Recensione The Bang Bang Club (2010)

The Bang Bang Club è un film d'avventura a tratti romanzato, talvolta altamente drammatico, con ampi sprazzi di cinema verità, ritmato, dettagliato e veloce seppur convenzionale nella messa in scena e nella narrazione.

Scatti di morte, ragione di vita

Il Bang-Bang Club, così i colleghi e i giornalisti amavano definire i quattro fotografi temerari, Greg Marinovich, Kevin Carter, Ken Oosterbroek e Joao Silva, che all'inizio degli anni '90 in Sudafrica fondarono un team per portare a termine quella che ritenevano essere la loro missione. Documentare l'apartheid, la povertà, gli scontri che contraddistinsero gli ultimi giorni del regime dei bianchi e quelli che seguirono la liberazione di Nelson Mandela, ma soprattutto i sanguinosi mesi di guerre tra fazioni tribali per le strade di Soweto, alcune di esse appoggiate dal governo bianco e dalla stessa polizia, fino a giungere al 18 aprile del 1994, giorno delle prime elezioni democratiche, senza distinzioni di colore, classe sociale ed età. Pensavano di essere invincibili, qualcuno li considerava addirittura dei 'fortunati' ad essersi trovati spesso nel posto giusto al momento giusto, fortunati ad aver schivato una coltellata o un colpo di fucile per catturare un'immagine di morte, fortunati ad essere nati con la pelle bianca, perchè si sa, un fotografo nero avrebbe avuto vita impossibile in mezzo a quel caos fuori controllo. Se sei nero c'è sempre qualcuno che ti vuole morto, da una parte o dall'altra, e hai poche speranze di cavartela.
Ad aiutare i quattro la photo-editor Robin, una donna che fece loro da chioccia, che li difese dall'attacco delle autorità sudafricane e che fece arrivare le loro foto su tutte le pagine dei giornali del mondo.
Tutto filò liscio o quasi fino a quel 18 aprile 1994, che diede inizio ad una nuova era per il paese. Mentre i quattro moschettieri dell'obiettivo documentavano con coraggio le violenze nell'ostello dei lavoratori di Thokoza, Ken Oosterbroek venne ucciso durante lo scontro a fuoco tra gli abitanti e le forze di pace. Greg Marinovich (vincitore come il collega Carter del premio Pulitzer per uno scatto di guerra rimasto nella storia) rimase ferito nello stesso scontro ma se la cavò con qualche mese di riabilitazione. Due mesi dopo Kevin Carter si tolse la vita a causa della depressione.

Tratto dal libro The Bang-Bang Club: Snapshots from a Hidden War, scritto dagli unici due sopravvissuti del gruppo, Marinovich e Silva, il film racconta in modo avvincente e spettacolare la situazione africana di quegli anni e parallelamente la storia vera di questi quattro giovani avventurieri un po' scapestrati, i rapporti tra loro, le vittorie e le sconfitte, lo stress di mettere la propria vita a rischio ogni santo giorno, le tensioni emotive e i dilemmi morali di chi ogni giorno deve combattere contro il proprio istinto per conservare il sangue freddo necessario per svolgere al meglio la professione. Tutti loro avevano una scelta, la Johannesburg dei bianchi era una città magnifica, lussuosa, ricca, verde, avrebbero potuto semplicemente vivere nel Sudafrica bianco con le sue oasi verdi, le sue splendide passeggiate e le sue ville mozzafiato, senza mai metter piede nelle township, distanti solo qualche chilometro. Ma non l'hanno fatto.

La formazione e l'esperienza documentaristica di Steven Silver, qui al suo esordio nel lungometraggio, l'hanno costretto ad un lavoro certosino per riuscire a conciliare l'istinto giornalistico con quello registico, perchè quando si racconta una storia come questa che parla di fatti realmente accaduti e di persone reali, bisogna mettersi al servizio di due padroni: si è obbligati a rimanere il più possibili ancorati alla verità e al contempo ad accontentare chi si reca in sala per gustarsi uno show in grado di appassionare, emozionare e di far riflettere, uno spettacolo che sappia coinvolgere e farsi ricordare insomma.

The Bang Bang Club è un film d'avventura a tratti romanzato, talvolta altamente drammatico, con ampi sprazzi di cinema verità, ritmato, dettagliato e veloce seppur convenzionale nella messa in scena e nella narrazione. Un film di buona fattura che rischia più volte di inciampare nella retorica ma potente e convincente; a rafforzare una storia già di per sé di forte impatto e di grande fascino action, le ottime interpretazioni dei quattro attori protagonisti che donano grande realismo, umanità e una grande spinta carismatica ai loro personaggi. Il look è assai accattivante come anche le location scelte, rigorosamente le stesse in cui si svolsero all'epoca i fatti narrati del libro. Marinovich e Silva hanno trascorso tantissimo tempo sul set del film durante la fase di fotografia, parlando a lungo con i realizzatori delle loro esperienze in Sudafrica nei primi anni '90, ed è durante i titoli di coda che potrete vedere le vere foto scattate dal Bang Bang Club, i loro veri volti, i loro punti di arrivo, i loro traguardi.
Due cose sembra non perdere mai di vista Silver, la prima che nella mente del popolo africano che vive ancora in quei posti i ricordi sono ancora vividi e le ferite ancora dannatamente aperte, e che per rendere veramente speciale una foto (e anche un film, talvolta) è la capacità di suscitare domande.

Movieplayer.it

3.0/5