Recensione Tutti per uno (2010)

Romain Goupil utilizza pochissimi movimenti di macchina, sublimando la sua ricerca di verità proprio nei primi piani di questi bellissimi bambini, con una grazia che non si dimentica; è un piccolo film forse non completamente riuscito, ma che restituisce con illuminante verità la durezza e la meraviglia di tutte le prime scoperte.

Dieci in condotta

Dopo Il primo incarico di Giorgia Cecere, delicato ritratto della realizzazione umana e professionale di una maestra nel Salento degli anni '50, la Teodora Film regala al pubblico italiano un'altra opera che vede come protagonisti un gruppo di personaggi ribelli e coraggiosi, una comitiva di bambini che insieme si affaccendano per rimediare ad un'ingiustizia che sta per realizzarsi, l'espulsione dalla Francia di una loro compagna di scuola. Tutti per uno diretto ed interpretato da Romain Goupil aveva già impressionato pubblico e critica al Festival di Cannes 2010 dove era stato presentato come evento speciale. A quasi un anno di distanza la pellicola sembra aver perso solo apparentemente la forza trascinante del tema che l'ha originata, ovvero l'analisi degli effetti devastanti che negli anni la politica di rimpatrio dei sans-papiers ha avuto sul tessuto sociale francese. I numerosissimi casi di cronaca che avevano occupato i giornali transalpini in quei giorni concitati hanno per noi contorni sfumati. Eppure basta guardare i volti dei protagonisti del film per capire che certe questioni non possono essere ridotte a dei meri discorsi politici e proprio seguendo questo filo scopriamo quanto sia ancora notevole l'impatto di una favola come questa.


Tutti per uno è prima di tutto una delicata storia d'amore, il racconto struggente di quel particolare momento della vita, il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, spesso ammantato di nostalgia, ma non per questo più leggero e spensierato, soprattutto se bisogna fare i conti con ingerenze esterne piuttosto difficili da fronteggiare. I due protagonisti, gli undicenni Milana e Blaise, scoprono il forte sentimento che li lega proprio nel momento più complesso dell'esistenza della ragazza, un'immigrata cecena clandestina che rischia l'espulsione come già successo al suo caro amico Youssef. Per proteggere Milana, Blaise e la sua banda, una organizzatissima combriccola di ragazzini, pianifica una fuga in piena regola, con tanto di codici di comunicazione, nascondiglio segreto e scorte alimentari sui generis (cioccolata e biscotti, ovviamente). Gesto rivoluzionario per lo sparuto gruppo di adulti che supportano quei monelli o ricatto sentimentale riuscito per i poliziotti che, grazie all'intercessione del prefetto, regolarizzano a malincuore la bimba e la sua famiglia, l'impresa obbliga un'intera comunità a guardare in faccia un problema all'apparenza distante. Gli immigrati sono i vicini di casa, i compagni di classe dei propri figli, le persone che si incontrano per strada e che distrattamente si salutano.

Con una quantità e qualità di temi del genere (l'adolescenza, la critica ad un sistema sociale rigido nei confronti degli immigrati) il passo falso poteva essere dietro l'angolo e in verità lo stesso regista a volte indugia su riflessioni politiche eccessivamente pesanti rispetto alla vicenda raccontata; eppure Romain Goupil lascia vivere liberamente i suoi personaggi, permettendo alla storia di pulsare con il cuore di ogni singolo carattere: quello indomito della ragazzina cresciuta più in fretta degli altri, Linda Doudaeva, o del suo compagno, piccolo ma già forte nella sua personalità, Jules Ritmanic; senza dimenticare il contributo del ruolo dell'adulto meglio messo a fuoco nella vicenda, quello della madre di Blaise, interpretata con intensità da Valeria Bruni Tedeschi. La stessa energia traspare da ogni faccia dei piccoli protagonisti, pedinati con efficacia e pudore da Goupil. Il regista utilizza pochissimi movimenti di macchina, sublimando la sua ricerca di verità proprio nei primi piani di questi bellissimi bambini, con una grazia che non si dimentica. E' un piccolo film forse non completamente riuscito, ma che restituisce con illuminante verità la durezza e la meraviglia di tutte le prime scoperte.

Movieplayer.it

3.0/5