Mad Men, American Psycho e House of Cards.

1994, Stefano Accorsi: "Creiamo un Ministero dell'ottimizzazione: per un'Italia più agile"

Dare ascolto alla gente...

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1994: Antonio Gerardi nel settimo episodio della stagione

Saltare al 2012 serve a raccontare il finale di partita di Berlusconi. Ma serve anche a riflettere su dove i vent'anni di berlusconismo e populismo ci hanno portati. La riflessione è nella bocca di Dario Scaglia, uno dei personaggi che avevamo più sottovalutato. Quando incontra Di Pietro che gli fa vedere come la gente in piazza esulti, gli fa notare che quella gente ha votato tre volte Berlusconi, ha tirato le monetine a Craxi. "La stessa gente che urlava Di Pietro Di Pietro nel 1992 poi ha votato Berlusconi nelle elezioni del '94. La gente non ci capisce una mazza. E lei adesso gongola. Ma sta tarantella è cominciata con mani pulite. E più andrà avanti e più sarà peggio, a dare ascolto alla gente". In una puntata disseminata di indizi su Gianroberto Casaleggio, i blog, le fake news e un certo modo di fare politica che si stava affacciando, questo discorso chiude il cerchio. Siamo partiti da Mani Pulite e siamo arrivati dove siamo ora. Mai prima di ora una serie televisiva aveva provato a racchiudere i tempi che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo. Per questo 1994 è la migliore serie italiana. Perché 1994 siamo noi.

Conclusioni

Nella recensione degli episodi 7 e 8 di 1994 vi raccontiamo come, nel finale la serie alzi ancora il tiro, chiuda il cerchio, ci spieghi come eravamo, come siamo diventati, come è iniziato tutto e come è andata a finire. Drammatica, illuminante, lucida nell'analisi, curatissima in regia, ambientazioni e recitazione, 1994 è probabilmente la migliore serie italiana.

Movieplayer.it
4.0/5

Perché ci piace

  • La serie riesce a parlare di ieri per parlare di oggi, raccontare il passato prossimo per riflettere sul presente.
  • Paolo Pierobon è il miglior Berlusconi mai visto sullo schermo.
  • L'episodio 8 sorprende ancora una volta e riesce a chiudere il cerchio iniziato con 1992.

Cosa non va

  • Rispetto ad altre serie tv italiane è molto più complessa, e potrebbe non piacere a tutti.